GALLETTI, Pier Luigi
Figlio di Costantino, tenente colonnello dell'esercito pontificio, e di Chiara Ricciolini, nacque a Roma ove fu battezzato l'11 luglio 1722 con il nome di Paolo Filippo, che poi, da religioso, mutò in Pier Luigi. Il padre possedeva una ricca collezione di medaglie e monete, della quale il G., che mostrava un precoce interesse per le iscrizioni, trasse profitto sin da bambino. Suo primo maestro fu il p. Giannantonio Bianchi, minore osservante, al quale il G., in un'opera rimasta manoscritta, professa tutta la sua riconoscenza per l'insegnamento ricevuto. Già da molto giovane ricopiava e commentava iscrizioni.
La decisione di affiliarsi alla Congregazione benedettina cassinese fu influenzata da N.M. Tedeschi, col quale il giovane G. aveva stabilito un rapporto di grande confidenza e amicizia. Morto il Tedeschi nel 1741, il G. rivolse la richiesta all'abate di S. Scolastica di Subiaco, Placido Apuzzi, che si adoperò perché il G. fosse accolto nel monastero di S. Maria di Firenze, il che avvenne il 10 giugno 1742; il 10 luglio 1746 il G. fu ammesso al sacerdozio. L'anno dopo era già lettore di filosofia e matematica alla badia fiorentina, continuando sempre, tuttavia, a coltivare i suoi interessi archeologici ed epigrafici. In questo periodo entrò in contatto con A.F. Gori e con lo scolopio E. Corsini. Alla badia divenne bibliotecario, fece parecchie scoperte di codici e compilò un indice generale, mettendo fine al disordine e alla dispersione dell'archivio. Sul finire del 1754 si trasferì a Roma, all'abbazia di S. Paolo.
Nel 1755 perse il suo grande protettore e amico, il cardinale Angelo Maria Querini, col quale intratteva un carteggio erudito. Si legò poi d'amicizia col card. F. Tamburini, che lo associò a sé come teologo nelle congregazioni dell'Inquisizione e dei Riti, di cui era prefetto. Nel frattempo continuava a segnalarsi nel campo delle ricerche antiquarie e archeologiche, con scoperte e pubblicazioni. Nel 1756 fu nominato, sempre per i buoni uffici del card. Tamburini, segretario dell'abbazia di S. Paolo, carica che comportava l'obbligo di visitare con l'abate i monasteri dell'Ordine, anche abbandonati e in rovina, il che gli diede ulteriore possibilità di consultare antichi archivi e di raccogliere iscrizioni. Quell'anno vennero date alle stampe due sue opere su due centri del Lazio, Capena e Gabi in Sabina, l'attuale Torri. In quel periodo iniziò a porre mano alla compilazione del Necrologio romano, elenco di tutti coloro, romani e non, che, illustratisi per qualche merito, erano morti a Roma. Tale opera si trova ora manoscritta nei codici Vat. Lat. 7871-7901 della Biblioteca apostolica Vaticana. Nel 1757 pubblicò le Inscriptiones Venetae infimi aevi, la cui compilazione gli era stata richiesta dall'ambasciatore della Repubblica di Venezia Pietro Andrea Cappello, al quale furono dedicate.
Clemente XIII lo nominò, con breve del 4 sett. 1758, scrittore latino della Biblioteca Vaticana. Sempre nel 1758 pubblicò un primo frutto dei suoi studi sulle antiche cerimonie ecclesiastiche e sulle cariche della prima Chiesa romana, Del vestarario della S.R. Chiesa. Vi sono anche riportate notizie di altro tipo, quali la pubblicazione degli inventari pontifici, tra cui quello delle suppellettili del tesoro di Benedetto XI (m. 1304).
Benedetto XIV lo aveva incaricato di pubblicare le iscrizioni riguardanti Bologna, che uscirono nel 1759, dopo la morte di questo papa. L'anno dopo fu Roma ad avere le sue iscrizioni pubblicate dal G., in tre tomi. Nello stesso 1760 fu pubblicata a Roma la biografia di Clemente XII e l'autore, Angelo Fabroni, si avvalse della collezione del G. per la parte relativa alle iscrizioni promosse da quel papa. Nel 1761 il G. pubblicò ancora le iscrizioni delle Marche: Inscriptiones Piceni sive Marchiae…; nel 1766 quelle relative al Piemonte: Inscriptiones Pedemontanae.
Nel 1762, un anno dopo la morte del cardinale D. Passionei, il G., che gli era stato legatissimo, ne scrisse la biografia: Memorie per servire alla storia della vita del card. Domenico Passionei. L'11 genn. 1763 Clemente XIII lo nominò abate soprannumerario dell'Ordine benedettino cassinese, nella quale funzione poteva quindi godere di tutte le prerogative del titolo senza essere a capo di un monastero; negli anni successivi risulta a capo di alcuni monasteri (S. Maria di Fonte Vivo nel 1773, S. Vittoria nella Marca anconetana nel 1774, Ss. Salvatore e Cirino all'Isola nel 1777), senza peraltro, essendo sempre a Roma, occuparsi mai del governo diretto di tali istituzioni.
Negli stessi anni l'esperienza che aveva acquisito alla badia di Firenze quale archivista e bibliotecario venne messa a frutto e fu nominato bibliotecario dell'abbazia di S. Paolo fuori le Mura; Clemente XIII, che promosse la nomina, dette a essa il carattere di perpetuità e inamovibilità. Gli venne affidato anche l'incarico di occuparsi delle carte antiche della basilica lateranense, che ordinò e dispose in migliore stato di conservazione e di cui compilò l'inventario nel 1763. Nel 1765 pubblicò le carte di tre chiese antiche di Rieti, S. Michele, S. Agata e S. Giacomo, i cui primi documenti risalivano al 739. Nell'opera inserì il ruolo completo dei familiari di Niccolò III (1277-80), desunto da quelle carte, uno dei più antichi ruoli della Sede apostolica.
La sua fama era tale che altri archivi desideravano valersi dei suoi servigi: l'archivio di S. Maria in Via Lata nel 1775 e, per ordine di G. Pallotta, tesoriere, l'Archivio della Reverenda Camera apostolica. Nel 1772 il G. rivolse una supplica e ottenne da Clemente XIV di poter consultare l'archivio del Campidoglio, non accessibile.
Il G. si occupava anche di edizioni patristiche. Nel 1773 pubblicò frammenti di Basilio Magno e di Beda (Anecdota litteraria ex mss. codicibus eruta, I, p. 23; II, p. 67). Nella stessa opera inserì alcune orazioni di Tommaso Fedra Inghirami; altre dello stesso pubblicò più tardi, nel 1777, tutte corredate di sue note e commenti. Nel 1776 tornò a pubblicare un'opera sulle antiche cariche ecclesiastiche, occupandosi stavolta estesamente del primicerio, con una ricca appendice di documenti. Nel 1777 pubblicò una Oratio funebris pro Iulio II, nella quale inserì un catalogo degli oratori che tennero orazioni funebri per le esequie dei papi.
Dopo la sua elezione al pontificato Pio VI, che conosceva il G. e ne aveva molta stima, lo nominò il 29 ag. 1778 vescovo titolare di Cirene.
Il G. morì a Roma il 13 dic. 1788 e fu sepolto a S. Paolo fuori le Mura.
Il G. fu, nel corso di tutta la vita, un infaticabile studioso di archivi (a Roma l'Archivio Capitolino, quelli di S. Giovanni in Laterano, di S. Maria in Via Lata, di S. Maria in Trastevere, del monastero di S. Paolo fuori le Mura, di S. Pietro in Vincoli, di S. Croce in Gerusalemme, di S. Prassede, dei Ss. Cosma e Damiano, di S. Maria in Campo Marzio, di S. Maria dell'Orto e di S. Maria Nuova, oltre alle carte della Biblioteca Vaticana; fuori Roma, oltre all'archivio della badia di Firenze, effettuò ricerche in quelle di Subiaco e di Farfa; visitò archivi di Siena, Perugia, Todi, Fermo, Narni, Sangemini). Solo una parte di queste ricerche vennero date alle stampe in opere e opuscoli. I manoscritti del G. vennero donati alla Biblioteca Vaticana e si trovano per la maggior parte nei Vaticani latini 7869-8066. Il Renazzi attesta che il G. metteva a disposizione con liberalità a tutti gli studiosi l'enorme massa di materiali raccolti. Un elenco delle opere stampate e manoscritte del G. è in un'ampia sua biografia (Notizie…, pp. 151-160).
Fonti e Bibl.: M. Ziegelbauer, Historia rei literariae Ordinis S. Benedicti, Augustae 1754, I, p. 647; [P.A. Paoli], Notizie spettanti alla vita del p. abate P.L. G., Roma 1793; F.M. Renazzi, Storia dell'Università degli studi di Roma, IV, Roma 1806, pp. 370-372; Enc. Italiana, XVI, pp. 304 s.