Tellini, Piero (propr. Giuseppe Piero)
Sceneggiatore e regista cinematografico, nato a Firenze il 16 gennaio 1917 e morto ivi il 22 giugno 1985. Attivo soprattutto nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta, nelle sue sceneggiature seppe fondere l'elemento sentimentale e quello drammatico con tratti ironici o apertamente comici, rivelando una particolare capacità nel descrivere la quotidianità degli umili e nel delineare i personaggi secondari.
Figlio di una cantante lirica, T. frequentò il Centro sperimentale di cinematografia ed esordì nel 1937 come aiuto regista per il film Voglio vivere con Letizia di Camillo Mastrocinque. Il debutto come sceneggiatore avvenne invece tre anni più tardi con Capitan Fracassa di Duilio Coletti, riduzione cinematografica del romanzo di Th. Gautier. Come membro degli Autori associati, cooperativa creata nel 1941 da Cesare Zavattini di cui facevano parte alcuni tra i più apprezzati sceneggiatori del periodo, T. collaborò alla scrittura di altri film, per imporsi poi, con Zavattini stesso, come autore del soggetto di Quattro passi fra le nuvole (1942) di Alessandro Blasetti. Compaiono in questo film ‒ storia dell'incontro tra una ragazza madre e un commesso viaggiatore che accetta di fingersi suo marito ‒ alcuni elementi che si sarebbero rivelati tipici del Neorealismo e temi ricorrenti nell'interesse di T.: l'ambientazione tra le classi umili, l'attenzione non priva di affetto per personaggi modesti e anonimi, l'abilità nel descrivere vicende minime con freschezza e acume. Questi stessi caratteri contraddistinguono anche le commedie dai toni a tratti melodrammatici Avanti c'è posto… (1942) e Campo de' Fiori (1943), dirette da Mario Bonnard, prime due interpretazioni cinematografiche di Aldo Fabrizi che collaborò anche alla sceneggiatura. La prima, storia d'amore tra il bigliettaio di un tram e una cameriera, fu sceneggiata da T., dal regista e da Federico Fellini con il contributo di Zavattini; per la successiva, ambientata nel mercato romano di Campo dei Fiori, T. collaborò ancora con Fellini e con Tullio Pinelli e Marino Girolami. Seguirono poi i poco riusciti, ed eccessivamente inclini ai toni patetici, Senza famiglia e Ritorno al nido, entrambi diretti nel 1946 da Giorgio Ferroni, riduzioni dal romanzo di H.-H. Malot. Per Alberto Lattuada sperimentò invece atmosfere più autenticamente drammatiche: nel 1946 partecipò alla sceneggiatura di Il bandito, esempio del cosiddetto Neorealismo nero, mentre l'anno successivo firmò ‒ insieme a Fellini, Suso Cecchi D'Amico e Aldo Fabrizi, anche interprete principale ‒ la sceneggiatura di Il delitto di Giovanni Episcopo, sorta di noir italiano tratto dal romanzo di G. D'Annunzio. Tornò quindi a paesaggi e accenti più leggeri, vicini ai suoi originari interessi, con i film di Luigi Zampa Vivere in pace (che ottenne il Nastro d'argento per il miglior soggetto e il premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Locarno) e L'onorevole Angelina, entrambi del 1947 e scritti insieme al regista e a Suso Cecchi D'Amico; alla sceneggiatura del primo, ambientato durante la Seconda guerra mondiale, partecipò ancora una volta anche il protagonista Aldo Fabrizi, cui si devono probabilmente le aperture comiche della trama; alla scrittura del secondo, un ritorno alle vicende della Roma popolana, contribuì anche la splendida interprete Anna Magnani. L'attrice fu protagonista anche di altri film alla cui sceneggiatura T. collaborò in quegli anni, come Molti sogni per le strade (1948) di Mario Camerini e Vulcano (1950) di William Dieterle. Nel 1950 T. lavorò con Francesco Maselli, Silvio Giovaninetti, Daniele D'Anza e Michelangelo Antonioni alla sceneggiatura di Cronaca di un amore, primo lungometraggio di Antonioni, riuscendo ad assecondare l'impronta forte data al film dallo stesso regista, a partire proprio dalla scrittura dai toni asciutti, che affronta temi propri della sua poetica più matura: la crisi della borghesia, colta da un prospettiva psicologica più che sociale o politica, l'assenza di sentimenti e l'indifferenza morale. Firmò quindi gli adattamenti di Napoli milionaria (1950) e Filumena Marturano (1951) di Eduardo De Filippo e scrisse il soggetto di Guardie e ladri (1951), grande successo di Steno e Mario Monicelli interpretato da uno straordinario Totò, nel quale poté esprimere al meglio l'analisi di personaggi in secondo piano, delineati con un'attenzione tale da creare un credibile contesto di vivace umanità.
Negli anni Cinquanta T. tentò la strada della regia, realizzando Prima di sera (1954), ritratto della vita di un anonimo impiegato (Paolo Stoppa), e Nel blu dipinto di blu (1959), ispirato alla canzone di Domenico Modugno, che fu anche interprete del film. Nel corso del decennio successivo abbandonò il suo impegno di sceneggiatore per dedicarsi all'attività documentaristica.