Calamandrei, Piero
Giurista, scrittore e politico (Firenze 1889-ivi 1956). Avvocato e docente universitario dal 1915, dal 1924 insegnò diritto processuale civile nell’univ. di Firenze. Nel primo dopoguerra entrò in contatto con G. Salvemini e fece parte del consiglio direttivo dell’Unione nazionale di G. Amendola e della direzione di Italia libera; dopo il delitto Matteotti (1924) strinse rapporti col gruppo antifascista Non mollare, partecipando alla redazione dell’omonima rivista, e nel 1925 firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti di B. Croce. Durante la dittatura continuò a insegnare e a dedicarsi agli studi giuridici. Nel 1927 fondò con G. Chiovenda e F. Carnelutti la Rivista di diritto processuale civile. Nel 1942 fece parte del gruppo di lavoro per il nuovo codice di procedura civile. Durante la guerra entrò in contatto con il movimento Giustizia e libertà e nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d’azione. Nel 1945 fondò a Firenze la rivista Il Ponte, che diresse fino alla morte. Fu membro della Consulta e poi della Costituente per il Partito d’azione, e poi deputato alla Camera per il PSDI (1948-53). Da quest’ultimo uscì nel 1953, in opposizione alla «legge truffa», per fondare assieme a F. Parri il gruppo Unità popolare, che sarà determinante nel non far scattare il premio di maggioranza alla coalizione centrista. Tra le sue opere: Studi sul processo civile (5 voll., Padova 1930-47), Istituzioni di diritto processuale civile (Milano 1943), Inventario della casa di campagna (Roma 1945), Commentario sistematico alla Costituzione (diretto da P.C. e C. Levi, Firenze 1950), Processo e democrazia (Padova 1954), Uomini e città della Resistenza (Bari 1955). Celeberrima la sua epigrafe dedicata alla memoria del partigiano Duccio Galimberti: Lo avrai, camerata Kesselring...