CAPPONI, Piero
Nacque a Firenze il 19 maggio 1504 da Niccolò e da Alessandra di Filippo Strozzi. La grande personalità del padre, gonfaloniere, e quella dell'ancor più celebre nonno, Piero, condizionarono i suoi atteggiamenti e il giudizio che gli storici contemporanei dettero delle sue azioni. Seguendo la tradizione familiare il C. fu avviato alla attività economica. Visse dapprima in contatto con il cugino Luigi, con il quale per un certo periodo condivise anche gli affari, ma non sembra che abbia avuto una formazione culturale analoga alla sua. Luigi partecipò infatti al gruppo culturale creato da Bernardo Segni, a cui il C. rimase invece estraneo. Non a caso Giambattista Segni consegnò la vita di Niccolò, scritta dal padre, a Luigi, anziché al C., con il quale aveva evidentemente meno familiarità.
La prima notizia che testimonia l'impegno diretto del C. nella vita politica si riferisce al 1528. In questo anno infatti egli rimase coinvolto in un episodio che minacciò di danneggiare seriamente l'attività sua e del padre. Niccolò infatti aveva perso una lettera inviatagli da Giachinotto Serragli da Roma, dalla quale risultavano chiaramente i rapporti amichevoli da loro tenuti con papa Clemente VII; in questa lettera veniva inoltre nominato il C. come intermediario delle loro relazioni. La lettera in se non era in realtà molto compromettente, ma era stata trovata da Iacopo Gherardi, nemico di Niccolò, che ne esasperò i termini e giunse ad accusare padre e figlio di tradimento. Secondo alcuni storici (Nerli e Segni) furono imprigionati entrambi sotto la camera del gonfaloniere. Per altri (Busini) invece il C. fu lasciato libero ed ebbe così la possibilità di radunare un folto numero di parenti e di amici favorevoli alla sua famiglia, nell'intento di condizionare il giudizio dei priori. Questo episodio non ebbe comunque seguito in quanto il C., timoroso di peggiorare la situazione del padre, preferì comparire insieme a lui davanti agli Ottanta ed ai principali magistrati. Si difesero vicendevolmente con grande fierezza e dimostrarono la loro innocenza. Furono quindi rilasciati, a patto però che si dessero mallevadori per 30.000 ducati e che non uscissero dal contado di Firenze per un periodo di cinque anni.
Sempre al 1528 risale la data del matrimonio del C. con Simona di Francesco Guicciardini; il matrimonio fu voluto dal padre e preferito a quello proposto da Tommaso Soderini con sua figlia; Niccolò riteneva di raggiungere in tal modo una maggiore potenza nei consigli pubblici, in quanto la famiglia Guicciardini era la più legata al partito mediceo ed aveva grande forza nel Consiglio.
Il 10 ag. 1530 il C. partecipò con altri quattrocento giovani alla congiura di Santo Spirito, in favore di Malatesta Baglioni e del patteggiamento da lui proposto con papa Clemente VII. Erano insieme a lui, oltre al fratello Filippo (1505-1563), anche i suoi cognati. Il C. venne dipinto da tutti gli storici come il più deciso ed esagitato dei partecipanti, quello che per primo propose di volgere le armi contro la Signoria. Instaurato il principato, il C. visse pazientemente e tranquillo sotto i Medici, dai quali ottenne onori e distinzioni. Risiedé nella magistratura degli Otto di guardia e balia nel 1543; successivamente egli venne eletto senatore e consigliere privato del duca Cosimo I, il 2 maggio del 1566.
Per quanto riguarda l'attività economica del C., le notizie sono poche e frammentarie ed è impossibile determinarne la qualità e la consistenza. Nel 1521 i fratelli Niccolò e Giuliano organizzarono a Firenze un banco a nome dei rispettivi figli maggiori: il C. e Luigi. L'iniziativa commerciale rimase tuttavia ai genitori a causa della giovane età dei figli. Il patrimonio, rimasto indiviso fino alla morte di Niccolò, venne spartito nel 1532; i figli di Niccolò, e quindi anche il C., vennero liquidati e i loro nomi non appaiono più in alcun libro di amministrazione. L'unica notizia relativa ad un impegno diretto del C. negli affari si riferisce al 1544; fu in questo anno infatti che, insieme allo zio Giuliano, comprò alcune case in Pisa.Secondo il De Ricci, il C. sarebbe morto nel 1565; la notizia è comunque manifestamente inesatta in quanto è certo che fu eletto senatore nel 1566. È pertanto da accettare la data tradizionale di morte del 22 maggio 1568.
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