FOSCARINI, Piero
Nacque a Venezia il 5 febbr. 1652 da Giannantonio di Pietro e da Cattaruzza Marcello di Melchiorre. La famiglia, del ramo alla Carità, dimorava a S. Agnese e - a differenza di quelle di S. Stae e dei Carmini - apparteneva a quel patriziato minore escluso dal giro delle cariche più importanti.
Il nonno Piero (1583-1630) ebbe fama di erudito, fu autore di una Cronica di Venezia e trascrittore, prima del F., di diversi codici.
Il F. ricevette un'accurata educazione umanistica e scientifica, studiò le lingue classiche e il francese e manifestò presto un particolare gusto per la storia veneziana. Nel 1671, morto il padre, ereditò con lo zio Alvise il patrimonio familiare, tra cui vanno annoverate la dimora a S. Agnese e una villa a Corbolone, presso Santo Stino di Livenza. Nel 1674 anticipò l'ingresso in Maggior Consiglio estraendo la Balla d'oro.
La presenza di omonimie e l'assenza del patronimico rendono incerto il debutto in politica del F. e dubbia l'attribuzione della sua nomina a ufficiale all'Esazion del danaro pubblico del 1679; certo è invece il suo ballottaggio per capitano a Zara, nel 1681. Il 21 dicembre dello stesso anno venne eletto provveditore ad Asola, dove rimase fino all'autunno del 1683. Rientrato a Venezia, fu assorbito dalle liti giudiziarie con i parenti - cruccio di buona parte della sua vita - sui beni dello zio Alvise morto intestato. Nel 1684 fu nominato esecutore alle Acque, poi provveditore a Peschiera, carica, quest'ultima, che rifiutò. Da questo momento la carriera del F. si svolse a Venezia, ove nel 1685 fu eletto savio alle Decime. Nel 1687 entrò nella Quarantia civil nuova, tradizionale tappa del cursus honorum dei nobili di modesta fortuna e scarse possibilità di carriera, delle cui difficoltà il F. presto si avvide, rassegnandosi agli incarichi di routine che poté saltuariamente ottenere. Nel 1690 fu nominato provveditore sopra i Conti e nel 1695 ufficiale alle Rason Vecchie. Per alcuni anni rinnovò i tentativi per ottenere incarichi, l'ultimo dei quali, nel 1712, per il Cattavèr fallì con uno strascico di polemiche per presunto ostracismo. Gli scarsi impegni politici avevano concesso al F. ampio spazio per dedicarsi alle attività intellettuali. Tuttavia, seguendo i costumi del tempo, divise questi interessi con quelli più alla moda del gioco e della vita di accademia, allora vivacissima, fondandone una intitolata al suo nome che si riuniva nella sua casa e, almeno dal 1690, anche una di ballo. Appassionato di gioco - lo testimoniano i suoi libri sull'argomento e un bel "tavolon con gioco del matto" nella villa di Corbolone - il F. fu anche tra gli animatori del celebre ridotto di S. Moisè.
Le dimore di città e di campagna del F. rivelano il suo gusto e i suoi interessi: strumenti musicali, quadri e una biblioteca di quasi tremila volumi. La parte più preziosa era costituita dai manoscritti, che il F. raccoglieva o si faceva prestare per ricopiarli e per farli diventare poi, con gli indici personali, agili testi di consultazione e di ricerca storica.
La fonte principale di quanto si è detto e si dirà del F. erudito è un grosso volume manoscritto conservato alla Biblioteca del Civico Museo Correr (Mss. Correr 1038) che reca sul dorso l'iscrizione Indice de manuscritti di miss. Marco Foscarini doge e all'interno Indici diversi per alfabeto che segnano le cose più rimarcabili che sono notate ne manuscritti della biblioteca Foscarini. Il tomo, che meriterebbe da solo uno studio approfondito, è quasi interamente di mano del F., che lo completò nell'ottobre del 1715. In quattro dense carte egli spiega le ragioni e i criteri della stesura dell'indice, un vero e proprio catalogo, redatto non solo per uso personale. Creò inoltre un indice per materia organizzato alfabeticamente per tomo, finalizzato a ricerche più specifiche su commissione soprattutto "di molti del governo": lavoro appassionato ma offuscato dal disinteresse dei figli, che il F. avrebbe voluto vedere seguitare in quella fatica, secondo lui utile alla patria. Dei 405 codici, dal contenuto vario e articolato, una trentina contiene cronache: infatti, nonostante la cultura veneziana cominciasse a conoscere esempi più aggiornati di storiografia (si pensi a un G.A. Muazzo), la cronachistica costituiva ancora il nucleo centrale della pubblicistica storica, da secoli oggetto di riproduzione e aggiornamento continui. Nella trascrizione di documenti rari la memoria storica giungeva alle generazioni più giovani e diveniva strumento di analisi, studio o semplicemente di appagamento nostalgico per i patrizi, al punto che l'uso del trascrivere aveva finito per assumere le valenze di un rito.
Nei fondi della Biblioteca naz. Marciana e in quelli della Correr di Venezia esistono alcuni esemplari copiati e chiosati dal F. nell'arco di un quarantennio circa, specie tra il 1700 e il 1728. I commenti del F. di alcuni di questi ultimi sono di particolare significato per valore documentario e metodologico.
Per quanto riguarda la Marciana, sotto la segnatura Mss.Lat., cl. X, 9, è il testo del cronista Andrea Dandolo, con le aggiunte di M. Caresini e di B. Ravegnani, funzionari della Cancelleria veneziana del secondo Trecento, copiato dall'esemplare conservato a quel tempo dai Foscarini di S. Stae e utilizzato anche per l'edizione muratoriana. La cronaca detta "Bemba" è contenuta in due codici (Mss. It., cl. VII 81 e 125). Il primo, attribuito da E. Pastorello (p. 481) a un ignoto del '400, è la seconda parte della cronaca detta "di Daniele Barbaro", la cui trascrizione fu terminata nel 1726. Il F., già in possesso del secondo tomo e della prima parte della cronaca trascritta dal nonno, aveva voluto riprodurre un codice posseduto da Marco Contarini degli Scrigni a S. Trovaso. La cronaca detta "Savina" (Mss. It., VII 135) fu trascritta tra il 1711 e il 1712, prima da un esemplare posseduto da A. Cappello, poi da un altro prestato al F. da V. Coronelli. Il F. ritiene che la cronaca "Savina" e quella detta "Agostini" siano dello stesso autore e afferma che "chiunque procurarà dimostrar come la ava Savina sia passata con la Agustini vedrà facilmente il vero nome di questo authore che ha scritto queste due Croniche": asserzione che il Cicogna (Delle inscr., IV, p. 197), sulla base di controlli effettuati sulle genealogie dei Savina e degli Agostini, mostra però di non condividere. La cronaca "Barba" (Mss. It., VII 66), ricordata da Marco Foscarini (p. 182), è impreziosita da un accurato indice del F., che la attribuisce a un membro di casa Barbo. Il Cicogna (Delleinscr., VI, p. 105) la accosta invece a un esemplare in suo possesso (Correr, Cod. Cicogna 291), sostenendo che i due compilatori sono diversi e che la "Barba" sarebbe il risultato dell'accostamento di vari brani di cronache più antiche. Di particolare rilievo le Istorie di Nicolò Contarini e i Diari di Gerolamo Priuli. Delle prime nella Marciana si conservano due codici, entrambi appartenuti al F., il VII 176 e i 174-175. Il primo è l'autografo che il F. trascrisse nei primi anni del '700 e corrisponde integralmente al codice contariniano - VII 764-768 - ma con i libri VIII e IX uniti in unico tomo, per un totale di dodici libri anziché tredici. Il Cicogna (Delle inscr., III, p. 288) spiega che il F. copiò la versione in dodici libri; inoltre ne possedeva una copia (il marciano Mss. It., VII, 174-175) che era in dieci libri. Interessante il giudizio del F.: un'opera che sebbene molto richiesta "conservasi tuttavia inedita"; stimabile per esattezza di notizie e per "senatoria libertà", tuttavia "difettosa altrettanto nella disposizione della materia che nello stile, segni d'opera non ripulita". Nessun altro però - conclude - narra meglio del Contarini. E lo dimostra il moltiplicarsi delle copie nel corso dei secoli XVII e XVIII "in una sorta di accaparramento di un bene prezioso" (Zanato, 1980) sia per la levatura dell'autore sia per una sorta di risarcimento della mancata pubblicazione dell'opera, bloccata da una decisione del Consiglio dei dieci. Più complessa la vicenda dei Diari del Priuli (Marciana, Mss. It., cl. VII 131-133). L'opera originale era in otto volumi appartenuti prima a Girolamo Pesaro poi alla famiglia Manin. Il primo (VII 130); il terzo, andato perduto; il secondo, quarto, quinto, sesto, settimo e ottavo sono nella biblioteca Correr (P.D. 252c). Tra il 1726 e il 1727 il F. copiò integralmente il secondo (VII 131) e riassunse il quarto e l'ottavo (VII 132-133) seguendo per il secondo, sesto, settimo, ottavo la copia di Nicolò Foscarini da S. Stae e per il quarto e il quinto l'originale posseduto a quel tempo da G. Pesaro a S. Beneto. Già M. Foscarini afferma che nei Diari vi erano inesattezze, e tale giudizio è confermato dal Cicogna (Delle inscr., I, p. 165) e dal Fulin (p. 137). In ciascuno dei primi due tomi (131, c. 296 e 132, c. 1) il F. appose due lunghe note, nelle quali ricordava che "questo libro - il secondo della copia - è in ca' Foscarini a S. Staj nella libraria del n. h. ser Nicolò K. P. q. Nicolò con altri 9 i quali principiano dal 1509 a dì 4 giugno" e osservava che mancava il terzo "che voglio credere siano più volumi perché la materia della lega di Cambrais è molto lunga massime scritta a diario". Il secondo lo aveva ricopiato "a parola per parola perché si veda l'antichità dello stile di quel tempo e come scriveva e con che talento questo signor Priuli". Il quarto aveva preferito riassumerlo, perché voluminoso e ritenuto tedioso. Effettivamente molti studiosi, tra cui il Romanin, fidandosi della sua attendibilità, preferirono i riassunti del F. agli originali, di più difficile lettura.
Il F. morì a Venezia il 28 giugno 1729. Lasciava la moglie, Bianca di Santo Moro, sposata il 18 sett. 1684, e sei figli: Giannantonio (1686-1732), Giovanni (1688-1739), che fu arcivescovo di Corfù, Alvise (1690), Giambartolomeo (1693-1765), continuatore della famiglia, Giangiacomo (1696) e Laura, sposata nel 1710 a un Pietro Loredan.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta 19: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patrizi veneti…, III, cc. 348, 547-548; Avogaria di Comun. Libro d'oro. Matrimoni, regg. V, c. 111; VI, c. 114v; Ibid.Nascite, X, r. 60, c. 146v; Ibid.Necrologi dei nobili, 159 (alla data); Ibid.Giudici di Petizion, Inventari, 376, n. 40; 426, n. 28; 462, nn. 22-23; Dieci savi alle decime in Rialto, b. 292 (red. del 1711, cond. n. 256/7); b. 329 (red. 1740, cond. n. 836/7); Segretario alle Voci. Elezioni Maggior Consiglio, regg. 23; 24, c. 20; 25, c. 254; Consiglio dei dieci. Deliberazioni. Criminali, reg. 62, cc. 79 s.; Capi del Consiglio dei dieci. Lettere dei rettori…, b. 57; Ospedali e luoghi pii, filza 82; bb. 93/31; 280/8; 601; Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, 848-853(=8927-8932): Consegi, passim. Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Mss.Correr 192, 741; Mss. P.D., 768c/9; Mss. Donà, 480, fasc. II, 19; Cod.Cicogna 1038 (catalogo autografo della biblioteca del Foscarini); 2546; 3348/112; 3526. I codici copiati e chiosati dal F. in Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, 34 (8608); 48 (7143); 66 (7766); 81 (7304); 82 (7767); 90 (8029); 91 (7441); 125 (7460); 131-133 (8614-8616); 135 (7605); 141-142 (7146-7147); 170 (7772); 174-175 (8617-8618); 176 (8619); 183 (8161); 196 (8578); 321 (8838); Mss. Lat., cl. X, 9 (3650). G. Priuli, I diari, I, a cura di A. Segre, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXIV, 3, II, pp. VII ss.; E. Pastorello, Introduzione ad A. Dandolo, Cronica, ibid., XII, 1, Bologna 1941-1942, pp. LVI-LVII, 344, 346, 481; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, Venezia 1824-1853, I, p. 102; III, pp. 288, 391 s.; IV, pp. 194, 197, 612; VI, p. 105; T. Gar, I codici storici della collezione Foscarini…, in Arch. stor. ital., V (1843), pp. 292 ss.; M. Foscarini, Della letteratura veneziana ed altri scritti intorno ad essa, Bologna 1976, ad Ind.; G. Valentinelli, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum. Codices mss. lat., VI, Venetiis 1873, pp. 161 s., 165; R. Fulin, G. Priuli e i suoi diari, in Archivio veneto, XXII (1881), pp. 137, 153; P. Zanetti, I diari di G. Priuli riassunti da Pietro F., in Miscell. di E. Teza, Padova 1891, pp. 75-82; G. Saccardo, La colonna di S. Marco…, in Nuovo Archivio veneto, I (1891), p. 134; G. Mazzatinti, Inv. dei mss. delle biblioteche d'Italia, vol. LXXXI, s.v.; T. Zanato, Per l'edizione critica delle "Historie veneziane" di N. Contarini, in Studi veneziani, n.s., IV (1980), pp. 137, 140, 157; M. Sanuto, Le vite dei dogi (1474-1494), a cura di A. Caracciolo Aricò, I, Padova 1989, pp. XXII s.