CALCO (Calchi), Pier Francesco
Nacque a Milano intorno al 1500, figlio di Polidoro e nipote di Bartolomeo, primo segretario ducale, che nel 1491 ricevette da Gian Galeazzo Sforza l'investitura di Pozzolo e Rosate, confermata nel 1516 da Francesco I a Polidoro. Di famiglia nobile e soprattutto molto in vista nella vita politica cittadina, il C. si dedicò, come i suoi due fratelli Girolamo e Antonio Maria, agli studi di diritto, addottorandosi in canonico e civile. Collaborò con il fratello Girolamo all'istituzione di un collegio per gli studenti meritevoli e bisognosi, che prese in seguito il loro nome, e che divenne in breve tempo uno dei migliori collegi cittadini. Entrato a far parte del Collegio dei giureconsulti di Milano, si dedicò per vari anni all'amministrazione del patrimonio familiare, occupandosi delle varie terre di sua proprietà in Pianezza, Olgiata, Pozzolo, e distaccandosi da un'attiva partecipazione alla vita politica cittadina. Nel 1530 sposò la figlia del senatore Egidio Bosso, Beatrice, e l'anno successivo fece parte dei Quaranta decurioni della città, su invito del fratello Girolamo, che già nel 1521 aveva rappresentato Milano in una ambasceria al cardinale Ippolito II d'Este. L'ingresso del C. nell'attività politica vera e propria fu però più lento e graduale; dopo aver fatto parte del tribunale dei Dodici di provvisione, ricevette la nomina a oratore della città di Milano presso Carlo V il 9 ag. 1547, quando già si trovava ad Augusta per affari di famiglia. La durata prevista per l'incarico attribuito al C. era di un anno, con uno stipendio di 400scudi d'oro.
L'ambasceria del C., sia per il particolare momento politico che attraversava Milano sia per la causa stessa che l'aveva promossa, rivestiva particolare importanza. I numerosi abusi amministrativi durante il precedente periodo di governo del marchese Del Vasto avevano indotto l'imperatore ad inviare a Milano alcuni commissari per rivedere i conti e controllare l'operato dell'amministrazione cittadina. Ciò era stato motivo di grande indignazione e di numerose richieste, culminate appunto con le istruzioni del vicario e dei Dodici di provvisione al C. nell'agosto del 1547, per "levar questa molestia delli Commissari che travagliano tutto il mondo" (Milano, Arch. stor. civ., Dicasteri, Ambasc.).Ottenuta la revoca, il C. dovette tuttavia affrontare un nuovo problema: richiamando infatti i commissari Carlo V ristabilì il pesante tributo del mensuale, per il mantenimento delle truppe, aumentandolo a 25.000 scudi al mese. Incaricato quindi di esternare all'imperatore "l'amaritudine" della città "povera et afflitta", non poté che accettare il fatto compiuto, tanto più che già Carlo V, in una lettera al governatore di Milano Ferrante Gonzaga, aveva pregato che i Milanesi non mandassero nessuno a corte "como suelen … por este medio escusar la dicha graveza" (Chabod, 1961, p. 313 e n.).
Tornato a Milano alla scadenza del mandato, nel 1551 il C. era a Como, ove sembra rivestisse la carica di ufficiale di giustizia: così risulta infatti da una sua lettera a Ferrante Gonzaga del 20dic. 1551, in cui chiede istruzioni per la cattura di alcuni malfattori (Archivio di Stato di Milano, Araldica). Tale ufficio ricopriva ancora nel 1559, come risulta da un rimborso di 48 scudi spesi "per servizio, chiesto alla camera dei conti" (ibid.).Per i medesimi anni sono conservate numerose ricevute di pagamenti di imposte varie, per le terre di sua proprietà, nonché contratti di acquisti e vendite. è incerta la data della sua morte, anteriore in ogni caso al 1575, risultando in tale anno la moglie Beatrice Bosso vedova e tutrice del figlio Polidoro.
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. stor. civico, Dicasteri, Ambasciatori, n. 133, f. 11; Famiglie, b. 323; Materie, Giureconsulti, n. 345;Archivio di Stato di Milano, Araldica, b. 38;A. Salomoni, Memorie storico-diplomatiche degli ambasciatori… della città di Milano… dal 1500 al 1796, Milano 1806, pp. 103 ss.; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, Mediolani 1745, I, 2, coll. 3421 s.; F. Chabod, L'epoca di Carlo V, in Storia di Milano, IX, Milano 1961, pp. 313 e n., 371; Id., Lo Stato e la vita religiosa a Milano nell'epoca di Carlo V, Torino 1971, p. 160 n.