SANMARTINI (Sammartini), Piero
SANMARTINI (Sammartini), Piero (Pietro). – Nacque a Firenze il 18 settembre 1636, da Piero di Jacopo Sanmartini e da Caterina di Giovanni Prosperosi; battezzato come Piero, nei documenti archivistici e nelle opere a stampa viene però citato prevalentemente con il nome di Pietro.
Nel novembre del 1659, alla morte del maestro di cappella della cattedrale fiorentina di S. Maria del Fiore, Giovanni Battista Comparini, partecipò senza successo al concorso per la carica, dopo aver esercitato la professione a Roma e a Firenze (Giacomelli, 2002, p. 228); il 20 agosto 1660 divenne, contro il parere del maestro Niccolò Sapiti, sottomaestro di cappella; infine il 30 maggio 1686 primo maestro. È ignoto il motivo per cui il 13 febbraio 1690 fu sospeso (forse temporaneamente) dall’esercizio della carica di maestro di cappella, che, comunque, mantenne almeno nominalmente fino alla morte.
Il 23 agosto 1671, per la canonizzazione di s. Filippo Benizzi, fu eseguita nella basilica della Ss. Annunziata a Firenze una sua messa a 8 cori con «concerto di strumenti e sinfonie di trombe, tromboni, traverse e cornetti» (Gandolfi, 1909, p. 512). Il 19 ottobre 1672 entrò al servizio della corte medicea (Kirkendale, 1993, p. 37), e in effetti in più occasioni si qualificò come «Musico di S.A.S.», anche se il suo nome non compare mai nei registri mensili dei salariati (ibid.). Nell’ottobre del 1683, sempre a Firenze, Sanmartini diresse una messa solenne con 4 cori di cantori e strumentisti (violini, viole, contrabbassi, liuti, organi, regali, cornetti, trombe) per la traslazione di s. Andrea Corsini in S. Maria del Carmine (Gandolfi, 1909, pp. 521-524). Nel 1685, poco meno che cinquantenne, pubblicò a Firenze la sua opera prima, Partitura de Mottetti a voce sola, dedicata a Vittoria Della Rovere, granduchessa di Toscana, consorte di Ferdinando II de’ Medici. Sono dodici mottetti su testi in latino (dieci per soprano e due per basso, con il basso continuo), destinati a varie festività dell’anno liturgico, da eseguire sia durante la Messa (il primo, O benignissime Domine, è espressamente intitolato «per l’Elevazione»), sia in momenti di devozione privata. Tutti si articolano in svariate sezioni contrastanti per tempo e stile, alternando i recitativi alle arie, in non pochi casi indicate come tali. La scrittura vocale è decisamente virtuosistica, le lunghe e frastagliate figurazioni melismatiche sembrano a tratti ispirate al repertorio violinistico.
Della sua produzione strumentale rimangono le Sinfonie a due violini e liuto e basso di viola, opera II (Firenze 1688; ristampa a cura di O. Cristoforetti, Firenze 1984), dedicate al principe ereditario Ferdinando de’ Medici, allora diciottenne, gran mecenate di musicisti, che in quello stesso anno impalmò la principessa Violante Beatrice di Baviera. Sono dieci Sinfonie strumentali a tre o quattro parti – ai due violini e basso continuo si aggiunge in alcune una parte di viola – articolate in più movimenti (quattro o cinque): in sei casi vi figurano delle fughe o delle «canzone» contrappuntistiche, in nove casi delle danze, come Alemanda, Giga o Salterello, quest’ultimo frequentemente collocato in coda. Sanmartini impiega qui il termine Sinfonia nell’accezione generica di ‘brano per più strumenti’, mero sinonimo di ‘Sonata’: di sicuro queste composizioni non hanno alcun rapporto con la sinfonia teatrale da eseguire avanti l’opera, né tantomeno con i prodromi della sinfonia settecentesca. Non è improbabile che a esse faccia riferimento Giovanni Cinelli Calvoli (La Toscana letterata...) quando scrive che Sanmartini compose «sinfonie e concerti per più instrumenti per la tavola di Palazzo» (pp. 1493 s.).
Fu membro della Compagnia dell’Arcangelo Raffaello di Firenze, di cui divenne maestro di cappella dopo il 1691: è pervenuto il libretto di un suo Oratorio di santa Cecilia dato nel 1692. Nello stesso anno divenne membro dell’Accademia Filarmonica di Bologna: il Beatus vir a 5 voci e 5 strumenti presentato per l’ammissione fu poi eseguito nel 1693 in S. Giovanni in Monte (Bologna, Archivio dell’Accademia filarmonica, N.I.G. 17686/1-10).
Sanmartini ebbe molti allievi, fra i quali si distinse Stefano Corti (autore di salmi e di un libro di Ricercari a due voci editi a Firenze nel 1685 e dedicati proprio al maestro). Fu lodato da un diarista coevo come «huomo valentissimo nella professione dell’insegnare e comporre in musica, et era reso il suo nome e la sua vita celebre a tutta l’Europa, ove sono sparsi tanti famosi Musici tanto nelle Chiese che sui Teatri, quali si gloriano di essere stati allevati nella sua gran scuola» (F. Portinari, Libro di ricordi, c. 30). Analoghi encomi si trovano ribaditi in documenti dell’Archivio dell’Opera di S. Maria del Fiore di Firenze, come in III-1, 18, n. 163: «Pietro di Pietro Sanmartini [...] ha servito per molti anni la chiesa medesima in qualità di sotto maestro, con intera sodisfazione dell’Universale, tiene et ha tenuto numerosa scuola di canto». Sanmartini fu in amicizia con Francesco Veracini e con suo figlio Antonio (zio del più celebre Francesco Maria), entrambi violinisti.
Morì a Firenze il 31 dicembre 1700.
Di molte sue composizioni, elogiate all’epoca anche per la singolarità degli organici impiegati – come la Messa Veni sponsa Christi a 18 voci o la Messa Bellica a 9 voci con tromba, definita «bizzarrissima», ma anche «Vespri a più cori e molte arie da camera libri tre, quali tutte sono opere manoscritte» (G. Cinelli Calvoli, La Toscana letterata..., cit., pp. 1493 s.) – non resta traccia. Nei manoscritti dell’Archivio musicale dell’Opera di S. Maria del Fiore si conservano alcuni brani sacri, in particolare un severo Miserere del VI tono a 4 voci (ed. moderna in O flos colende, 1998, pp. 64-72), che alterna versetti polifonici prevalentemente omoritmici e versetti da affidare al canto piano o anche all’improvvisazione organistica, e sette mottetti incompleti per la festa di s. Giovanni Battista (sussiste la sola parte di tenore nell’Archivio di S. Maria del Fiore, V-16). Firmò il dramma per musica La rivalità favorevole (Firenze 1668), dedicato al cardinale Leopoldo de’ Medici, di cui rimane il solo libretto (il testo è attribuito a Ottavio Ximenes Aragona da Cinelli Calvoli, La Toscana letterata..., cit., pp. 1412 s., che tuttavia lo data al 1665). Sempre Cinelli Calvoli gli attribuisce «drammi n.° sette, de’ quali uno non è ancor stato sentito» (pp. 1493 s.).
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. IX. 67: G. Cinelli Calvoli, La Toscana letterata ovvero Istoria degli scrittori fiorentini (secc. XVII-XVIII), pp. 1412 s., 1493 s.; Magl. XXV. 42: F. Bonazini, Bisdosso overo Diario (sec. XVIII), II, c. 428; Firenze, Biblioteca Marucelliana, C. XXVII: F. Portinari, Libro di ricordi dal 1700 al 1720, c. 30; R. Gandolfi, La cappella musicale della corte di Toscana (1539-1859), in Rivista musicale italiana, XVI (1909), pp. 512 s., 521-524; C. Cordara, I precursori della Sinfonia: un altro Sanmartini sinfonista, in Il Primato artistico italiano, II (1920), 4, pp. 33-37; A. Parrini, Dalle ricerche sul liuto ad un sinfonista sconosciuto del ’600, Firenze 1925, pp. 1-7, estratto dagli Atti del 2° Congresso italiano di musica, Firenze... 1923; ripubblicato in Atti dell’Accademia del R. Conservatorio di musica “L. Cherubini”, Firenze, LVII (1932); M. Fabbri, Due musicisti genovesi alla corte granducale medicea: Giovanni Maria Pagliardi e Marino [recte: Martino] Bitti, in Musicisti piemontesi e liguri, a cura di A. Damerini - G. Roncaglia, in Chigiana, XVI (1959), pp. 82, 91; Id., Gli ultimi anni di vita di Francesco Maria Veracini, in Collectanea Historiae Musicae, III (1963), p. 97; R.L. Weaver - N.W. Weaver, A chronology of music in the Florentine theater 1590-1750, Detroit 1978, pp. 28, 130, 139; W. Kirkendale, The court musicians in Florence during the principate of the Medici, Firenze 1993, pp. 37, 45, 418, 646; O flos colende. Musica per Santa Maria del Fiore (1608-1788), a cura di G. Giacomelli - F. Luisi, Roma 1998, pp. XXII, XXXIX, LIII; S. Lorenzetti, Un «huomo valentissimo nella professione dell’insegnare e comporre in musica»: P. S. maestro di cappella in Santa Maria del Fiore (1686-1700), in Cantate Domino. Musica nei secoli per il Duomo di Firenze. Atti del Convegno internazionale di studi... 1997, a cura di P. Gargiulo - G. Giacomelli - C. Gianturco, Firenze 2001, pp. 219-246; A. Bertini, P. S., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXII, London-New York 2001, pp. 246 s.; G. Giacomelli, Musicisti in Santa Maria del Fiore fra Sei e Settecento, in Sub tuum praesidium confugimus. Scritti in memoria di monsignor Higini Anglès, a cura di F. Luisi - A. Addamiano - N. Tangari, Roma 2002, pp. 205, 227-229; Id., P. S., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XIV, Kassel 2005, col. 932; A. D’Ovidio, Patronage, sacrality and power at the court of Vittoria della Rovere: Antonio Veracini’s Op. 1 trio sonatas, in Journal of the Royal Musical Association, CXXXV (2010), pp. 281-314.