SACERDOTI, Piero
– Nacque a Milano il 6 dicembre 1905 dall’ingegner Nino e da Margherita Donati, figlia di Lazzaro, banchiere di origine modenese che nel 1869 aveva costituito a Milano un istituto di credito con il torinese Moise Jarach, la Donati Jarach, incorporata nella Società bancaria italiana nel 1899. Il padre, nato a Modena da Emilio e da Benedettina Donati, sorella di Lazzaro, concluse gli studi a Milano, presso il cui Politecnico si laureò nel 1895. Nonostante i genitori provenissero dall’influente comunità ebraica di Modena, la famiglia di Sacerdoti poté essere descritta come «intensamente milanese» (Montalto, 1967, p. 70), anzitutto per la capacità del nonno Lazzaro di inserirsi negli ambienti civili e imprenditoriali della città lombarda.
Frequentato il liceo Parini, Sacerdoti si laureò in diritto amministrativo all’Università di Milano nel 1927 con una tesi sull’associazione sindacale nel diritto italiano pubblicata l’anno successivo; nel 1928 conseguì una seconda laurea, sempre con lode, in scienze politiche all’Università di Pavia. Dal settembre 1927 trascorse tre mesi a Berlino presso la Privat und Kommerz Bank come stagiaire. Dalla capitale tedesca inviò al quotidiano Il Sole un articolo su un consistente prestito ottenuto negli Stati Uniti dalla stessa Privat und Kommerz Bank e intervistò il ministro dell’Economia tedesco. L’articolo (pubblicato il 26 ottobre 1927) attirò l’attenzione dell’avvocato Carlo Ottolenghi, allora alla direzione della Assicuratrice italiana, una compagnia fondata dalla RAS (Riunione Adriatica di Sicurtà), e in rapporti sia con il padre di Sacerdoti sia con lo zio Giulio, avvocato. Al ritorno da Berlino Ottolenghi gli offrì l’assunzione all’Assicuratrice e la prospettiva di un incarico a Londra per occuparsi della riorganizzazione dei rapporti con alcuni assicuratori britannici. Nel 1929 divenne procuratore legale e nel 1931, nonostante i crescenti impegni professionali come assicuratore, conseguì la libera docenza in diritto del lavoro. All’Assicuratrice passò dalla messa a punto di nuove polizze a copertura di responsabilità civile alla gestione del personale e all’organizzazione. Nominato procuratore legale alla fine del 1930, particolarmente apprezzato per le sue capacità di organizzatore, divenne vicedirettore, nel 1933, con la responsabilità di sviluppare il lavoro all’estero (Svizzera, Francia, Belgio e Spagna). Sempre nel 1933 compì un viaggio negli Stati Uniti, a Chicago, da dove scrisse per Il Sole un articolo pubblicato il 23 agosto dello stesso anno e da cui tornò durevolmente influenzato dalla visione del New Deal di Roosevelt e dalle riflessioni critiche del suo consigliere Adolf Berle sulle grandi corporations. A quell’esperienza risale la sua adesione al modello di economia sociale di mercato, rispettoso della libertà economica dei singoli ma attento alla funzione sociale dell’impresa, adesione rinforzata poi dalla frequentazione a Ginevra, nel 1944, dell’economista Wilhelm Roepke.
Negli anni Trenta si distinse non solo per le doti di organizzatore e le riconosciute competenze tecniche, ma anche per la sua capacità di riflessione e sistematizzazione teorica degli sviluppi che si registravano allora sui mercati assicurativi, in Italia e all’estero. L’attività manageriale e gli interessi accademici gli permisero di trascendere la dimensione di semplice practitioner e sviluppare in modo sistematico analisi e valutazioni dei mutamenti delle forme e delle aree di rischio. Dai primi anni Trenta le esperienze in Europa si moltiplicarono, mentre cresceva la sua considerazione nel gruppo.
Nel 1936 l’amministratore delegato della RAS, Arnoldo Frigessi di Rattalma, gli affidò la direzione delle due controllate francesi, Protectrice Accidents e Protectrice Vie, con il compito di consolidare la prima compagnia e, soprattutto, lanciare la seconda in un segmento difficile del mercato transalpino, quello vita, un mercato allora interessato, in Francia come in Italia, dai processi di progressiva estensione delle forme assicurative pubbliche connesse alle politiche di welfare state. Alla fine degli anni Trenta riorganizzò efficacemente la rete delle agenzie e ne promosse il lavoro in Francia e in Africa. Con la fine del decennio, tuttavia, la grave crisi internazionale e le politiche aggressive della Germania nazista posero in seria difficoltà i mercati assicurativi più sensibili ai rischi politici. La persecuzione antisemita avviata dal regime fascista nei primi mesi del 1938, e culminata nell’emanazione delle «leggi razziali» del settembre, interessò sia la RAS sia l’altra maggiore compagnia triestina, le Assicurazioni generali. Con la riorganizzazione dei vertici del gruppo RAS e l’entrata in guerra dell’Italia maggiori responsabilità furono assegnate ai collaboratori ritenuti più adatti, per capacità e affiatamento con Frigessi, a garantire un’efficace gestione delle società controllate. A Sacerdoti fu affidato il mercato francese. Dopo l’occupazione di Parigi del giugno 1940, ridislocò la direzione del gruppo Protectrice a Marsiglia, sotto il governo di Vichy. Nell’agosto 1940, a Marsiglia, sposò Ilse Klein (Colonia, 1913-Milano, 2001), conosciuta pochi mesi prima a Parigi, figlia di un avvocato ebreo tedesco, Sigmund, che sarebbe morto ad Auschwitz alla fine del 1943. Dall’unione nacquero Giorgio (Nizza, 1943), Andrea ed Emilio (Parigi, 1946) e Michele (Milano, 1950).
Nonostante le leggi antisemite varate dal governo di Vichy, tra il luglio e l’ottobre del 1940 i componenti la famiglia Sacerdoti poterono godere di una relativa sicurezza, in quanto cittadini italiani: pur essendo soggetti alle leggi razziali italiane in quanto ebrei, come italiani erano protetti nei confronti delle autorità di Vichy. Dopo l’occupazione tedesca anche della Francia del Sud, nel novembre del 1942, i Sacerdoti furono invitati dal consolato italiano a trasferirsi a Nizza, dove, come tutti gli ebrei stranieri presenti nella regione delle Alpes Maritimes, si trovarono sotto la giurisdizione delle autorità militari italiane che avevano occupato quel territorio.
Da Nizza rientrò in Italia nell’estate del 1943, rifugiandosi poi in Svizzera con la famiglia, dopo l’8 settembre. Da Ginevra mantenne rapporti con la Protectrice – «continuando a riempire fogli e fogli di direttive sempre chiare ed efficaci» (Rosa, 1967, p. 66) – e lì tenne un corso di diritto amministrativo rivolto agli studenti italiani rifugiati, collaborando con Luigi Einaudi ed Ernesto Rossi al volume Uomo e cittadino (Berna 1945) per l’educazione civica dei giovani della nuova Italia libera. Rientrato a Parigi dopo la Liberazione, nel 1945 riorganizzò la Protectrice, consentendo in pochi anni al gruppo di recuperare le posizioni un tempo detenute sul mercato assicurativo francese anche attraverso l’acquisizione di società minori (L’Empire e la Vigilance); nel 1947 ne divenne il direttore generale. Nel 1954 la sua preziosa opera di assicuratore gli sarebbe stata riconosciuta con il conferimento della Legion d’onore, una rara distinzione per un imprenditore non francese.
Nel 1949, forte della stima del presidente Frigessi e dell’amministratore delegato Enrico Marchesano, fu nominato direttore generale della capogruppo, avviando rapidamente un programma di consolidamento e crescita, in Italia e all’estero, imperniato sulla stretta e costante cooperazione tra la direzione e gli agenti, tra centro e rappresentanze territoriali, avvalendosi degli studi di zona e degli indici di valutazione dei risultati di mercato per coordinare l’attività gestionale e implementare le scelte strategiche. Insieme alla modernizzazione organizzativa promosse l’adozione delle nuove tecnologie di calcolo, acquisendo i più avanzati calcolatori IBM dell’epoca, così da ridurre i costi amministrativi e massimizzare lo sviluppo del lavoro propriamente assicurativo. La concreta rappresentazione del suo spirito modernizzatore e innovatore è forse racchiusa nella nuova sede di Milano della RAS, progettata da Gio Ponti e Piero Portaluppi, inaugurata nel maggio del 1962.
Nel 1963 assunse la responsabilità anche della rete estera del gruppo RAS e, di lì a poco, dovette perciò rinunciare, per i pressanti impegni aziendali, all’insegnamento di diritto del lavoro cui era stato chiamato dall’Università di Milano nel 1954. L’intenso sviluppo della rete multinazionale della compagnia permise alla RAS di mantenere il primato sul mercato interno e anche in alcuni mercati europei, poco dietro le Assicurazioni generali. La qualità del top management e l’efficienza delle strutture organizzative, insieme agli investimenti continui in capitale fisico e umano, concorrevano a distinguere le due compagnie triestine come grandi gruppi multinazionali alla cui direzione venivano selezionati e promossi manager competenti e dotati di un’insolita ampiezza di visione. Le sue scelte strategiche erano guidate da analisi e studi, da un approccio scientifico alla valutazione dei mercati e degli strumenti assicurativi, da una cultura economico-giuridica sofisticata, dall’attiva partecipazione – Sacerdoti parlava francese, inglese e tedesco – agli organismi internazionali che si formavano allora in Europa (CEA, Comité Européen des Assurances; OECE, Organization for European Economic Cooperation), in cui poté valorizzare le proprie doti di manager-intellettuale cosmopolita. Fu favorevole a forme di regolazione volontaria tra le compagnie per la gestione dei nuovi rischi – dalla responsabilità civile automobili ai grandi rischi connessi al nucleare – e sostenne la liberalizzazione dei servizi, in un mercato interno di cui valutava un alto potenziale di crescita per i persistenti fenomeni di sottoassicurazione, e la promozione di piani previdenziali volontari a integrazione della previdenza pubblica obbligatoria. In tale senso, nei primi anni Sessanta la RAS sperimentò, con la Cariplo (Cassa di risparmio delle Provincie lombarde), alcune forme di integrazione di banca e assicurazione con l’offerta di contratti che connettevano il risparmio bancario con le polizze vita. L’instancabile azione di Sacerdoti, in Italia e all’estero, coniugò costantemente una sistematica riflessione e la competenza manageriale secondo i principi, enunciati nel corso ginevrino del 1944, di «libertà e responsabilità». Il periodico di settore francese L’Argus, alla sua scomparsa, forse anche per questo lo poté definire «assicuratore di spirito europeo e rinomanza mondiale» (15 gennaio 1967, p. 1).
Morì improvvisamente, per un infarto, a Celerina, in Svizzera, il 30 dicembre 1966.
Opere. Il cittadino e lo Stato, Locarno 1945 (cap. 3 del volume, anonimo, ma curato da L. Einaudi - E. Rossi, Uomo e cittadino, Berna 1945, pp. 91-146); Il regime giuridico e tecnica delle assicurazioni nucleari, in Il diritto dell’energia nucleare, Milano 1961, pp. 443-459; Previdenza sociale e promozione del risparmio nell’economia moderna, Milano 1964 (prolusione al 29° corso per la formazione dei dirigenti d’azienda, Politecnico di Milano, 2 febbraio 1964); A century of insurance within the framework of the Italian economy, 1865-1965, in Bollettino tecnico del gruppo Ras, XXXIII (1965), 10, pp. 391-409; Problemi di struttura delle imprese assicuratrici nel Mercato Comune, in Diritto e pratica nelle assicurazioni, VII (1965), 1, pp. 51-69.
Fonti e Bibl.: Cariplo, In onore del Gr. Cr. Lazzaro Donati, 11 marzo 1930, Milano 1930; A. Montalto, Vita ed opere di un Assicuratore. Ritratto di P. S., in Bollettino tecnico del gruppo RAS, XXXV (1967), 2, pp. 69-101; M. Oxilia, Una vita di fede nell’avvenire, ibid., pp. 60-63; H. Rosa, Un’energia e un coraggio insopprimibili, ibid., pp. 64-67; Professor P. S., in Times, 6 gennaio 1967; L. Einaudi - E. Rossi, Carteggio (1925-1961), a cura di G. Busino - S. Martinotti Dorigo, Torino 1988, p.150; A. Millo, Trieste, le assicurazioni, l’Europa, Arnoldo Frigessi di Rattalma e la RAS, Milano 2004, pp. 184, 190, 206, 243 s.; G. Piluso, Italy. Building on a long insurance heritage, in World insurance. The evolution of a global risk network, a cura di P. Borscheid - N.V. Haueter, Oxford 2012, pp. 167-188; G. Sacerdoti, Nel caso non ci rivedessimo. Una famiglia fra deportazione e salvezza. 1938-1945, Milano 2013.