piercing
Ornamenti incastonati nel corpo
La pratica di perforare la pelle del corpo per inserirvi ornamenti di vario tipo si ritrova in diverse società tribali. Col nome di piercing tale pratica, a partire dagli anni Settanta del Novecento, è stata introdotta in Occidente dalla subcultura giovanile dei punk con intenti trasgressivi e si è trasformata ben presto in un fenomeno di costume
L’usanza di manipolare il corpo marchiandolo con tatuaggi, cicatrici, deformazioni è assai antica e diffusa in tutto il mondo. La perforazione delle narici, del setto nasale e del lobo delle orecchie è comune a molte popolazioni. In particolare, la foratura del labbro è diffusa nell’Africa nera e nell’America Meridionale. La perforazione degli angoli delle labbra è usata dagli Eschimesi, mentre alcune tribù brasiliane praticano la perforazione delle guance. Presso alcune tribù del Brasile orientale e tra le popolazione andine è diffuso il botoco: si tratta di dischi o cilindri di vari materiali inseriti nel lobo, sempre più grandi via via che questo si deforma riducendosi a una sottile striscia di pelle che giunge talvolta a toccare le spalle.
Queste pratiche di manipolazione del corpo non hanno uno scopo puramente ornamentale, ma anche complesse funzioni simboliche e magico-rituali: in particolare sono un elemento dei riti di iniziazione, che segnano l’ingresso dell’individuo nell’età adulta o in un gruppo sociale attraverso il superamento di prove di coraggio e di resistenza al dolore.
La pratica tribale di perforare la cute e i tessuti di varie parti del corpo per inserirvi ornamenti si ripresenta nel mondo occidentale alla metà degli anni Settanta del Novecento col nome di piercing, un vocabolo inglese derivato dal verbo to pierce che significa «bucare», «perforare». È uno dei segni distintivi del movimento punk, una subcultura giovanile nata in Inghilterra e caratterizzata dalla ribellione alle convenzioni sociali e dal rifiuto radicale del modello di vita borghese. Ribellismo e trasgressione sono comuni a molti gruppi giovanili, ma nei punk la protesta e il distacco dalla società ‘normale’ si manifestano attraverso forme espressive straordinariamente creative, soprattutto nel campo della musica (punk, musica) e del look.
Rifiutando i canoni morali ed estetici accettati dalla maggioranza, i punk inventano uno stile di abbigliamento apparentemente trasandato ma in realtà curato sin nei minimi particolari e di grande impatto visivo: elaborate acconciature dai colori sgargianti e ornamenti inventati con oggetti poveri, come lamette, spille da balia, borchie e catene, accomunati dal richiamo più o meno esplicito al sadismo, cioè al dolore fisico vissuto come piacere. Lo scopo di suscitare sconcerto e repulsione nei benpensanti è raggiunto soprattutto con il piercing: spilloni infilati nel naso, nelle orecchie e nelle guance, barrette di ferro al sopracciglio, sferette d’acciaio sotto il labbro, anelli applicati al setto nasale, ai capezzoli e ai genitali.
Tra i punk, come nelle società tribali, il piercing non ha una funzione esclusivamente ornamentale, ma è una sorta di rito iniziatico che sancisce l’appartenenza al gruppo e l’autoesclusione dal resto della società attraverso il superamento di una prova di coraggio fisico e di sopportazione del dolore.
Negli anni Ottanta i creatori di moda intuiscono il potenziale dell’estetica punk e saccheggiano a piene mani il suo repertorio espressivo, compreso il piercing. Addomesticato e spogliato della sua carica trasgressiva, ridotto a pura funzione ornamentale, il piercing diventa una moda che si diffonde soprattutto fra i giovani.
Corpi, lingue e volti sforacchiati in cui sono incastonati anelli, sferette e barrette – spesso in oro e argento anziché in ferro e acciaio come gli ornamenti dei punk originari – non scandalizzano quasi più. Il piercing non è più un rito iniziatico praticato con strumenti di fortuna, doloroso e rischioso: oggi le perforazioni sono effettuate di solito con strumenti sterilizzati e talvolta in anestesia locale. Nato come una dichiarazione di guerra contro la società, il piercing è stato trasformato in un innocuo fenomeno di costume e prontamente inglobato in quel modello di vita borghese che il movimento punk voleva scardinare.