PIERIN (o Perin) del Vaga
Pietro Bonaccorsi, detto Pierin del Vaga, nacque a Firenze il 29 giugno 1500 (o 1501) e morì a Roma il 12 ottobre 1547. Allievo a Firenze dapprima di un Andrea "dei ceri", poi di Ridolfo del Ghirlandaio, si allogò come aiuto di un pittore detto "il Vaga" da cui prese il soprannome. Condotto da questo a Roma, si esercitò, come si usava, a disegnare "anticaglie", e a copiare da Michelangelo e da Raffaello. Finché, conosciuti Giulio Romano e Gio. Francesco Penni (del quale poi sposò la sorella Caterina), fu da loro introdotto al lavoro delle Logge Vaticane, dove si attribuiscono a lui Il passaggio del Giordano, La caduta di Gerico, Giosuè che ferma il sole, La natività, Il battesimo, e La Cena degli Apostoli, oltre molte storie finte di bronzo nei parapetti delle finestre (Vasari). Con Giovanni da Udine decorò la vòlta della Sala dei Pontefici nell'appartamento Borgia. Lavorò anche in diversi palazzi e in chiese. Dopo un breve soggiorno a Firenze (1523), tornato a Roma, cominciò verso il 1525 la cappella della Crocifissione in S. Marcello al corso. Fatto prigioniero durante il sacco di Roma, dovette pagare una grossa taglia; e nella miseria del momento (disegnò allora per il Caraglio le cosiddette "lascivie") accettò (1528) di andare a Genova a lavorare nel palazzo del principe Andrea Doria. In palazzo Doria, P. del Vaga dipinse la vòlta dell'atrio a terreno (Storie romane); la scala che mette al piano superiore; e qui una loggia (Eroi della famiglia Doria alla parete, Allegorie nella vòlta), e due saloni, in uno dei quali figurò la Gigantomachia, nell'altro il Naufragio d'Enea (perduto; disegno al Louvre e un'incisione attribuita al Bonasone). Tutte le pitture di palazzo Doria sono accompagnate e alternate con gli stucchi, nello stile "raffaellesco". A Genova P. del Vaga dipinse tra l'altro una piccola Deposizione a fresco (N. S. di Consolazione) e la Natività (coll. Cook a Richmond, datata 1534); e per la chiesa di S. Francesco di Castelletto La Madonna e due Santi (poi a S. Giorgio di Bavari). Durante il soggiorno a Genova lavorò, in varie riprese, per la cattedrale di Pisa; ma della sua opera non restano che alcuni frammenti d'una decorazione a fresco, e una Madonna tra varî santi, ultimata da Antonio Sogliani. Nel 1536 era ancora a Genova, e fu eletto console dell'arte dei pittori. Ma poco dopo ritornò stabilmente a Roma. Qui fu presto sopraccarico di lavoro, che fece in gran parte sbrigare da aiuti. Ricorderemo soltanto la cappella Massimi alla Trinità dei Monti, i dipinti a S. Marcello al Corso (1539-43), la vòlta della Sala Regia in Vaticano (dopo il 1540), affreschi in Castel S. Angelo (Sala Paolina, ecc.) e lo zoccolo a chiaroscuro nella Stanza della Segnatura, pressoché rifatto nel 1702. Oltre le opere citate, pitture di P. del Vaga sono a Roma nel palazzo Caetani (Sacra Conversazione, datata 1541), nel museo di Copenaghen (S. Matteo), nel Museo Condé a Chantilly, e nella Galleria Liechtenstein a Vienna (Madonne, in mezza figura).
Bibl.: G. Vasari, Vite, nelle varie edizioni (cfr. M. Labò, Introduzione e note alla vita di P. d. V. nell'ed. Bemporad, V-VI, Firenze 1912); R. Borghini, Il riposo, Firenze 1584, p. 461 segg.; G. B. Armenino, De' veri precetti della pittura, Ravenna 1587; R. Soprani, Vite de' pittori... genovesi, ecc., Genova 1674; A. Taja, Descr. del Pal. Apostolico Vaticano, Roma 1750; C. G. Ratti, Instruz. di quanto può vedersi di più bello in Genova, Genova 1780, pp. 121, 191, 196, 245, 248, 269, 337, 338, 356 segg.; id., Descr... delle due riviere, ivi 1780, pp. 12, 27; F. Alizeri, Not. dei prof. del dis. in Liguria, ivi 1870-80, II, p. 475 segg.; III, pp. 299, 364 segg.; id., Guida art. di Genova, ivi 1875, pp. 19, 135, 137, 188, 284, 286, 412, 413, 421, 536 segg., 544, 546; A. Merli e L. T. Belgrano, Il palazzo del principe D'Oria a Fassolo, in Atti della Soc. lig. di st. pat., X (1874); G. B. Cavalcaselle e J. A. Crowe, Raffaello, Firenze 1884-91; G. Morelli, Della pitt. italiana, Milano 1897; M. Labò, Un dipinto inedito di P. d. V., in L'Arte, IX (1906), pp. 377-79; C. Gamba, Un disegno e un chiaroscuro di Pierino d. V. in Firenze, in Riv. d'arte, V (1907), pp. 89-93; G. Fiocco, La capp. del Crocifisso in S. Marcello, in Boll. d'arte, VII (1913), pp. 87-94; H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom und Florenz, Berlino 1920; A. Venturi, St. dell'arte italiana, IX, i; IX, ii; IX, v, Milano 1925, 1926, 1932; N. Pesvner, Die ital. Malerei vom Ende der Renaissance bis zum ausgehenden Rokoko, Berlino 1928.