PIERGENTILE da Matelica
PIERGENTILE (Pergentile) da Matelica. – Ignote sono le date di nascita e di morte di questo pittore, originario di Matelica (Macerata) e attivo nelle Marche e in Umbria nella prima metà del XVI secolo.
L’unica notizia certa su Piergentile proviene da un registro di entrate e uscite del piccolo Comune montano di Castelsantangelo sul Nera, nei pressi di Visso: nel bimestre luglio-agosto del 1514 (così, correttamente, Pirri, 1920, e non 1515, come spesso si scrive a partire da Gnoli, 1923) egli ricevette dieci lire per la pittura dello stemma di Giovanni Maria da Varano, signore di Camerino, collocato su una porta delle mura castellane («magistro Pergentili pictori de Matelicha pro sua mercede et finali solutione pictorie armis [sic] sive insignie illustrissimi domini domini Iohannis Marie de Varano, picte sive sculte supra portam Sancte Crucis, libras denariorum decem» (Sezione di Archivio di Stato di Camerino, Archivio storico comunale di Castelsantangelo sul Nera, Consigli, aa. 1513-1530 (restaurati n° 1), c. 24 bis). L’opera, commissionata con delibera del 16 luglio 1514, è oggi perduta. Tra il gennaio 1529 e l’aprile 1530 due pittori, Piergentile e Venanzio, dei quali non è indicata la patria, furono pagati dal Comune di Arcevia per l’ancona di S. Anna, la grande pala d’altare con la Sacra Famiglia e i ss. Gioacchino e Anna conservata nella locale collegiata di S. Medardo e datata 2 luglio 1529; il 16 settembre 1529 il dipinto fu stimato da Giuliano Presutti da Fano. Al tempo della pubblicazione di questi documenti (Anselmi, 1894, con anticipazioni in Id. 1888 e 1892), i due artisti furono creduti di Camerino, per la frequenza in questa città del nome del santo patrono Venanzio e perché qui fu individuata (Anselmi, 1894) un’opera da subito attribuita alla stessa mano, una tela raffigurante S. Anna Metterza coi ss. Gioacchino, Giuseppe e Giovanni Battista, commissionata nel 1518 dal duca Giovanni Maria da Varano per la chiesa della Santissima Annunziata; il dipinto, mutilato da un furto recente, si trova nella basilica di S. Venanzio. Dopo la scoperta del documento del 1514, il Piergentile attivo a Castelsantangelo è stato ritenuto unanimemente una sola persona con il socio di Venanzio, e pertanto dei due si parla oggi come di Venanzio da Camerino e Piergentile da Matelica. Nelle Marche mancano a quest’epoca altre notizie di pittori chiamati Piergentile: un figlio di Bartolomeo di maestro Gentile da Urbino portava questo nome, ma l’opinione che sia stato anch’egli un pittore (Scatassa, 1898, p. 198; Nesi, 2004) è erronea. Il solo Venanzio è ricordato ad Arcevia già il 12 ottobre 1528 per la doratura di stemmi (Anselmi, 1894): ciò ha suggerito che nella pala documentata spettino a lui le dorature e al collega la vera e propria pittura e ha ispirato un successivo tentativo (Bittarelli, 1971) di distinzione delle mani all’interno del catalogo. Di fatto, è ancora impossibile stabilire cosa appartenga all’uno e cosa all’altro, perciò si parla qui dei due come di una coppia inscindibile. L’opera più antica superstite del gruppo di dipinti ascrivibile ai due artisti è la tela camerinese, attestazione notevole del gusto attardato per la profusione degli ori che a queste date ancora regnava nella corte varanesca.
L’architettura di crociere su pilastri ornati da specchiature marmoree, di derivazione palmezzanesca, è abitata da figure massicce e abbondantemente panneggiate: alla conoscenza delle opere marchigiane di Luca Signorelli si affianca ormai qualche sentore raffaellesco, soprattutto nella poco nota predella, senza alcun rapporto residuo con la scuola camerinese del secolo precedente.
Ampie dorature caratterizzano già le due tele volute dallo stesso duca Giovanni Maria nel 1512 per onorare la memoria del padre Giulio Cesare e della madre Giovanna Malatesta, ricordate nel Seicento in S. Francesco a Camerino (Toscano, 2003), ora in palazzo Lancellotti a Roma: se fosse nel giusto l’attribuzione a Venanzio che è stata avanzata (ibid.), esse documenterebbero una diversa fase dell’attività di questa bottega, di ispirazione piuttosto pinturicchiesca. Ancor più antica e similmente di dubbia paternità è un’altra tela dipinta per la cappella dedicata alla Madonna e a S. Lucia nella suddetta chiesa dell’Annunziata, una Madonna col Bambino e quattro santi passata di recente alla Pinacoteca di Camerino (Mazzalupi, 2007). Di contro alla mancanza di opere e documenti a Matelica, dove forse Piergentile non risiedette mai, altri dipinti conservati a Camerino confermano il radicamento dei pittori in questa città: un affresco frammentario con la Madonna che allatta il Bambino nella Pinacoteca civica, staccato nel 1959 da una nicchia all’esterno di una casa del centro storico, e lo stendardo processionale su tavola del medesimo museo, raffigurante su un lato la Madonna col Bambino (modellata sulla statua lignea quattrocentesca del Maestro della Madonna di Macereto passata alla Galleria nazionale delle Marche) e sull’altro S. Venanzio. Strettamente legata alla tela del 1518 appare la tavola della Madonna col Bambino in S. Giusto a San Maroto, nei confini dell’antico territorio camerinese. Un piccolo insieme di dipinti si trova a Gagliole: spettano con sicurezza al raggruppamento una Madonna col Bambino affrescata in S. Maria delle Macchie e la decorazione della parete di fondo della chiesetta di S. Giuseppe, con l’Adorazione dei pastori, S. Sebastiano e S. Rocco, realizzata in seguito a un’epidemia nel 1530 (Donnini, 1996 e 2003), che è la data ultima di cui disponiamo per i due pittori; più incerto lo status dell’affresco raffigurante l’Assunzione della Vergine nella citata chiesa delle Macchie, forse opera di collaborazione con Marchisiano di Giorgio da Tolentino. Se ad Arcevia sono ormai difficilmente giudicabili i due affreschi della Madonna col Bambino nelle chiese di S. Maria dei Renali e della Madonna di Montevago, dei quali solo il primo potrebbe in effetti rientrare nel catalogo, l’attività dei pittori al di fuori della stretta cerchia camerinese è accertata per altri luoghi delle Marche e dell’Umbria: in S. Pietro a Sassoferrato si conserva un bel trittico che raffigura la Madonna col Bambino tra s. Giuseppe e s. Caterina d’Alessandria, con tre tondi in monocromo nella predella; nella Pinacoteca di Fabriano, proveniente non dalla chiesa del Buon Gesù, ma da quella scomparsa di S. Barnaba dei frati apostolini (Benigni, 1924), è una pala con la Madonna col Bambino e i ss. Pietro e Paolo, accompagnata da una predella di diverso autore seppur pertinente; in S. Francesco a Nocera Umbra spettano a Venanzio e/o a Piergentile, certo durante l’episcopato del camerinese Varino Favorino (1514-1537) (Anselmi, 1894, p. 75; Storelli, 1987), gli affreschi delle due cappelle simmetriche della controfacciata, l’una con la Madonna della Misericordia tra i ss. Andrea e Francesco, l’altra con la Traslazione della Santa Casa di Loreto, quest’ultima fregiata di stemmi non ancora identificati.
Tra le attribuzioni respinte o da respingere si contano due Angeli musicanti su tavola del Museo Raffaele Campelli di Pievebovigliana, la Madonna col Bambino nel santuario della Madonna di Coldeventi presso Muccia, una tavola con la Madonna col Bambino e i ss. Michele Arcangelo e Antonio abate nella parrocchiale di Varano di Fabriano e una tela con la Madonna e quattro santi nella parrocchiale di Dignano presso Serravalle di Chienti.
Fonti e Bibl.: O. Marcoaldi, Quadri della Pinacoteca fabrianese. Cenni descrittivi, Fabriano 1862, p. 7; A. Anselmi, A proposito della classificazione de’ monumenti nazionali nella provincia d’Ancona, Foligno 1888, pp. 27, 60 n. 26, 61 n. 28; Id., Due nuovi pittori camerinesi P. e Venanzo, in Nuova rivista misena, V (1892), p. 189; Id., Due nuovi pittori cinquecentisti: Pergentile e Venanzo da Camerino, in Archivio storico dell’arte, VII (1894), pp. 69-83; E. Scatassa, Documenti. (Artisti che lavorarono in Urbino), in Rassegna bibliografica dell’arte italiana, I (1898), pp. 196-200; E. Calzini, Una visita a Camerino, in Le Marche, IV (1904), 1, pp. 39-49; P. Pirri, Ussita. Notizie storiche con illustrazioni e documenti, Roma 1920, p. 173 n. 4; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell’Umbria, Spoleto 1923, p. 242; V. Benigni, Compendioso ragguaglio delle cose più notabili di Fabriano, a cura di C. Benigni Olivieri, Tolentino 1924, p. 101; L. Serra, L’arte nelle Marche. Il periodo del Rinascimento, Roma 1934, p. 310; A.A. Bittarelli, Venanzo da Camerino e P. da Matelica pittori, in Miscellanea sentinate e picena, 1971, n. 3, pp. 171-196; ABIT [A.A. Bittarelli], Venanzo da Camerino, in L’appennino camerte, 30 settembre 1972, p. 3; Id., Pievebovigliana e il suo museo, L’Aquila 1972, pp. 75-77; R. Gresta, in Lorenzo Lotto nelle Marche. Il suo tempo, il suo influsso (catal., Ancona), a cura di P. Dal Poggetto - P. Zampetti, Firenze 1981, pp. 216-218; G. Vitalini Sacconi, Macerata e il suo territorio. La pittura, Cinisello Balsamo 1985, pp. 123-125; G. Donnini, Una tavola camerinese del ’500 a Fabriano, in L’azione, 5 settembre 1987, ried. in Appunti d’arte tra Marche e Umbria, Sant’Angelo in Vado 2005, pp. 196-198; E. Storelli, Venanzo da Camerino a Nocera Umbra, in L’appennino camerte, 4 luglio 1987, p. 2; L. Arcangeli, La pittura del Cinquecento nelle Marche, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di G. Briganti, Milano 1988, pp. 387-410; P. Zampetti, Pittura nelle Marche, II, Firenze 1989, pp. 359 s.; [G. Donnini], in B. Molajoli, Guida artistica di Fabriano, a cura di G. Castagnari - G. Donnini - P. Riccioni, Fabriano 1990, pp. 78 s.; G. Donnini - E. Parisi Presicce, Tesori d’arte tra Fabriano e Cupramontana, Fabriano - Cupramontana 1994, pp. 31-33, 140 s.; G. Donnini, L’affresco di Gagliole, in L’Appennino camerte, 17 febbraio 1996, p. 9; P. Negroni - G.B. Fidanza, in Pinacoteca comunale di Nocera Umbra, a cura di F.F. Mancini, Perugia 1996, pp. 75-78; G. Donnini, Appunti sul primo Cinquecento tra Caldarola e Camerino, in Notizie da Palazzo Albani, XXXII (2003), pp. 73-84; B. Toscano, Un pittore per i Varano fuggiaschi, in I da Varano e le arti. Atti del Convegno internazionale, Camerino… 2001, a cura di A. De Marchi - P.L. Falaschi, Ripatransone 2003, pp. 527-543; A. Nesi, Pierantonio Palmerini, Sant’Angelo in Vado 2004, pp. 123 s. n. 22; M. Mazzalupi, in Le collezioni d’arte della Pinacoteca civica di Camerino, Milano 2007, pp. 110-113.