PIRRI ARDIZZONE, Piero
PIRRI ARDIZZONE, Piero. – Nacque a Roma il 24 maggio 1922 da Tito Pirri, ingegnere, e da Luisa Ardizzone. La madre era l’unica figlia sopravvissuta in età adulta di Giuseppe Ardizzone e quindi nipote di Girolamo, giornalista ed editore che nel 1863 aveva fondato il Giornale di Sicilia, erede del Giornale Officiale di Sicilia pubblicato già al tempo dei Borbone. All’inizio degli anni Trenta, insieme al fratello Giovanni, nato nel 1926, fu adottato dal nonno materno che non aveva altri eredi maschi per tramandare il proprio cognome: nasceva così la famiglia Pirri Ardizzone.
Piero Pirri Ardizzone compì gli studi tra diversi istituti in Italia e all’estero: si divise tra il Massimiliano Massimo di Roma e il Collegio Mondragone di Frascati, entrambi gestiti dalla Compagnia di Gesù, per poi diplomarsi in Svizzera presso l’Institut Montana di Zugerberg, frequentato da studenti provenienti da molti Paesi del mondo. Rientrato in Italia, si laureò in giurisprudenza e assolse gli obblighi di leva come allievo ufficiale presso la Scuola di applicazione di cavalleria di Pinerolo.
Giornalista professionista fin dal 1943, divenne condirettore del Giornale di Sicilia ad appena venticinque anni, nel 1947, e mantenne la carica fino al 1963; fu quindi direttore responsabile del quotidiano dal 1° luglio 1968 al 31 dicembre 1971. In quegli anni portò avanti una complessa ristrutturazione del quotidiano e si impegnò, così come avrebbe fatto da amministratore e da azionista per tutto il corso della sua vita, per far proseguire la crescita del giornale, anche rafforzando il legame con gli interessi e le realtà della Sicilia.
Nel 1959 curò la pubblicazione di Cronache di un secolo: dalla collezione del Giornale di Sicilia, un volume edito dalla casa editrice Flaccovio di Palermo per celebrare il centenario del quotidiano, di cui vennero tirate 3000 copie. Si tratta di una storia della Sicilia degli ultimi cento anni ricostruita attraverso gli articoli del giornale e divisa per grandi temi: l’unificazione nazionale, la rivolta dei fasci siciliani, il processo Notarbartolo, l’epoca giolittiana, la prima guerra mondiale e il dopoguerra, il fascismo e la seconda guerra mondiale, l’autonomia regionale.
Tra il 1951 e il 1956, dopo un viaggio di istruzione negli Stati Uniti durante il quale fu ospite del governo americano, insegnò prima tecnica del giornalismo e poi elementi di giornalismo presso l’Istituto superiore di giornalismo dell’Università di Palermo. Nel 1961 fu nominato presidente dell’Ente provinciale del turismo del capoluogo siciliano: sarebbe rimasto in carica fino al 1968.
Nel 1964, portando la sua attività imprenditoriale a estendersi anche al di fuori dell’ambito dell’informazione, fondò insieme a un gruppo di amici la Società navi traghetto, che avrebbe poi concorso a costituire la Linee canguro S.p.A., e ne divenne vicepresidente. L’azienda, che operava nel settore dei trasporti marittimi, collegando la Sicilia, la Sardegna e la penisola, inaugurò la sua attività con due traghetti, ma ben presto ampliò la propria flotta e arrivò a coprire anche tratte internazionali.
Dal 1964 al 1968 fu presidente della Bianchi-Sicilia, un’azienda attiva nel campo dei trattori, e sul finire degli anni Sessanta assunse la guida della Società veneta costruzioni, un’impresa che realizzava grandi progetti in Kuwait e in altri Paesi arabi.
Nel 1971 divenne presidente della Sicula Marittima, una società che si occupava dei trasporti tra l’isola e Malta; nello stesso periodo e per tutto il corso degli anni Ottanta fu consigliere di amministrazione di diverse aziende, tra cui la Società italiana per le strade ferrate meridionali, poi Bastogi finanziaria, consociata dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) e la Montedison. Tra il 1975 e il 1986 fu consigliere e presidente di alcune imprese attive nel campo del sale, tra le quali l’EMSAMS, l’Ente minerario siciliano, poi confluita in Italkali, la Società italiana sali alcalini.
Nel 1980, insieme a Carlo Caracciolo e Oscar Maestro, divenne editore del Progresso italo-americano, quotidiano di New York in lingua italiana fondato un secolo prima da Carlo Barsotti, che lo cedette nel 1986.
Negli ultimi anni della sua vita tornò a occuparsi prevalentemente delle attività editoriali, come presidente della società editrice del Giornale di Sicilia, di cui era coeditore, e della società televisiva Tele Giornale di Sicilia (conosciuta come TGS), nonché come direttore responsabile del notiziario dell’emittente.
Nel 1969 fu nominato cavaliere di gran croce dell’Ordine della Repubblica italiana e l’anno successivo cavaliere del lavoro (brevetto n. 1720).
Pirri Ardizzone sposò Ninni Monroy, esponente della nobile famiglia dei principi di Pandolfina, un’aristocratica palermitana che in seguito divenne compagna del dirigente e parlamentare comunista Emanuele Macaluso. Con lei Pirri Ardizzone ebbe due figlie, Ambra e Fiora. Quest’ultima sposò Franco Piperno, uno dei leader del movimento extraparlamentare di estrema sinistra Potere operaio, e finì in carcere nel 1978 con una pesante condanna per vicende connesse ad azioni terroristiche. In seguito le venne concessa la grazia dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
Morì a Orvieto il 21 giugno del 1994 dopo una malattia durata alcuni mesi; i funerali vennero celebrati nel Duomo della cittadina umbra.
Fonti e Bibl.: È morto P. A., in La Repubblica, 22 giugno 1994; Lutto nell’editoria siciliana. È morto P. P. A., in Giornale di Sicilia, 22 giugno 1994; Esempio per chi resta, ibid., 22 giugno 1994; E. Macaluso, 50 anni nel Pci, Soveria Mannelli 2003, pp. 211 s.; “Quella voce lì la conosco!”, ha urlato Grillo, in Prima comunicazione, aprile 2013, pp. 72-75; D. Ventura, Dalla parte degli esclusi. Stampa ed editoria in Sicilia ai tempi del piano Marshall, Milano 2014, pp. 60 s.