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ALBERTI, Piero

di Armando Sapori - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)
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ALBERTI, Piero

Armando Sapori

Nacque a Firenze il 24 giugno 1444 da Daniello. Fu protetto da Piero de' Medici per il quale, poco più che ventenne, aveva combattuto.

Fu priore nel 1476 e, l'anno seguente, vicario a Pescia in Val di Nievole. Fu, quindi, console della Zecca per l'Arte di Calimala nel 1478, anno in cui la congiura dei Pazzi, suoi parenti (l'A. aveva sposato nel 1465 Ginevra, figlia di Piero de' Pazzi), che vide in brevi giorni perire sul patibolo, mise alla prova la sua devozione alla casa Medici. Nel 1480 fu eletto membro degli Otto di Custodia e Balìa.

Lasciato da parte da Lorenzo il Magnifico, fu riammesso ai pubblici uffici soltanto dopo la caduta dei Medici. Nel 1495 fu nominato podestà di Castiglione Fiorentino, e quando cominciarono le ostilità contro i ribelli pisani fu commissario di guerra nella Val d'Elsa. Fu gonfaloniere di giustizia per i mesi di maggio e di giugno del 1497 quando, fallito un tentativo dei "Bigi" e di Piero de' Medici per impadronirsi del potere, gli "Arrabbiati", dei quali l'A. era uno dei più importanti esponenti, alleatisi con i "Piagnoni" presero il governo della città. Quest'alleanza, però, fu di breve durata e l'A. stesso divenne in seguito uno dei più fieri nemici del Savonarola e dei suoi seguaci.

L'A., infatti, è implicato nel famoso tumulto contro il Savonarola dopo la prova del fuoco del 7 apr. 1498, tumulto nel corso del quale fu ucciso anche il capo piagnone Francesco Valori, amico dell'Alberti. L'A., preposto dalla Signoria, in quel giorno, al controllo del convento dei Minori francescani, avversari accaniti del Savonarola, non solo non tentò, come sarebbe stato suo compito, di frenare il tumulto popolare provocato dai Minori, in conseguenza degli indugi frapposti a che la prova avesse luogo, ma anzi sembra che abbia spinto alla agitazione. Del suo spirito faziosamente antisavonaroliano è prova, d'altronde, il comportamento che egli tenne come giudice nel processo contro il Savonarola, svoltosi tra il 9 e il 25 aprile di quell'anno, e quel che egli fece come rappresentante delegato della magistratura fiorentina dei Dieci di Libertà e Pace nel successivo processo mosso, sempre contro il Savonarola, dai commissari apostolici.

Nel 1501 fu uno dei Sedici Gonfalonieri delle Compagnie. Sul finire del 1502, durante il gonfalonierato a vita di Pier Soderini, fu podestà di S. Gimignano. Ad Arezzo, di recente domata, fu inviato nel 1505, appunto dal Soderini, con autorità di commissario della guerra ad impedire che si dessero aiuti ai Pisani, la capitolazione dei quali fu sottoscritta il 5 giugno 1509 anche dall'A. che apparteneva al Consiglio degli Ottanta. Quando Giulio II sferrò le forze spagnole contro Firenze ancora legata al re di Francia, avendo il Soderini abbandonato il potere, l'A. fu eletto nella Balìa per la riforma dello stato. Questa riamrnise subito i Medici quali privati cittadini e nominò un Consiglio dei Quarantotto, fra i quali fu l'A., il cui scopo di governo si ridusse nel ripristinare la supremazia medicea. Chiamato così a far parte del ricostituito Consiglio dei Settanta l'A. fu, per la sua fedeltà ai Medici, mandato a Pisa con pieni poteri. Nel 1516 tenne il vicariato di S. Miniato nel Valdarno inferiore. Morì verso la fine di luglio del 1520.

Che sia morto in quei giorni lo testimonia, fra l'altro, Filippo de' Nerli, che, in una lettera a Niccolò Machiavelli del 1 agosto di quello stesso anno, scriveva che i funerali dell'A. s'erano svolti in S. Croce a Firenze alla vigilia della festa di s. Giacomo (25 luglio). Il Nerli aggiunge che in quel giorno piovve "tanta acqua, che parve bene che (l'A.) volessi dare il suo resto, così morto, dando tanto disagio a chi l'accompagnò". Tale frase riecheggia, tra l'altro, il tono e la figura politica dell'A. che visse un'esistenza appassionatamente polemica e combattiva.

L'A. fu anche buon giureconsulto e non digiuno di studi letterari. Pietro Dolfin avrebbe sottoposto al suo giudizio il celebre dialogo dettato contro il Savonarola.

Bibl.: L. Passerini, Gli Alberti di Firenze. Genealogia, storia e documenti,I, Firenze 1869, pp. 209-214; P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi,III, Firenze 1882, p. 408; Id., La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi,II, Firenze 1888, pp. 17, 152, 184, 229; F. T. Perrens, Histoire de Florence...,III, Paris 1889, p. 243; G. Schnitzer, Savonarola, Milano 1931, I, pp. 238, 455, 457;II, pp. 73, 87, 91, 93, 94, 141, 473.

Vedi anche
priore Il superiore di una comunità religiosa e in particolare di una comunità monastica. ● Titolo di particolare dignità in alcuni ordini cavallereschi (anche gran priore). Nell’Ordine dei Cavalieri di Malta il priore presiede l’organo preposto all’amministrazione dei possedimenti compresi in più commende. ... podestà podestà Nel comune medievale italiano, magistratura unica che sostituì la magistratura collegiale del consolato (12°-13° sec.). Le origini storiche del podesta non sono chiare e neppure è da pensare a un’unica origine: è da ammettere che in alcune città vi si sia arrivati attraverso un’evoluzione del ... OFM Sigla di Ordinis Fratrum Minorum, che si pospone al nome e cognome dei frati francescani. I frati minori conventuali aggiungono conv. (lat. conventualium), i cappuccini cap. (lat. capucinorum), i riformati r. (lat. reformatorum). Giùlio II papa Giùlio II papa. - Giuliano della Rovere (Albissola 1443 - Roma 1513), francescano, fu creato cardinale dallo zio Sisto IV nel 1471; dopo aver assolto numerosi incarichi politici e diplomatici, divenne potentissimo con l'elezione di Innocenzo VIII, a lui legato da vincoli di gratitudine. Ostile ad Alessandro ...
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