SODERINI, Piero.
– Nacque il 17 marzo 1451 a Firenze, nel quartiere di Santo Spirito, gonfalone Drago, dal secondo matrimonio di Tommaso con Dianora Tornabuoni, cognata di Piero de’ Medici. Ebbe fratelli Giovan Vettorio, Paolantonio e Francesco.
Dall’attività del padre legata al commercio della seta ereditò un considerevole patrimonio destinando lasciti cospicui all’ospedale di S. Maria degli Innocenti. Ufficiale delle condotte dal 23 novembre 1475 per quattro mesi, alla fine di dicembre del 1476 si recò a Milano con il padre per condolersi dell’uccisione del duca Galeazzo Maria Sforza. Nel luglio-agosto del 1481 fu priore e dal 1° novembre 1482 degli Otto di custodia per quattro mesi. Nel 1484 fece parte degli aggiunti per lo scrutinio degli uffici interni ed esterni e concorse per i Quattordici uffici. Dal 30 marzo 1485 ebbe l’incarico di podestà a Pistoia per sei mesi, dal 1° luglio 1486 di Maestro di dogana per un anno e dal 1° ottobre 1487 di soprastante alle Stinche per sei mesi. Il 30 aprile 1488 venne eletto commissario nel vicariato di Firenzuola e nella Romagna toscana e il 9 maggio ricevette il salario per essere stato commissario a Piancaldoli per un mese. Dal 1° gennaio 1489 fece parte del Consiglio del cento per sei mesi; fu ancora priore nel luglio-agosto seguente e dal 28 agosto 1490 podestà di Arezzo per sei mesi; il 1° luglio 1491 entrò nel Consiglio del cento per sei mesi e poi tra gli Otto di custodia per quattro mesi, divenendone provveditore il 1° marzo 1492 per quattro mesi; nell’autunno coadiuvò Niccolò Ridolfi, commissario a Pisa, Livorno e in Lunigiana, con una missione a Fivizzano; dal 25 marzo 1493 fu conservatore di Legge per sei mesi e il 20 luglio con il vescovo di Arezzo, Gentile Becchi, venne eletto ambasciatore presso il re di Francia, Carlo VIII, che, apprestandosi a scendere in Italia per rivendicare il Regno di Napoli, pretese il passaggio sul territorio fiorentino e aiuti militari. Dal 1° luglio 1494 fece parte degli Otto di custodia per quattro mesi e del Consiglio del cento per sei mesi; il 4 agosto seguente la Signoria lo inviò presso il duca di Calabria, Ferdinando d’Aragona, giunto in Romagna per muovere contro Lodovico Sforza, reggente del Ducato di Milano e contrastarne l’alleanza con la Francia ai danni di Napoli.
Con l’arrivo di Carlo VIII in Italia, il 2 novembre 1494 fece parte di una delegazione di otto ambasciatori inviata incontro al sovrano per la via di Pisa e di Sarzana, raggiungendo Piero de’ Medici che già si trovava lì. La cessione alla Francia delle fortezze di Pietrasanta, Sarzana, Pisa e Livorno e la conseguente caduta del regime mediceo determinarono a Firenze un radicale cambiamento della forma di governo con l’istituzione di un Consiglio maggiore, secondo il progetto savonaroliano, volto a favorire un sistema elettorale con una più ampia partecipazione dei cittadini alle cariche pubbliche.
All’interno del nuovo corso Soderini continuò la carriera politica e diplomatica: dal 1° marzo 1495 fu massaio di Camera per un anno, dal 1° gennaio 1496 membro del Consiglio maggiore per sei mesi, dal 1° marzo ufficiale del Monte per un anno e il 30 aprile sedette ancora nel Consiglio maggiore per sei mesi. Il 9 giugno ebbe il mandato di recarsi presso il duca di Savoia per una mediazione con la Francia per il recupero di Pisa ma gli fu vietato il passaggio dallo Sforza per l’atteggiamento avverso di Piero de’ Medici, orientato verso gli Aragonesi. Il 9 novembre dello stesso 1496 andò con Bernardo Rucellai presso l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo a Rosignano per protestare dei danni procurati nel Pisano. Il 16 gennaio 1498 fu eletto commissario a Volterra per un mese e dal 31 maggio commissario presso Ranuccio da Marciano per condurlo al servizio di Firenze; il 28 giugno ricevette le istruzioni per recarsi in Francia con il vescovo di Arezzo, Cosimo de’ Pazzi, e Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici (già in quella sede), per caldeggiare presso il nuovo sovrano Luigi XII il recupero di Pisa perché non cadesse sotto Venezia. Vi si trattenne fino all’autunno del 1499 e nel dicembre seguente venne inviato come commissario a Pistoia insieme con Guglielmo Pazzi per mantenervi l’ordine. Il 20 aprile 1500 fu disposta una sua missione a Milano per incontrare il cardinale George d’Amboise, emissario di Luigi XII, e ottenere aiuti per Pisa. Il 12 settembre fu mandato a Bologna presso il cardinale legato Giuliano Della Rovere per sollecitare sostegno nella guerra contro Pisa e indurre Giovanni Bentivoglio a ritirare le truppe inviate a Pistoia in soccorso dei Cancellieri; il 20 settembre entrò tra i Dieci di libertà e pace per sei mesi. Nel gennaio del 1501 fece parte di un gruppo di dodici cittadini per introdurre una nuova riforma fiscale. Nel marzo-aprile fu gonfaloniere di Giustizia, il 9 e il 19 maggio venne inviato presso Cesare Borgia per definire il suo passaggio sul territorio fiorentino. Il 20 agosto 1501 venne deputato con Cappone di Gino Capponi a incontrare Étienne de Vese, signore di Beaucaire, mandato dal re di Francia nel Regno di Napoli dopo la spartizione con la Spagna. Ancora dal 9 giugno 1502 entrò tra i Dieci di libertà e pace per sei mesi e il 15 seguente andò a Milano presso Charles d’Amboise, luogotenente generale di Luigi XII per chiedere sussidi militari.
Dopo la ribellione di Arezzo, l’8 agosto Piero fu eletto con Luca d’Antonio degli Albizi per due mesi commissario per la riconquista della città, ricevendola poi in consegna dai francesi accordatisi con Borgia. Ma la vicenda aprì la strada per un compromesso tra l’oligarchia e la parte popolare al fine di assicurare stabilità con la creazione di un magistrato permanente eliminando così il continuo ruotare delle cariche maggiori e il rischio di oscillazioni negli orientamenti politici. L’istituzione del gonfalonierato a vita con la legge del 26 agosto 1502, rappresentò una soluzione, seppure parziale, alla crisi, il cui sbocco finale avrebbe dovuto essere la creazione di un Consiglio dei ‘richiesti’, ristretto e di stampo oligarchico. Radunato il Consiglio maggiore il 22 settembre, alla terza votazione vinse Soderini, sostenuto dalla classe media e dagli ottimati più moderati. Pochi furono i voti contrari a questa elezione (fra cui quelli di Rucellai e di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici), favorita anche dai rapporti della famiglia Soderini con Luigi XII e con Borgia e dal prestigio personale dello stesso Piero presso di loro.
Ricevuto anche l’appoggio dei piagnoni e di Niccolò Machiavelli, responsabile della Seconda cancelleria e segretario dei Dieci, Soderini mirò a consolidare l’alleanza con la Francia per rientrare in possesso dei territori del dominio prima del 1494, e a mantenere le relazioni con Borgia pure attraverso il fratello Francesco, per il quale ottenne l’elezione cardinalizia nel 1503. L’impegno verso l’oligarchia per un diverso assetto istituzionale si concretizzò nel rafforzare i Dieci di Balìa e nell’attribuire al Consiglio degli ottanta, nucleo del futuro Consiglio dei ‘richiesti’, il controllo della politica finanziaria. Introdusse una nuova corte di appello, detta Quarantia, e varò la milizia cittadina su progetto di Machiavelli. Il tentativo ordito nel dicembre del 1510 da Prinzivalle Della Stufa di assassinare Soderini, con la complicità del cardinale Giovanni de’ Medici e del condottiero Marco Antonio I Colonna, allora al soldo dei fiorentini, manifestò il divario sempre maggiore con la politica di papa Giulio II, che mirava a rompere l’alleanza di Firenze con i francesi. La rottura con Roma divenne definitiva con l’accettazione del Concilio di Pisa (autunno del 1511), voluto da Luigi XII e appoggiato dal cardinale Soderini, per chiedere una riforma della Chiesa.
Dopo la vittoria a Ravenna l’11 aprile 1512, nell’agosto seguente la coalizione antifrancese si riunì a Mantova, dove prevalse la decisione di Giulio II di appoggiare il rientro dei Medici disposti a sostenere l’imperatore, gli spagnoli e la Lega santa. Di fronte alle richieste dei nemici la Repubblica fiorentina non dette risposte soddisfacenti provocando il dissenso dei principali cittadini contro Soderini che, dopo il saccheggio di Prato da parte delle truppe del viceré Ramón Folch de Cardona, il 31 agosto, con un colpo di Stato fu deposto e, l’11 ottobre condannato dagli Otto di custodia all’esilio per cinque anni a Ragusa. Ottenuta la remissione della pena da Leone X nel 1513, nel maggio si stabilì a Roma dove godette della protezione del nuovo papa.
Con la scoperta nel 1522 di un piano contro il cardinale Giulio de’ Medici a cui sembra non fossero estranei i Soderini, Piero, profondamente colpito, si ammalò. Morì il 13 giugno di quell’anno e fu sepolto in S. Maria del Popolo, nonostante che per sua volontà fosse stata predisposta una tomba nel coro della chiesa del Carmine a Firenze a opera di Benedetto da Rovezzano.
Una pratica riunita il 2 luglio, nel condannare i cospiratori, comprese pure la memoria dello stesso Soderini. Alla sua scomparsa, la moglie Argentina, figlia del marchese di Fosdinovo, Gabriele Malaspina, sposata il 21 ottobre 1476, che non gli aveva dato figli, si ritirò nel monastero delle Murate dove morì il 27 dicembre 1547.
Un Epigramma satirico sulla morte di Soderini (forse fittizio) è attribuito a Machiavelli (tramandato dai manoscritti Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. VII.271, c. 60r, VII.59, c. 74r, e Biblioteca Riccardiana, 2803). Machiavelli, che all’inizio aveva accolto positivamente l’elezione di Soderini, avrebbe espresso poi un giudizio severo sul suo operato: incapace di contrastare i nemici interni e di prendere le misure straordinarie che la gravità della situazione richiedeva, determinando il crollo della Repubblica (Discorsi, III, 30, in Tutte le opere, a cura di M. Martelli, 1971, p. 237). In realtà la concezione dello Stato maturata da Soderini era in linea con il progetto costituzionale predisposto dal fratello Paolantonio, cioè di governare con la partecipazione dei massimi organi, gli Ottanta, i Dieci, gli Otto e gli ufficiali del Monte, mantenendo il Consiglio maggiore come base per la distribuzione delle cariche pubbliche. Un disegno che all’inizio aveva trovato riconoscimenti anche in ambito internazionale, ma che in seguito, per i mutati scenari politici, non compresi dalla pur consolidata esperienza diplomatica fiorentina, si sfaldò miseramente.
Soderini fu allievo di Giorgio Antonio Vespucci e amico del nipote Amerigo, che gli dedicò il racconto del suo secondo viaggio, datato Lisbona, 10 settembre 1504 (Lettera al Soderini, a cura di G.S. Martini, Firenze 1957). Marsilio Ficino gli scrisse forse alla fine di dicembre 1476 (Opera, I, Basileae 1576, p. 736), inviandogli un codice di lettere contenente il libro I del suo Epistolario. Un’altra lettera Ficino indirizzò ai suoi adepti, fra cui Soderini, il 15 settembre 1489, perché prendessero posizione contro le accuse di magia suscitate dal suo Liber de vita. Naldo Naldi gli offrì un Epigramma (Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. VII.1057, cc. 48v-49r) e Nerlo Nerli gli rivolse tre lettere per l’elezione a gonfaloniere (Biblioteca Riccardiana, 951, cc. 1r, 1r-4r, 4v-5r). Il camaldolese Paolo Orlandini nell’Epythoma super universam Bibliam gli indirizzò due dissertazioni sull’influenza delle stelle (Firenze, Biblioteca nazionale, Conv. soppr. D.5.827, cc. 339v-340v, 340v-341v). Pietro Domizi gli dedicò la commedia Petrus, composta forse nel 1502 o 1504 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashb. 1067), Francesco Leoni, all’incirca nel 1504, ne esaltò la figura nel De rerum primordiis (Roma, Biblioteca Corsiniana, 45.E.9), e il notaio Mentino da Planetto gli scrisse il 1° dicembre 1507 come a un «pater patriae» (Firenze, Biblioteca nazionale, Ginori Conti 29, 108, c. 38rv). Pier Andrea da Verrazzano indirizzò a Soderini un poema contro Savonarola (P. Villari - E. Casanova, Scelta di prediche e scritti di fra Girolamo Savonarola, con nuovi documenti intorno alla sua vita, Firenze 1898, p. 495). A Soderini si deve il progetto di decorazione della sala del Consiglio maggiore in Palazzo Vecchio, affidato nel 1503 a Michelangelo Buonarroti e a Leonardo da Vinci per la realizzazione di due affreschi celebrativi delle vittorie di Anghiari, 1440, e di Cascina, 1364, rimasti incompiuti.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Tratte, 8, c. 29v, 80, c. 47v, 174, cc. 48r, 49v, 50r-52v, 175, c. 54r, 402, c. 3r, 404, c. 2v, 410, c. 126r, 709, c. 114v, 711, cc. 25v, 133v, 717, cc. 35r, 83r; Priorista di Palazzo, cc. 217r, 222r, 229v, 231r, 238v; Signori e Collegi. Condotte e stanziamenti, 14, c. 155r; Signori. Legazioni e commissarie, 21, cc. 113v-116r, 127r, 133rv, 23, cc. 3r-4r, 20v-22v, 36v-38r, 24, passim, 26, cc. 37r-38v, 59r-60r, 61v-62r, 87rv, 92v; Otto di pratica. Deliberazioni, partiti, condotte e stanziamenti, 2, cc. 30v-33r; Dieci di balia. Deliberazioni, condotte e stanziamenti, 29, c. 11v, 45, c. 46v; 48, c. 121r; 49, cc. 17v, 97v, 135v, 146v, 150v; Signoria, Dieci di balia, Otto di pratica. Legazioni e Commissarie, Missive e Responsive, 15, c. 34, 29, cc. 48-71, 31, 35, 38, 39, 40, 42, 49-54, passim, 66, cc. 159-161; Signori. Responsive, e Dieci di balia. Responsive, passim; Mss., 252, c. 157v; Firenze, Biblioteca nazionale, Ginori Conti, 29, nn. 10ª, 108; Mediceo avanti il principato, a cura di A. D’Addario - F. Morandini, I-IV, Roma 1951-1963, ad indices; N. Machiavelli, Lettere, a cura di F. Gaeta, Milano 1961, ad ind.; Id., Legazioni e commissarie, a cura di S. Bertelli, Milano 1964, ad ind.; Id., Tutte le opere, a cura di M. Martelli, Firenze 1971, ad ind.; Consulte e pratiche della Repubblica fiorentina, 1505-1512, a cura di D. Fachard, Genève 1988, ad ind., 1498-1505, 1993, ad ind., 1495-1497, 2002, ad ind.; Carteggi delle magistrature dell’età repubblicana. Otto di Pratica, II, Missive, a cura di R.M. Zaccaria, Firenze 1996, pp. 134-136, 138 s., 143-145, 228, 360 s.; N. Machiavelli, Legazioni e Commissarie. Scritti di governo, I-VII, (1498-1527), a cura di J.-J. Marchand et al., Roma 2002-2011, ad indices.
Sulla figura di Soderini fondamentali sono i contributi di R. Pesman Cooper, L’elezione di P. S. a gonfaloniere a vita, in Archivio storico italiano, CXXV (1967), pp. 145-185; Ead., P. S.: aspiring prince or civic leader?, in Studies in medieval and renaissance history, I (1978), pp. 71-126; Ead. La caduta di P. S. e il “Governo popolare”. Pressioni esterne e dissenso interno, in Archivio storico italiano, CXLIII (1985), pp. 225-260; Ead., P. S. and the ruling class in renaissance Florence, Goldbach 2002; Ead., Machiavelli, P. S., and the Republic of 1494-1512, in The Cambridge Companion to Machiavelli, a cura di J.M. Najemy, Cambridge 2010, pp. 48-63. Si vedano inoltre: S. Bertelli, Petrus Soderinus Patriae parens, in Bibliothèque d’Humanisme et Renaissance, XXXI (1969), pp. 93-114; Id., P. S. “Vexillifer Perpetuus Reipublicae Florentinae”, 1502-1512, in Renaissance studies in honor of Hans Baron, a cura A. Molho - J.A. Tedeschi, Firenze 1971, pp. 333-360; Id., Machiavelli and Soderini, in Renaissance Quaterly, XXVIII (1975), 2, pp. 1-16; A. Severi, S., P. di Tommaso, in Enciclopedia machiavelliana, II, Roma 2014, pp. 543-547. S. Razzi, Vita di P. S. gonfaloniere perpetuo della repubblica fiorentina, Padova 1737; P. Litta, Famiglie celebri italiane, Milano 1861, tav. IV; A. Gherardi, Come si accogliesse in Corte di Francia la nuova dell’elezione del gonfaloniere Soderini, in Archivio storico italiano, s. 5, I (1888), pp. 131-136; A. Gotti, Come il Soderini pensasse di far dipingere la Sala grande del Consiglio a Lionardo da Vinci e a Michelangelo Buonarroti, in Storia del Palazzo Vecchio a Firenze, Firenze 1889, pp. 137-145; A. Della Torre, Storia dell’Accademia Platonica di Firenze, Firenze 1902, pp. 29, 77-79, 85, 623 s., 720, 726 s., 773; P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi, a cura di M. Scherillo, I, Milano 1927, ad ind.; P.O. Kristeller, Studies in Renaissance thought and letters, I, Roma 1956, pp. 124, 126, 300, 303, 383, II, 1985, pp. 342, 348, 355, 360, 371, III, 1993, p. 113, IV, 1996, p. 271; E. Cosenza, Biographical and bibliographical dictionary of the Italian humanists, VIII, 1, Boston 1962, pp. 3292 s.; F. Guicciardini, Storia d’Italia, a cura di S. Seidel Menchi, Torino 1971, ad ind.; A.F. Verde, Lo Studio Fiorentino. Ricerche e documenti. 1473-1503, Firenze 1973-2010, ad ind. (VI, Indici, a cura di R.M. Zaccaria, p. 382); H.C. Butters, Governors and government in early Sixteenth-century Florence, 1502-1519, Oxford 1985, ad ind.; B. Cerretani, Ricordi, Dialogo della mutatione di Firenze, Storia fiorentina, a cura di G. Berti, Firenze 1993-1994, ad ind.; L. Polizzotto, The elect nation. The Savonarolan movement in Florence. 1494-1545, Oxford 1994, ad ind.; L. de’ Medici, Lettere, VII, 1482-1484, Firenze 1998, X, 1486-1487, 2003, XI, 1487-1488, XV, marzo-agosto 1489, 2010, ad indices; G. Cadoni, Lotte politiche e riforme istituzionali a Firenze tra il 1494 e il 1502, Roma 1999, pp. 24, 44, 84, 92, 137, 141, 171, 173, 237 s., 241, 243-245; I ceti dirigenti in Firenze dal gonfalonierato di giustizia a vita all’avvento del ducato, a cura di E. Insabato, Lecce 1999, ad ind.; P. Parenti, Storia fiorentina, II, 1496-1502, a cura di A. Matucci, Firenze 2005, ad ind.; F. Guicciardini, Storie fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di A. Montevecchi, Milano 2006, ad ind.; R. Fubini, P. S. gonfaloniere perpetuo di Firenze committente del Machiavelli e di Leonardo da Vinci. A proposito delle note di Agostino Vespucci alle ‘ad Familiares’ di Cicerone, in Humanistica, IX (2014), pp. 207-216.