PIERO di Fronte
PIERO di Fronte. – Nacque a Firenze nella prima metà del Trecento da una famiglia di ‘gente nuova’. Il padre fu forse Fronte di Michele, un orefice che ricoprì ripetutamente, fra il 1308 e il 1325, incarichi di rilievo presso la zecca cittadina (Orsini, 1760, pp. 14-35), mentre non conosciamo l’identità della madre.
Nel dicembre 1349 Piero si immatricolò all’arte della lana, la potente corporazione dei produttori di panni, per il convento di Porta San Pietro, il più centrale dei quattro distretti cittadini in cui erano ubicate le botteghe tessili. Nel 1351, con la qualifica di lanaiolo, egli figura nei ruoli d’estimo del quartiere di Santa Croce, gonfalone Carro, e il coefficiente d’imposta assegnatogli lo colloca fra i contribuenti di livello medio (Stella, 1993, p. 186, n. 82). I censimenti fiscali del 1362 e del 1378 ne confermano il luogo di residenza, il buon grado di agiatezza e il settore di attività, settore in cui avrebbero poi operato anche i figli Fronte e Antonio, mercanti particolarmente attivi, all’inizio del Quattrocento, nel commercio dei tessuti fra Firenze e l’Ungheria (Prajda, 2013).
Nel 1366 Piero è ricordato tra i capitani della compagnia di Santa Maria della Misericordia (Frullani e Gargani, 1865, doc. 1, p. 63), importante istituzione cittadina dedita all’assistenza agli infermi e alla sepoltura dei morti, mentre a partire dall’inizio degli anni Settanta entrò a far parte della cerchia degli eletti ai tre più importanti uffici delle Repubblica gigliata: nel 1372, infatti, sedette fra i sedici Gonfalonieri di compagnia, nel 1377 fu uno dei dodici Buonuomini, mentre nella primavera del 1378 venne eletto fra i Priori, la magistratura che rappresentava il vertice dell’ordinamento fiorentino.
Si trovò così a vivere da protagonista uno dei momenti più difficili della storia della città, dove si era riacceso l’annoso conflitto tra il partito oligarchico e filopapale – nel quale confluivano membri di antiche famiglie magnatizie ed esponenti della fazione albizzesca il cui riferimento comune era la Parte guelfa – e lo schieramento facente capo alle arti, composto da mercanti, banchieri, imprenditori tessili, artigiani e bottegai, che aveva trovato un leader in Salvestro de’ Medici. Il confronto degenerò in giugno, quando una folla di artifices, ma nella quale si erano infiltrati salariati poveri e immigrati, incendiò e saccheggiò le case dei membri più in vista della Parte guelfa, attaccò il carcere cittadino, assalì il monastero di S. Maria degli Angeli e la chiesa di S. Spirito con l’intenzione di trafugarne gli oggetti preziosi e cercò di penetrare nella Camera del comune.
Piero di Fronte, che insieme al pellicciaio Francesco Spinelli e al mercante Francesco Casini rappresentava nel priorato la componente dei novi cives schierati con il partito degli Albizzi (Brucker, 1962, p. 128), fu attivo in prima persona nella repressione delle violenze. A cavallo, armato di tutto punto – secondo il racconto di Alamanno Acciaioli – riuscì a mettere in fuga gli assalitori a Santo Spirito, «e alcuni di quelli che ne portavano la roba, che erano tre, sì li fece impiccare per la gola»; poi si spostò sull’altra riva dell’Arno, dove difese efficacemente la Camera del comune, che i tumultuanti volevano dare alle fiamme, «per modo che la detta camera non fu tocca e la mala gente si partì» (Acciaioli, 1917-34, p. 15).
L’apprezzamento contenuto in una delle cronache principali del tumulto dei ciompi riemerge nell’ampia pagina che Machiavelli dedicò agli eventi del 1378 nelle Istorie fiorentine, dove Piero, sebbene non citato per nome, è il priore che «in quel modo che poteva, alla rabbia di quella moltitudine s’opponeva» proteggendo «la pubblica camera dalle mani di questi predatori» (Machiavelli, 1525, 1962, p. 231).
Tale giudizio fu ripreso e ampliato da Scipione Ammirato, che gli riconobbe di avere salvato con la sua «virtù […] la memoria delle cose pubbliche» (Ammirato, 1847, p. 283), e fatto proprio dalla storiografia sette e ottocentesca su Firenze e il tumulto. Per autori quali il Farulli e il Mecatti, il Santarosa e il Capponi, Piero fu con Michele di Lando – il ciompo ravveduto che aveva salvato Firenze dalla dittatura della plebe – uno degli eroi positivi della rivolta (Farulli, 1710, pp. 19 s.; Mecatti, 1755, p. 275; Santa Rosa, 1843, p. 60; Capponi, 1875, pp. 338, 340).
Nel 1380 Piero fu ancora una volta eletto fra i Buonuomini e nel 1382 nel collegio dei Gonfalonieri di compagnia, mentre l’anno successivo lo troviamo fra i capitani di Parte guelfa (Mazzoni, 2010, Appendici on line, p. 35). Nel 1387 il suo nome fu estratto dalla borsa destinata all’elezione del gonfaloniere di Giustizia, ma a quest’epoca risulta già scomparso. Secondo le annotazioni di padre Ildefonso di San Luigi alla Istoria fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani (Delizie, 1783, p. 95), egli morì di peste a Firenze nel luglio 1383.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Arte della Lana, 19, c. 87; Estimo, 306, c. 194v; Prestanze, 14, c. 5; 367, c. 6v; Archivio delle Tratte, Tre maggiori, 595, cc. 33, 70, 115; 596, cc. 13, 85; 763, c. 68; G. Farulli, Istoria cronologica del nobile, ed antico Monastero degli Angioli di Firenze, Lucca 1710; G. Mecatti, Storia cronologica della città di Firenze o siano Annali della Toscana che possono servire d’illustrazione, e d’aggiunta agli Annali d’Italia del signor proposto Lodovico Antonio Muratori, I, Firenze 1755; I. Orsini, Storia delle monete della Repubblica fiorentina data in luce da Ignazio Orsini accademico fiorentino, apatista, e socio colombario, Firenze 1760; N. Machiavelli, Istorie fiorentine (1525), a cura di F. Gaeta, Milano 1962; Marchionne di Coppo Stefani, Istoria fiorentina, in Delizie degli eruditi toscani, XVII, Firenze 1783; P. di Santa Rosa, Storia del Tumulto dei Ciompi avvenuto in Firenze l’anno 1378, Torino 1843; S. Ammirato, Istorie fiorentine, I, 3, Firenze 1847; E. Frullani - G. Gargani, Della casa di Dante. Relazione con documenti al Consiglio generale del Comune di Firenze, Firenze 1865; G. Capponi, Storia della Repubblica di Firenze, I, Firenze 1875; A. Acciaioli, Cronaca, in Il tumulto dei ciompi. Cronache e memorie, a cura di G. Scaramella, RIS2, XVIII, 3, Bologna 1917-34, pp. 11-41; G.A. Brucker, Florentine politics and society, 1343-1378, Princeton (N.J.) 1962; E. Sestan, Echi e giudizi sul tumulto dei ciompi nella cronistica e nella storiografia, in Il tumulto dei ciompi. Un momento di storia fiorentina ed europea, Atti del Convegno... 1979, Firenze 1981, pp. 125-160; A. Stella, La révolte des Ciompi. Les hommes, les lieux, le travail, préface de Ch. Klapisch-Zuber, Paris 1993; V. Mazzoni, Accusare e proscrivere il nemico politico. Legislazione antighibellina e persecuzione giudiziaria a Firenze (1347-1378), Pisa 2010 (Appendici on-line, http://www.pacinieditore.it/wp-content/plugins/ckeditor-for-wordpress/ckfinder/Files/Accusare%20e%20proscrivere%20-%20APPENDICI.pdf); K.Prajda, Florentine Merchant Companies established in Buda, in Mélanges de l’École française de Rome-Moyen Âge, CXXV (2013), 1 (consultabile all’indirizzo: http://mefrm.revues.org/1062#text).