Capponi, Piero
Nacque il 18 agosto 1446 da Gino di Neri di Gino e Maddalena di Raimondo Mannelli. Esperto come il padre negli affari, curò le fortune commerciali della famiglia negli ultimi anni del 15° secolo. È rimasto tuttavia più famoso nella storia fiorentina per il ruolo avuto nelle imprese militari della città in quel periodo e per lo scontro con Carlo VIII nel novembre del 1494. Sulle orme del bisnonno Gino e del nonno Neri, C. continuò quindi la tradizione familiare che assicurava un’efficace guida alla Repubblica.
C. era quasi coetaneo di Lorenzo de’ Medici ed è problematico stabilire quali furono esattamente i suoi rapporti con il Magnifico. Il 5 luglio del 1466 sposò Nicolosa di Luigi Guicciardini, appartenente a una delle principali famiglie filomedicee, che gli portò una dote di 1500 fiorini. Prese parte alla famosa giostra di Lorenzo del 1469 e non vi è dubbio che i due avessero molti interessi in comune. Sembra probabile che C. abbia ricevuto un’educazione almeno in parte umanistica; del resto fu un appassionato patrono delle arti e intrattenne amichevoli relazioni con molti dei principali letterati del tempo. È certo tuttavia che fu presto avviato dal padre alla professione mercantile e agli affari, dove esordì giovanissimo, tanto che attorno al 1460 il principale banco della famiglia portava il nome di Piero di Gino Capponi e compagni. Nel 1476 era armatore di una delle galee mercantili fiorentine che commerciavano con la Sicilia e la Catalogna; fu inoltre coinvolto in imprese minerarie (estrazione di allume a Volterra e a Campiglia).
Il primo incarico politico di rilievo risale all’ottobre 1478, quando Lorenzo de’ Medici lo inviò come oratore a Lucca, dove rischiò il linciaggio da parte della folla infuriata per le incursioni fiorentine in territorio lucchese (l’episodio è ricordato da M. in Istorie fiorentine VIII xiv 7). Nei mesi successivi ebbe vari incarichi come commissario di guerra: un ufficio che ricoprirà spesso anche negli anni a venire. Allo scoppio della guerra di Ferrara, Lorenzo lo inviò a Napoli come oratore presso re Ferrante (apr. 1482 - apr. 1483). Nel bimestre settembre-ottobre del 1483 divenne priore e fu l’unica volta in tutta la sua carriera. Nel dicembre 1484 si recò di nuovo a Pisa e a Livorno come commissario per la guerra contro Genova. Nel gennaio 1486 accompagnò, sempre come commissario, i rinforzi fiorentini inviati in aiuto di Alfonso duca di Calabria (capitano della lega di Firenze, Napoli e Milano) che, messo a mal partito dalle truppe pontificie guidate da Roberto da Sanseverino, si era rinserrato a Montepulciano. Cominciavano così i sei mesi più duri, ma forse più ricchi di soddisfazioni della vita di C. che, apprezzando con tutta evidenza molti aspetti pratici della vita militare, si dimostrò perfettamente a suo agio negli avvenimenti che caratterizzarono quel periodo. Capace amministratore, scrisse anche rapporti dettagliati e coloriti.
C. fu di nuovo commissario nella guerra di Sarzana. Nel 1487 si occupò, a Livorno, del settore navale dell’impresa. Passò la maggior parte degli anni successivi a Firenze, dedicandosi probabilmente soprattutto agli affari. Nel novembre 1493 divenne gonfaloniere di giustizia. Dopo la morte di Lorenzo de’ Medici – che, pur non avendo mai ammesso C. nella cerchia dei suoi più stretti consiglieri, ne tenne in conto le buone qualità e lo adoperò spesso – i suoi rapporti con i Medici (di cui era ora capo Piero di Lorenzo) si andarono guastando.
Nell’aprile 1494, quando era ormai prossima la minaccia della campagna di Carlo VIII contro Napoli (alleata di Firenze), furono mandati come ambasciatori in Francia uno dei più esperti diplomatici fiorentini, Guidantonio Vespucci, già ambasciatore presso la corte francese, e Capponi. I due, che vennero accolti con freddezza da Carlo VIII, segnalarono a Firenze il grave pericolo che incombeva sulla città, ma non ottennero da Piero de’ Medici il permesso di trattare con il re qualche concessione favorevole a Firenze.
Divenuto ormai un implacabile avversario di Piero, C. fu tra i protagonisti dei fatti del novembre 1494 che videro la cacciata dei Medici da Firenze. Quando Carlo VIII entrò con l’esercito in città il 17 novembre, C. fu tra i quattro fiorentini scelti per negoziare i termini dell’accordo conclusivo e, a questo punto, ebbe luogo lo scontro rimasto tra gli episodi più popolari della storia fiorentina. Di fronte alle pesanti richieste dei francesi, C. ruppe platealmente le trattative: «Piero Capponi, presa [la bozza di accordo] animosissimamente la stracciò in presenzia del re, soggiugnendo che [...] lui sonerebbe le trombe e noi le campane» (F. Guicciardini, Storie fiorentine XII). Carlo, il quale non era disposto a rischiare una battaglia per le strade di Firenze, cedette.
Dopo la cacciata dei Medici da Firenze, C. si oppose a chi voleva allargare l’accesso al Consiglio maggiore, dando un’impostazione decisamente ‘popolare’ alla riforma. Una posizione, la sua, che risultò minoritaria. Negli ultimi mesi di vita non ebbe un ruolo importante nelle vicende politiche interne di Firenze. Nel giugno 1495 fu nominato dalla nuova Repubblica capitano di Volterra; poi, ancora una volta, commissario di guerra. Fu presente alla presa di Vaiana distinguendosi per coraggio, ma, mentre dirigeva il piazzamento dell’artiglieria per il bombardamento di Soiano, fu colpito alla testa da un archibugio. Morì il 21 settembre 1496 ed ebbe l’onore di un funerale di Stato in S. Spirito a Firenze.
Dei suoi otto figli, Niccolò doveva occupare un ruolo ancora più importante di quello del padre come gonfaloniere durante l’ultima Repubblica, Giuliano divenne l’uomo d’affari della famiglia e Gino acquistò una certa notorietà come acceso fautore dei Medici. Le figlie sposarono membri delle principali famiglie fiorentine: Maddalena sposò Francesco Vettori, figlio di Piero, il grande amico di C., e Camilla Lorenzo Segni (da quest’ultima unione nacque lo storico Bernardo).
Nelle opere maggiori di M., C. è citato una sola volta, nelle Istorie fiorentine, a proposito della già ricordata ambasceria a Lucca:
fu da loro con tanto sospetto ricevuto, per lo odio che quella città tiene con il popolo di Firenze, nato da le antiche ingiurie e dal continuo timore, che portò molte volte pericolo di non vi essere popolarmente morto (VIII xiv 7).
C. compare invece spesso in quel gruppo di abbozzi relativi ad avvenimenti compresi tra il 1494 e il 1498 e che, conosciuti come Frammenti storici (→) e nati nel contesto dell’attività di cancelleria, potrebbero essere i pochi resti di una progettata opera storiografica sugli anni della ricostituita Repubblica fiorentina. A questo ambito di interessi (e agli anni della cancelleria) rinvia anche il breve ritratto di C. contenuto nelle Nature di uomini fiorentini (→), pochi brevi profili di uomini politici attivi negli anni Novanta del Quattrocento (oltre a C., Antonio Giacomini, Cosimo de’ Pazzi, Francesco Pepi e Francesco Valori), destinati evidentemente a essere inseriti in un’opera storiografica. Nel caso di C., il testo era stato autonomamente pensato come ritratto in morte, da inserirsi dopo il racconto della tragica fine dell’uomo (come indica l’incipit: «Così morì Piero Capponi, uomo assai reputato per le virtù dello avolo»). Poche righe che, accanto alla ‘varietà’ (incostanza) che avrebbe caratterizzato la sua personalità, e alla mutevolezza delle sue sorti («Non ebbe la fortuna manco varia che lo ingegno»), fissano icasticamente il suo ricordo nell’orgoglioso rifiuto delle condizioni imposte alla città da Carlo VIII: episodio destinato, nei secoli a venire, a entrare nell’immaginario ‘nazionale’ e risorgimentale.
Puossi darli, infra le altre, questa laude, che lui solo reggessi quello che tutti i cittadini aveno abbandonato, quando in su la fronte del re stracciò quelli capituli che toglievano la libertà alla patria sua.
L’episodio è ricordato, con maliziosa allusività, anche nel primo Decennale: «Lo strepito de l’armi e de’ cavalli / non possé far che non fussi sentita / la voce d’un cappon fra cento galli» (vv. 31-33).
Bibliografia: Fonti ed edizioni critiche: Ricordanze di Piero Capponi, 1466-75, BNCF, Carte Ginori Conti, 18. Molte lettere di C. si trovano in ASF, Signoria, Otto e Dieci, Legazioni e commissarie, 14 (lettere del 1479 da Lucca); Dieci di Balìa, responsive,33 e 36 (lettere del 1486); Archivio Mediceo avanti il Principato (cfr. Inventario, Roma 1951-1963, ad indices: lettere del 1479, 1483, 1486 e 1494). Gli appunti di C. sulle riforme del 1494 si trovano in ASF, Carte Strozziane II, 95, nn. 12 e 19. Si vedano inoltre: V. Acciaiuoli, Vita di Piero di Gino Capponi, a cura di G. Aiazzi, «Archivio storico italiano», 1853, 1, 4, 2, pp. 1-71; F. de’ Nerli, Commentari dei fatti civili occorsi dentro la città di Firenze dall’anno 1215 al 1537, 1° vol., Trieste 1859, p. 104; L. Landucci, Diario fiorentino, a cura di I. del Badia, Firenze 1883, pp. 78, 80-85; B. Masi, Ricordanze, a cura di G. Corazzini, Firenze 1906, pp. 26 e segg.; B. Cerretani, Storia fiorentina, a cura di G. Berti, Firenze 1994; P. Parenti, Storia fiorentina, a cura di A. Matucci, Firenze 1994-2005, ad indicem.
Per gli studi critici si vedano: P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi, 1° vol., Milano 1895, pp. 253 e segg., 264; A. Anzilotti, La crisi costituzionale della Repubblica fiorentina, Firenze 1912, pp. 39-41; P. Villari, La storia di G. Savonarola e i suoi tempi, Firenze 1930, ad indicem, ma in partic. 1° vol., pp. 249 e segg.; R. Palmarocchi, La politica italiana di Lorenzo de’ Medici, Firenze 1933, ad indicem; R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, Roma 1952, Firenze 19816, ad indicem; N. Rubinstein, I primi anni del Consiglio Maggiore a Firenze, «Archivio storico italiano», 1954, 112, pp. 155, 160, 223; N. Rubinstein, Politics and constitution in Florence at the end of the fifteenth century, in Italian Renaissance studies, ed. E.F. Jacob, London 1961, pp. 153, 160; R. Goldthwaite, Private wealth in Renaissance Florence, Princeton 1968, pp. 204 e segg.; I ceti dirigenti nella Toscana del Quattrocento, Atti del V e del VI Convegno, Firenze 1982 e 1983, Monte Oriolo 1987; S. Biancardi, La chimera di Carlo VIII (1492-1495), Novara 2009.