PAZZI, Piero de'
PAZZI, Piero de’. – Nacque il 18 maggio del 1416, secondogenito di messere Andrea de’ Pazzi e Caterina di Jacopo di Alamanno Salviati.
Risiedeva nel gonfalone Chiavi dove il padre Andrea, che figurava tra i più ricchi contribuenti del quartiere di San Giovanni, fu uomo influente nel partito mediceo e godé della protezione dei regnanti francesi grazie a cui, nel 1442, venne insignito per mano di re Renato, del titolo di cavaliere (Ricordanze dal 1433 al 1483 di Ugolino di Niccolo Martelli, p. 183 n. 1).
Per la sua fama di letterato, Vespasiano da Bisticci gli dedicò un profilo nelle sue Vite, precisando però che tale destino non prese avvio nei primi anni della sua istruzione giacchè Piero era «giovane di bellissimo aspetto e dato molto a’ diletti et piaceri del mondo» che «alle lettere non pensava» (Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, II, ed. 1976, p. 309). Tra le ragioni dell’iniziale disinteresse per lo studio umanistico vi era l’humus pragmatico nel quale Piero era stato cresciuto dal padre «mercatante» che, sempre secondo il giudizio espresso da Vespasiano, non lo incoraggiò alle lettere perché «come fanno quegli che non hanno notizia nolle istimano, né pensava che il figliuolo vi dessi opera» (ibid.).
Fu per intervento dell’umanista Niccolò Niccoli, che Piero iniziò a dedicarsi allo studio delle humanae litterae, ottenendo che a fargli da precettore fosse il dottissimo Tommaso Pontano, studioso di greco e latino, che egli accolse in casa con un cospicuo salario annuo. Forte del suo ingegno oltre che del sapere del suo maestro, Piero poté rapidamente sviluppare quella passione per i libri e per i manoscritti miniati che nel corso della sua vita lo portò ad acquistare e a commissionare copie preziose senza badare a spese, con le quali costituì la ricca e «bellissima libraria» che Vespasiano ricorda (ibid., pp. 310, 316).
La conoscenza della lingua latina così acquisita gli guadagnò buona reputazione presso i suoi contemporanei e fu alla base dell’amicizia personale ed epistolare con Piero di Cosimo dei Medici, grazie alla quale fu possibile combinare il matrimonio tra suo nipote Guglielmo e la figlia di Piero dei Medici, Bianca. Il legame affettivo stretto con i Medici coinvolgeva oltre che Piero, suo fratello Giovanni con cui Pazzi condivideva la passione per le humanae litterae. Era a lui che Piero scriveva per i più svariati motivi: per questioni riguardanti l’acquisto di cavalli (Archivio di Stato di Firenze, Mediceo Avanti il Principato, filza 7, n. 174), per chiedergli se, in occasione di una sua imminente visita in compagnia della sorella Albiera, ai bagni di Petriolo dove Giovanni si stava sottoponendo a cure termali, gli riservasse un alloggio adeguato (ibid., filza 6, n. 119) o per fare appello alla sua generosità nel richiedere un contributo in denaro a sostegno dei lavori necessari alla manutenzione della Chiesa di S. Procolo, parrocchia centrale nell’area di residenza urbana del casato dei Pazzi («è per lo popolo nostro overo per la chiesa di san Brocolo e per sua reparatione, ché chade il tetto non si riparando», ibid., filza 7, n. 314).
Diversamente dalla maggior parte dei suoi familiari Piero fu un uomo liberale e generoso, affatto avaro: era reputato anzi, in maniera altrettanto eccessiva, un «grandissimo ispenditore». Per quanto incauto nel gestire il denaro e capace di dilapidare cifre folli in eventi mondani pur se onorevoli, Piero aveva avuto in dono dalla natura «grandissima memoria e […] maraviglioso ingegno» (Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, II, ed. 1976, p. 315) che incoraggiarono la sua passione per il collezionismo librario.
La sua propensione alle spese emerge anche dalla portata al Catasto del 1451 nella quale così dichiarava: «per altri miei bisogni, ho spesa grandissima necessariamente come quello che mi trovo, con famiglia assai et di natura da molto spendere e nulla ghuadagnare» (Catasto 718, cc. 123v-124r). È certo comunque che Piero si trovasse a capo di una famiglia molto numerosa; nel 1435 aveva preso in moglie Fiammetta, figlia di Bernardo di Domenico Giugni: dal matrimonio nacquero almeno sei maschi, Renato (n. 1442), Andrea (n. 1447), Antonio (n. 1452), Giovanni (n. 1455), Niccolò (n. 1458), Galeotto (n. 1462) e otto femmine, Caterina, Marietta, Ginevra, Costanza, Lisa (n. 1456), Oretta (n. 1458 e «nata a uno chorpo» con Niccolò, cioè sua gemella), Ippolita (n. 1460) e Lucrezia (n. 1464). A questi si aggiungeva l’illegittimo Lionardo (n. 1463).
Piero partecipò attivamente alla vita politica della città ricoprendo più volte incarichi nell’esecutivo: fu priore nel 1447, gonfaloniere di compagnia nel 1459 e gonfaloniere di Giustizia nel 1462. Forse anche per i rapporti di familiarità con Renato d’Angiò che, nel 1442, ne tenne a battesimo il figlio primogenito (cui venne imposto il nome di Renato in suo onore), Piero fu inviato dalla Repubblica fiorentina, il 20 ottobre del 1461, come ambasciatore al nuovo re di Francia, Luigi XI. Con lui altri eminenti cittadini: Filippo dei Medici arcivescovo di Pisa e Bonaccorso di Luca Pitti, (Cronaca di Lionardo di Lorenzo Morelli..., in Cronache..., a cura di I. di San Luigi, 1785, p. 178). Già due anni prima, nell’autunno del 1459, Piero aveva partecipato a un’ambasciata presso Giovanni D’Angiò insieme ad Alessandro Alessandri e Otto Niccolini (Domenico di Leonardo Buoninsegni, Istoria o memorie della città di Firenze, 1581, p. 76).
Tuttavia, rammentandone il trionfale rientro in città al ritorno dall’ambasciata del 1461, Alessandra Macinghi Strozzi, in una lettera scritta nel marzo successivo al figlio Lorenzo, quasi presentendo l’imminente disfatta del casato dei Pazzi, faceva trapelare un certo scetticismo sulle concrete prospettive di successo che li attendevano a Firenze: «Ieri entrò messer Piero de’ Pazzi en Firenze con gran trionfo e magnificenza, più che ’ntrassi cavaliere già gran tempo. Non è però da farvi su gran fondamento; ché alle volte a Firenze si dimostra una e fassi un’altra […] ricordoti, secondo sento, che chi sta co’ Medici sempre ha fatto bene, e co’ Pazzi el contradio; che sempre sono disfatti» (Lettere, lett. XXVI, pp. 255 s.).
In effetti, se per le figlie femmine Piero fu in grado di programmare e realizzare buoni matrimoni con membri di famiglie onorevoli così come ancora si conveniva al rango della sua casata – Caterina nel 1453 circa sposò Bartolomeo di Filippo Valori con una dote di 2000 fiorini (Polizzotto - Kovesi, 2007, pp. 67 s.); Marietta sposò nel 1461 Donato Acciaiuoli, di cui Piero era grande amico (Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, II, ed. 1976, p. 309); Ginevra si maritò nel 1463 con Piero di Daniello Alberti, Costanza nel 1466 con Braccio Martelli, umanista di ambiente laurenziano e Lisa, infine, andò a nozze nel 1471 con Agnolo di Otto Niccolini –, egli passò a miglior vita senza poter presentire il tragico destino che nel giro di qualche anno si sarebbe abbattuto sulla sua progenie maschile.
Piero morì nel 1464, anno in cui era in carica come podestà di Pistoia (le Tratte lo danno per morto nel 1466 all’estrazione per la Mercanzia).
La successiva dichiarazione al Catasto dei suoi figli eredi indicava una spesa annua di 9 fiorini per una cerimonia da celebrarsi in sua memoria nella chiesa di S. Croce (Archivio di Stato di Firenze, Catasto 927, c. 507r). Quattordici anni dopo la sua morte, nella primavera del 1478, quasi tutti i suoi figli vennero travolti dalle conseguenze della fallita congiura capeggiata da Jacopo fratello di Piero e dal nipote Francesco, nel corso della quale Giuliano dei Medici era stato pugnalato a morte. Senza alcuna pietà per la memoria del legame che aveva unito Piero ai figli di Cosimo dei Medici e a sua moglie Contessina la durissima reazione di parte laurenziana colpì l’intera casata e, in maniera massiccia, i figli di Piero il cui coinvolgimento nella cospirazione non era tuttavia affatto certo: Renato, come lo zio Jacopo e il cugino Francesco, venne impiccato alle finestre del palazzo dei Priori; Andrea, Niccolò, Giovanni e il giovane Galeotto (che secondo Poliziano, Della congiura dei Pazzi (Coniurationis commentarium), a cura di A. Perosa, Padova 1958, p. 53 – unico a riferire questo particolare – aveva tentato la fuga indossando un travestimento femminile) furono arrestati e imprigionati nella rocca di Volterra, il chierico Leonardo venne esiliato a Roma. Antonio, già vescovo di Sarno dal 1475 (e di Mileto dal 1478), fu il solo che, grazie alla protezione del pontefice, poté salvarsi dalla repressione del governo fiorentino.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Carte Strozziane, II, L, cc. 77 s.; Catasto 718, cc. 123v-124r; Catasto 927, cc. 504r-508r; Mediceo Avanti il Principato, Fi. V, n. 165; VI, n. 119; VII, n. 174, n. 314; XVI, n. 356; XVII, n. 263; Ufficio delle Tratte (consultabile on-line: http://www.stg.brown.edu/projects/tratte); Domenico di Leonardo Buoninsegni, Istoria o memorie della città di Firenze dall’anno 1410 al 1460 scritte nelli stessi tempi che accaddono da D. di L. Buoninsegni, Firenze, 1581; Cronaca di Lionardo di Lorenzo Morelli, originale dal 1347 al 1520, in Cronache di Giovanni di Jacopo e di Lionardo di Lorenzo Morelli, a cura di I. di San Luigi, Firenze 1785, pp. 165-212; P. Litta, Famiglie celebri italiane, dispensa 129, tavola VIII, Milano 1850-1852; A. Macinghi Strozzi, Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo XV ai figliuoli esuli, a cura di C. Guasti, Firenze 1877; F. Guicciardini, Storie Fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di R. Palmarocchi, Bari 1931; Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, a cura di A. Greco, II, Firenze 1976, pp. 309-320; Ricordanze dal 1433 al 1483 di Ugolino di Niccolo Martelli, a cura di F. Pezzarossa, Roma 1989; L. Martines, April blood. Florence and the plot against the Medici, Oxford-New York 2003 (trad. it. La congiura dei Pazzi. Intrighi politici, sangue e vendetta nella Firenze dei Medici, Milano 2004); R. Black, Education and society in Florentine Tuscany: teachers, pupils and schools (c. 1200-1500), Leiden 2007; L. Polizzotto - C. Kovesi, Memorie di casa Valori, Firenze 2007; T. Daniels, La congiura dei Pazzi. I documenti del conflitto fra Lorenzo de’ Medici e Sisto IV, Firenze 2013.