BARGELLINI, Piero
Nacque a Firenze il 5 ag. 1897 da Carlo e da Adele Cestoni; dai tre ai diciassette anni crebbe in Mugello, fino a quando, per lo scoppio della prima guerra mondiale, la sua famiglia non tornò di nuovo a Firenze. Vivendo in campagna, intraprese studi pratici, frequentando l'istituto tecnico, sezione agrimensura (dove ebbe come professore d'italiano Diego Garoglio, letterato e poeta). Al quarto anno di corso, l'intera sua classe passò dalla scuola in caserma. Dopo aver combattuto col grado di tenente dell'artiglieria da campagna e aver perduto alcuni anni alla facoltà di agraria dell'università di Pisa, si "convertì" alla pittura. Ma all'evidente suggestione di Giotto, di Andrea del Castagno, dell'Angelico, tre maestri che gli saranno sempre esemplarmente cari, non corrispondeva un adeguato talento artistico. Si orientò pertanto verso la letteratura, e con altri due amici, anch'essi periti agrimensori mancati, Nicola Lisi e Carlo Betocchi, fondò nel 1923 un foglio di fattura quasi artigianale, il Calendario dei pensieri e delle pratiche solari. Il programma astronomico-liturgico-rurale della rivistina, continuando la tradizione del cattolicesimo popolare, forniva consigli al bravo contadino sulle vicende stagionali dei campi e sulla vita familiare, con toni di antica saggezza derivata dai proverbi. Il Calendario, improntato ad una sorta di "Strapaese" in anticipo, senza peraltro richiami all'ordine e all'obbedienza "sotto l'Autorità", morì entro un anno. Ma la vocazione letteraria del B. dava già i suoi primi frutti, con le prose di Scritti a maggio, iniziate nel 1924 (e pubblicate più tardi a Pistoia nel 1931); in quest'opera prima, sulla ortodossa ispirazione agiografica e "mariana", capitoli come "Sposalizio" e "Partenza del figlio" lasciano prevalere freschi e durevoli moventi autobiografici.
Intanto dal 1920, per vivere, insegnava come maestro elementare a Firenze; divenne quindi insegnante di scuola media dal 1929 al 1931, direttore didattico dal 1931 al 1936, percorrendo una rapida carriera nella scuola fino a raggiungere il grado di ispettore centrale presso il ministero della Pubblica Istruzione, ruolo che occupò dal 1937 al 1948. Corrono qui i rapporti tra il B. e il fascismo: a cominciare dall'infatuazione "giovanilistica", forse più letteraria che ideologica, per Mussolini (autore del Diario diguerra e della Vita di Arnaldo), "un giovane doppiamente ventenne", capace di restituire "la dignità, il coraggio, il privilegio della gioventù" a tanti ufficiali reduci come lui "prostrati e avviliti" (Ritratto virile, Brescia 1940, p. 251). A parte la retorica "impronta del classico Duce latino", interessavano meglio il B. quegli aspetti innovatori, concordatari, legalistici del fascismo che erano rappresentati dalle riviste Critica fascista e Primato di G. Bottai. A queste riviste il B. collaborò significativamente. Amico del B. fu G. De Luca, "prete romano" e storico della pietà, ispiratore tanto del ministro Bottai quanto del cattolico "frontespiziano" B.; che in collaborazione appunto con De Luca scrisse Dall'antico al nuovo Adamo (ibid. 1935), Figlio dell'uomofiglio di Dio (ibid. 1936), La barca del pescatore (ibid. 1939).
Il tema allora dibattuto della costruzione dello Stato fascista, connesso al problema delle relazioni tra stato etico e cattolicesimo, in vista del concordato e della pacificazione fra lo Stato e la Chiesa, provocò l'intervento chiarificatore del B., Cattolicesimo enon cattolicesimo (in Critica fascista, VI [1928], n. 21, pp. 169 s.). Anche il successivo interventismo della cultura, promosso da Primato per la ripresa del dialogo tra fascisti, non fascisti e popolo, trovò adeguata risposta nel lavoro collaborativo del B. (1940-40; il quale, per la parte di sua competenza, nella rubrica fissa "Letture d'oggi" si occupava di argomenti e testi di letteratura infantile.
Negli anni 1929-1933 cominciò ad affermarsi la notorietà del B., con la fondazione nel 1929 del secondo Frontespizio e con il premio Viareggio 1933, ottenuto per la biografia S. Bernardino da Siena (Brescia 1933).
Alla base del Frontespizio, il B. insieme con Lisi e Betocchi, pose ancora una volta il richiamo alla fede cattolica, nei suoi sapori più fortemente popolari, strapaesani, antilaici. La rivista ebbe origini modeste, uscendo il 26 maggio 1929 a Firenze quale bollettino bibliografico (della Libreria editrice fiorentina) diretto prima da E. Lucatelli, per passare poi, dal giugno 1930, all'editore Vallecchi, che il 1º genn. 1931 ne affidò la direzione al B., già segretario di redazione. Amministratore e organizzatore della rivista, il B. lasciò la direzione al redattore capo Barna Occhini alla fine del '38, pur continuando a far parte del comitato direttivo, accanto a Papini e a Soffici, fino all'ultimo numero, datato dicembre 1940. Quanto al programma, il B. dichiarava che, essendo IlFrontespizio una rivista cattolica, "non aveva nessuna idea particolare, perché aveva l'idea universale della Chiesa".
Oltre centocinquanta articoli firmati, centinaia di rubriche e "piedini" siglati con gli pseudonimi Petrus Magister, Ponziano, Alcuino, Il Vetturale, Fuligatto, Zeffirino, attestano l'attività divulgativa e controcorrente del B. frontespiziano. I suoi bersagli sono le filosofie positiviste dell'Ottocento, l'idealismo e l'attualismo degli anticattolici Croce e Gentile. Le sue polemiche investono la poesia pura e l'ermetismo, giudicati semplici abbozzi e intuizioni non filtrate al vaglio dei "fatti". Poco disposto a coglierne i valori, condanna la civiltà decadente europea come "malaticcia e malsana e torbida", affermando perentoriamente che "chi ama Proust non può amare la serenità e la vitalità italiana". Sostenitore di un'arte toscaneggiante favorita dallo splendido isolamento fiorentino, il B. mette il "primitivo" Giotto "a guardia del nostro stile letterario e artistico". Nella retrospettiva considerazione delle varie esperienze vissute dai protagonisti della rivista, il B. nell'XI volume (Firenze 1950, p. 191) del suo Pian dei Giullari, delinea un proprio, personale identikit di autore calendarista-frontespiziano che "rintracciando analogie, rispondenze fra santità, arte e morale, avrebbe scritto poi anche troppi libri di agiografia, arte e moralità, cercando di ricostruire l'unità religiosa della vita là dove l'estetismo e l'edonismo l'avevano distrutta".
L'idea universale del cattolicesimo, il progetto di "tutto l'uomo" da calare nelle opere d'arte attraverso mezzi artistici, il B. lo realizzò con S. Bernardino da Siena, una biografia di acuta spiritualità tradotta in paragrafi limpidi, popolareschi, aderenti alla vita e alla predicazione di un santo come uomo. A questa opera si affiancano: David (Brescia 1936), Volti di pietra (Firenze 1943), e le più distese, schematiche storie della letteratura e dell'arte, come il citato Pian dei Giullari (dodici volumi, ibid. 1945-1952) e Belvedere (ibid. 1957-1970) anch'essa in dodici volumi; una sorta di Pian dei Giullari per la storia dell'arte. Opere ad alto livello divulgativo ambedue risentono dell'esperienza culturale e didattica del B. educatore e uomo di scuola, figurando al centro di altri lavori scolastici, felicemente dotati nel rendere con semplicità anche problemi difficili e complessi, come la famosa antologia per la scuola media Centostelle (ibid. 1941), il panorama storico di letteratura infantile Canto alle rondini (ibid. 1953), il commento alla Divina Commedia (ibid. 1966-68).
Nelle occasioni del referendum istituzionale e della nascita della Repubblica col nuovo ruolo della Democrazia cristiana, il B., anche per la sua amicizia col "dossettiano" Giorgio La Pira, affrontò i problemi del rinnovamento politico e delle masse operaie alla luce di un cattolicesimo militante di fervido impegno morale e teologico.
Per le elezioni politiche del 18 apr. 1948, svoltesi in un clima di forte eccitazione popolare, il B. favorì la propaganda antimarxista del gesuita padre Lombardi, per cui scrisse il volumetto Padre Lombardi microfono di Dio (Bergamo 1948), concepito e redatto dal B. sul facsimile delle antiche predicazioni popolari del suo s. Bernardino, allo scopo di "tener vivo e agitato" l'obiettivo della "socialità cristiana sulla terra". Qualche forzato rallentamento subì la sua attività di scrittore per l'elezione al comune di Firenze nel 1951 dove fu assessore all'Istruzione Pubblica, alle Belle Arti e ai Giardini fino al 1956.
Ottimo, provveduto conoscitore di pittura e architettura toscana, il B. aveva le carte in regola, da esperto di "beni culturali", per questo assessorato. Documentano la sua posizione di salda, pratica giustezza, di equilibrata misura nel dibattito e nella verifica artistica le monografie: Città di pittori (Firenze 1939), Caffè Michelangelo (ibid. 1944), Il Ghirlandaio del bel mondo fiorentino (ibid. 1945), La fiaba pittorica di Benozzo Gozzoli (ibid. 1946), Il sogno nostalgico di Sandro Botticelli (ibid. 1946), La pittura ascetica del Beato Angelico (ibid. 1949), e soprattutto, sul terreno dei controlli, delle proposte e controproposte operative nemiche degli estremismi, le tre raccolte di articoli polemici: Architettura con fregio polemico (ibid. 1936, contro la "frenesia" del razionalismo architettonico e i grattacieli di Le Corbusier), Libello contro l'architettura organica (ibid. 1946, in cui prese le distanze rispetto alla nuova, trionfante architettura di Wright "profeta dell'orizzontalità, messia della città distesa"), In lizza per l'arte (ibid. 1957, contro "il gusto dei puri esteti e, nello stesso tempo, contro la dottrina dei brutali materialisti").
Nei cinque anni trascorsi al fianco del sindaco democristiano La Pira, a quanti gli rimproveravano di consumare troppo tempo in pratiche burocratiche e amministrative, il B. rispondeva manifestando "la speranza di rendere più evidente, con opportuni restauri, la storia dell'arte fiorentina, rinfrescando, per dir così, nelle strade e nelle piazze, le pagine di quella storia, diventata troppo erudita e nascosta nei Musei e nelle Gallerie" (Belvedere, I, p. 8). Nel programma del suo assessorato si inserì, tra l'altro, il riscatto del Belvedere che il B. destinò al pubblico come zona elevata e amenissima da cui dominare il panorama di Firenze. L'armonia, la chiarezza dell'ambiente paesaggistico fiorentino furono efficacemente salvaguardate e promosse dall'assessore B., dalla sua visione ordinata e funzionale dei problemi, con specifico riguardo alla "politica del verde", da lui particolarmente seguita e incentivata.
La vicenda del B. "uomo pubblico" toccò il suo punto di massima responsabilità durante l'alluvione del novembre 1966 che colpì Firenze, quando ricopriva, dal luglio, la carica di sindaco. L'8 novembre, nel corso di una drammatica seduta notturna il B. chiese ed ottenne che la giunta assumesse "la responsabilità diretta delle operazioni d'emergenza e d'intervento, necessarie al ritorno di una forma almeno sopportabile di vita civile". Rimesso il mandato di sindaco il 3 nov. 1967, il B. fu eletto senatore nel 1968 nelle liste della DC.
Negli ultimi anni, al rallentamento quantitativo delle opere corrispose un maggior impegno, specie sul terreno fideistico; così nei Mille santi del giorno (Firenze 1978), i postulati religiosi e più propriamente cattolici, a cui il credente B. fu sempre fedele, diventano altrettante testimonianze, appassionate e partecipi, dei santi come uomini.
Il B. morì a Firenze il 28 febbr. 1980.
Oltre ai lavori già citati si ricordano del B. tra le opere di saggistica: Giosuè Carducci, Brescia 1934; Pellegrino alla Verna, Firenze 1937; Via Larga, ibid. 1940; S. Francesco d'Assisi, Torino 1941; La verità di Pinocchio, Brescia 1942; L'impietrito, Firenze 1943, A veglia con Renato Fucini, ibid. 1943; Pena dell'Ottocento, Brescia 1943; La paura, Firenze 1945; Amor profano, Roma 1946; Sagrato, Pisa 1946; Ilgiglio dei Gonzaga: san Luigi, Firenze 1947; Sant'Antonino da Firenze, Brescia 1947; Nascita e vita dell'architettura moderna, Firenze 1947; La donna italiana del tempo antico, ibid. 1948, Il pastore angelico: Pio XII, ibid. 1948; La soave mestizia del Perugino, ibid. 1950, Vedere e capire Firenze, ibid. 1950; Visitare e sentire Assisi, ibid. 1951; Santa Chiara, ibid. 1952; Tre toscani: Collodi, Fucini, Vamba, ibid. 1952; I fioretti di santa Chiara, Assisi 1953; La storia dell'Immacolata, Firenze 1954; Il Cappellone degli Spagnoli, ibid. 1954; Santi come uomini, ibid. 1956; G. Papini, Verona 1956; Ghirlanda per Firenze, Milano 1956; Aspetti maggiori di Firenze, ibid. 1958; Santi del giorno, ibid. 1958; Il santo del lavoro, Torino 1959; Il Natale nella storia, nella leggenda e nell'arte, Firenze 1959; Nuovi santi del giorno, ibid. 1960; Il libro degli esempi, ibid. 1963; Con Dante in Casentino, Milano 1963; Della Robbia, ibid. 1965; Vita di Dante, Firenze 1964; La splendida storia di Firenze, I-IV, ibid. 1965-69; Il racconto della Bibbia, ibid. 1965; Questa è Firenze, ibid. 1968; Orsanmichele a Firenze, ibid. 1969; L'anno santo nella storia, nella letteratura, nell'arte, ibid. 1974. Per la narrativa: Fra Diavolo, ibid. 1932; Lui. Racconti della vita di Gesù, ibid. 1949; Lei. Racconti della vita di Maria, ibid. 1950; Chiodi solari, Brescia 1952; L'amorosa vicenda dei Lippi, Firenze 1952; Tiburzi, ibid. 1955.
Bibl.: Scrittori cattolici dei nostri giorni, a cura di A. Hermet-N. Lisi, Firenze 1930, pp. 71-84; F. Casnati, Lotta con l'angelo, Milano 1942, pp. 384-404; E. Fenu, Incontri letterari, Milano 1943, pp. 51-65; C. Fusero, P. B., Firenze 1949; E. Falqui, Novecento letterario, V, Firenze 1952, pp. 125-136; Ritratti su misura di scrittori italiani, a cura di E. F. Accrocca, Venezia 1960, pp. 44 ss.; G. Moroni, Fra Diavolo, in Il ragguaglio librario, XLIV (1977), p. 315; A. Chiari, Mille santi al giorno, ibid., XLVI (1979), p. 115; E. Balducci, B. P., in Diz. della letteratura mondiale del Novecento, I, Roma 1980, pp. 227 s.