BORROMEO, Piero
Figlio di Bartolomeo di Francesco, nacque a San Miniato intorno al 1369. Nel 1370 la famiglia, al pari degli altri rami dei Borromeo, fu colpita dal bando di esilio deciso dal governo fiorentino come pena per aver partecipato alla sollevazione di San Miniato contro il dominio di Firenze. Bartolomeo si recò a Pisa ove il B. crebbe e iniziò insieme con i fratelli Lodovico e Francesco l'attività bancaria. Le prime notizie di un banco Borromeo a Pisa si riferiscono soltanto a Lodovico il quale dal 1395 al 1397 sembra operare da solo; nel 1398 accanto a lui è Francesco al quale l'anno seguente è intitolata la compagnia con la dizione "Francesco Borromeo e fratelli". Il B. comincia, dunque, a questa data la sua attività commerciale.
Nel 1404 Francesco si trasferiva a Genova ove fondava una compagnia; a Pisa restavano il B. e il fratello Lodovico, che continuarono la loro attività almeno fino al 1409. In quest'anno il B., con i suoi fratelli, s'immatricolò nell'Arte del Cambio di Firenze (la città aveva tolto il bando ai Borromeo di Pisa sin dal 1392) e fondò con Lodovico un banco, di cui si hanno notizie a partire dal 1415, sito nel Mercato Nuovo. Morto Lodovico in questo stesso anno, il B. si associò il nipote Gabriello, figlio di Lodovico, a partire dal 1419.
L'attività del banco fu fiorente: il B. fu socio sia della filiale londinese di Galeazzo Borromeo sia di Carlo Monaldi per un fondaco di taglio di panni a Firenze. In data non precisabile si accordò con il signore di Piombino per la magona della vena di ferro nell'isola d'Elba. Al suo banco si rivolse spesso la Camera apostolica cui il B. prestò ingenti somme. Nel 1420 forniva alla Camera 15.000 fiorini e in compenso veniva nominato tesoriere papale a Bologna (4 agosto) e gli veniva assicurata la restituzione del prestito entro un anno attraverso le entrate di quella città. Ma nel 1427 la Camera apostolica non aveva ancora estinto l'intero debito.
Il B. morì, probabilmente a Firenze, tra il 1423 e il 1427. Lasciava la vedova, Bartolomea degli Spini, due figli maschi, Giuliano e Alessandro, e una femmina, Ginevra. Aveva avuto anche un figlio illegittimo, Totto.
Dal 1424 il banco fiorentino passa al nipote del B., Gabriello, che in seguito si associò il fratello Benedetto. Quest'ultimo dopo il 1436 andò a Londra a dirigere la filiale che in quella città aveva il banco dei Borromeo di Venezia. Nel 1445 0 1446 accolse pressò di sé un figlio del fratello Gabriello, Piero, nato, probabilmente a Pisa, nel 1433. Quando Benedetto morì nel 1452, Piero ne fu l'erede universale; ma i Borromeo di Venezia temendo che Piero non fosse in grado, per la sua giovane età, di dirigere quell'importante filiale, nominarono direttore di questa un tale Luca di Leonardo da Firenze. In disaccordo col nuovo direttore, Piero ben presto ritornò in Toscana ove sembra si dedicasse al commercio col Levante. Morì prima del 1469.
Fonti eBibl.:Archivio di Stato di Firenze, Arte del Cambio, 12, c. 70r; Ibid., Catasto, 76, 405, 495 (Quartiere di S. Maria Novella, Gonfalone Lion Rosso, ad annos 1427, 1430, 1433): "portata" di Gabriello e Benedetto di Lodovico e fratelli e di Giuliano e Alessandro di Piero; 816, ad annum 1457: "portata" di Antonio di Lodovico; Ibid., Mercanzia, 10874, c. 111r; Ibid., Prestanze, 2801, c. 30v; Firenze, Bibl. Nazionale, mss. Passerini, n. 186, Borromeo, c. 2r; S. Ammirato, Istorie fiorentine, Firenze 1647, II, p. 834; A. Doren, Das Aktenbuch für Ghibertis Matthäusstatue an Or San Michele zu Florenz, in Italienische Forschungen herausgegeben vom Kunsthistorischen Institut in Florenz, I, Berlin 1906, pp. 43, 49, 56; M. Pisani, Un avventuriero del Quattrocento. La vita e le opere di Benedetto Dei, Napoli 1923, p. 95 (per Piero di Gabriello); F. Melis, Note di storia della banca pisana nel Trecento, Pisa 1955, pp. 185-187; P. Partner, The Papal State under Martin V, London 1958, pp. 67, 70, 177; M. E. Mallett, The Florentine galleys in the fifteenth century, Oxford 1967, p. 70 n. 1 (per Piero di Gabriello).