PASOLINI, Pier Paolo (App. III, 11, p. 374)
Scrittore e regista, morto assassinato a Ostia il 2 novembre 1975. All'inizio degli anni Sessanta, in cui pubblica anche il romanzo giovanile d'ambiente friulano Il sogno di una cosa (1962), il P. poeta si sforza di superare i "modi stilistici tradizionali", contrapposti alla sua ideologia antitradizionalista, che egli stesso, con spirito autocritico, aveva riconosciuto ne Le ceneri di Gramsci. Non a caso la nuova raccolta Poesia in forma di rosa (1964), che reca in appendice il poemetto Vittoria, denuncia la sperimentazione di nuovi esiti formali, mentre nel 1971 vede la luce Trasumanar e organizzar, in cui affiora il concetto dello scrivere come esperienza esistenziale: il poeta non può più contare sull'alternativa, morale prima che politica, del proletariato e del sottoproletariato, in crisi d'identità di fronte ai modelli neocapitalistici. Questa nuova poetica pasoliniana ha definitivamente superato la rappresentazione del mondo delle borgate romane degli anni Cinquanta; anzi, P. sembra quasi voler datare tale superamento pubblicando nel 1965 Alì dagli occhi azzurri che, oltre alla sceneggiatura di qualche film, contiene, tra gli altri appunti (qualcuno addirittura degli anni 1950-51), quelli di un romanzo di argomento romano, Il rio della grana, mai composto. Qualche anno più tardi, quasi a voler insistere su una direzione nuova assunta dal suo lavoro, pubblica sulla rivista Nuovi argomenti il Manifesto per un nuovo teatro (1968), al quale seguono i testi teatrali Affabulazione (1969), apparso sulla stessa rivista, che due anni prima aveva ospitato un altro testo, Pilade (ambedue raccolti post. in volume nel 1977), e Calderón (1973), in cui emerge la condanna pasoliniana delle rivolte giovanili iniziate nel 1968. Dopo Teorema (1968), opera narrativa che presenta, per la prima volta in P., protagonisti appartenenti alla borghesia industriale (per mostrarne magari l'ideologia piccolo-borghese), i nuovi interessi e problemi dello scrittore si rivolgono agli aspetti più drammatici e angosciosi della civiltà contemporanea, che sul piano strettamente letterario non trovano però un'adeguata rappresentazione se si eccettuano Padre selvaggio (1975), una sorta di narrazione-sceneggiatura (con in appendice la poesia E l'Africa 2) di un film mai realizzato sull'esperienza alienante di un ragazzo africano che dalla sua tribù viene a vivere nella città, e La Divina Mimesis (1975), raccolta di frammenti di una progettata imitazione, in chiave contemporanea, della Commedia dantesca. Per un altro verso, la pubblicazione di Poesie dimenticate (a cura di L. Ciceri, 1965) si era rivelata un tentativo non casuale di ricapitolare l'esperienza poetica in friulano, in quanto preludeva a La nuova gioventù. Poesie friulane 1941-1974 (1975). Tale raccolta completa comprende poesie friulane già note e altre recenti (ma non mancano pure dei versi in lingua), nonché la cosiddetta Seconda forma de "La meglio gioventù", in cui la vena giovanile è rivisitata con accenti più gravi e angosciosi. Sempre negli anni Settanta, consistente e inquietante è la presenza pasoliniana nelle polemiche e nelle battaglie civili e culturali di cui troviamo testimonianza in Scritti corsari (1975) - testi dedicati all'attualità politica (e, in parte, anche letteraria) pubblicati tra i primi del 1973 e i primi del 1975 su alcuni organi di stampa (a cominciare dal Corriere della sera) - e nelle Lettere luterane (1976), volume postumo che raccoglie gli ultimi scritti giornalistici pasoliniani. Di P. sono anche da ricordare: L'odore dell'India (1962), Il vantone (1964), traduzione dal Miles gloriosus di Plauto, i saggi di Empirismo eretico (1972), nonché i volumi usciti dopo la sua morte: Lettere agli amici (1941-45). Con una appendice di scritti giovanili, a cura di L. Serra (1976), testimonianza del periodo bolognese, e Le belle bandiere, a cura di G. C. Ferretti (1977), in cui sono prevalentemente raccolti i colloqui tenuti da P. con giovani lettori sulle colonne di un periodico comunista nella prima metà degli anni Sessanta; infine 'abbozzo della sceneggiatura di un film su s. Paolo (San Paolo, 1978), ove P. ripropone la figura dell'apostolo in una dimensione storica ambientata dal 1939 ad oggi. Collaboratore di vari giornali, P. è stato anche condirettore di Nuovi argomenti.
Bibl.: G. Mariani, in La giovane narrativa italiana tra documento e poesia, Firenze 1962; G. C. Ferretti, in Letteratura e ideologia, Roma 1964; A. Asor Rosa, in Scrittori e popolo, ivi 1965; G. Bàrberi Squarotti, Poesia e narrativa del secondo Novecento, Milano 1967; T. Anzoino, Pasolini, Firenze 1971; V. Mannino, Invito alla lettura di Pasolini, Milano 1974; G. Manacorda, in Storia della letteratura italiana contemporanea (1940-1975), Roma 1977; P. P. Pasolini e il "Setaccio", a cura di M. Ricci, con scritti di R. Roversi e G. Scalia, Bologna 1977; G. De Santi, M. Lenti, R. Rossini, Perché Pasolini. Ideologie e stile di un intellettuale militante, Firenze 1978; E. Siciliano, Vita di Pasolini, Milano 1978.
Nel cinema P. opera a partire dal 1954, come sceneggiatore (con M. Soldati, La donna del fiume; con F. Fellini, Le notti di Cabiria; con M. Bolognini, Marisa la civetta, Giovani mariti, La notte brava, Il bell'Antonio, La giornata balorda; e, fra i tanti, con B. Bertolucci, La commare secca, autore anche del soggetto). Esordisce nella regia con Accattone, 1961, e subito s'impone per un superamento del neorealismo, trasfigurato da uno stile che, affrontando il tema delle borgate romane, tende, con felice ispirazione, al recupero di una cultura alternativa. L'esperimento, dopo alcune tappe intermedie (Mamma Roma, 1962; La ricotta, episodio di Rogopag, 1963; La rabbia, 1963), approda a risultati anche più compiuti ne Il Vangelo secondo Matteo, 1964, in cui l'armonica fusione del cinema con la letteratura, la pittura e la musica dà l'avvio a quel "cinema di poesia" di cui P. doveva essere in Italia uno dei più convincenti teorici.
Su questa linea, i film che seguono, soprattutto Edipo re, 1967, Teorema, 1968, e Medea, 1969, accesi da un realismo visionario che, nonostante certi scompensi e certe manifeste libertà, sorregge poi anche gl'impegni drammatici e linguistici dei film della "trilogia della vita" (o, come altri l'hanno definita, "dell'Eros"), partiti alla riscoperta del sesso attraverso una rilettura delle fonti della grande favolistica mondiale, Decameron, 1971, I racconti di Canterbury, 1972, Il fiore delle Mille e una Notte, 1974. L'ultimo film, uscito postumo, è Salò o le centoventi giornate di Sodoma, 1976, un'interpretazione personalissima e in chiave scopertamente provocatoria del libro omonimo di Sade, proposto in tutta la sua crudezza ma con un'estetica totalmente rovesciata; anziché la gioia pur aberrante del piacere, l'orrore del potere (in una cornice che polemicamente sostituisce la Francia settecentesca con la repubblica fascista di Salò).
Bibl.: M. Ponzi, P. P. Pasolini, Quad. Unione Circoli Cinema ARCI, n. 1, Roma 1968, con bio-filmografia aggiornata in Quaderno AIACE, n. 9, ivi 1972; J. Duflot, P. P. Pasolini, Parigi 1970; S. Petraglia, P. P. Pasolini, Firenze 1974, con filmografia; Con P. P. Pasolini, a cura di E. Magrelli, Roma 1977.