VETTORI, Piero
Nacque a Firenze il 3 luglio 1499 da Iacopo di Luigi, di illustre famiglia appartenente al patriziato, e Elisabetta Giacomini Tebalducci (m. 1528). Talvolta è definito “il Vecchio” per distinguerlo dall'omonimo pronipote (1585-1652).
Dopo la prematura scomparsa del padre nel 1506 ebbe come guida Francesco Vettori (1474-1539), figlio del prozio Piero l’Antico (1443-95) e importante uomo politico della Firenze dei primi decenni del Cinquecento. Allievo a Firenze per il greco di Andrea Dazzi (che aveva a sua volta seguito Poliziano, Cristoforo Landino e Marcello Adriani), studiò Aristofane con un certo Giorgio Riesci da Poggibonsi e le matematiche con il carmelitano Giuliano Restori. Dopo aver intrapreso a Pisa lo studio delle materie scientifiche fu costretto per motivi di salute a ritornare a Firenze, dove ebbe modo di seguire le lezioni di Adriani e del filosofo aristotelico Francesco Cattani da Diacceto. Sposò appena diciottenne Maddalena di Bernardo de’ Medici (m. 1566), gli sopravvissero i figli Costanza e Iacopo.
Vicino all’ambiente degli Orti Oricellari, fu in contatto con alcuni esponenti della congiura antimedicea del 1522, come Luigi Alamanni e Iacopo Cattani da Diacceto. Paolo Vettori (1477-1526), ammiraglio della flotta pontificia, lo portò con sé nel 1522 nel viaggio in Spagna delle galee che andarono a prelevare il neoeletto pontefice Adriano VI per condurlo a Roma. Morto quest’ultimo nel settembre 1523 ed eletto il 19 novembre 1523 Giulio de’ Medici (Clemente VII) fu a Roma con Francesco Vettori a rendere omaggio al nuovo pontefice. Dopo aver partecipato attivamente alla vita politica cittadina nella fase della rinascita repubblicana nel 1527 e quindi alla successiva difesa della città dalle truppe di Carlo V (pronunciò nel 1530 un appassionato discorso ai soldati conservato nel ms. München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 750, pp. 1-19, ed. in Albertini, 1970, pp. 418-424), si ritirò nella sua residenza di San Casciano in occasione della presa del potere da parte di Alessandro de’ Medici, dedicandosi tra l’altro allo studio della filosofia con Francesco de’ Vieri (Verino).
Fu richiamato come pubblico lettore di greco e latino da Cosimo de’ Medici nel 1539, ma esitò qualche mese, sondando altre possibilità a Roma, prima di accettare l’offerta. Il suo primo corso fu riservato alle Tusculane di Cicerone e all’Edipo a Colono di Sofocle; seguirono corsi sulle Georgiche di Virgilio e la Retorica di Aristotele, i Carmi di Orazio e il De elocutione attribuito a Demetrio Falereo, ma non abbiamo un elenco completo degli argomenti trattati a lezione. Alcuni dei discorsi inaugurali dei corsi furono pubblicati postumi dal nipote Francesco (Epistolarum libri X, orationes XIIII, et liber de laudibus Ioannae Austriacae, Firenze 1586). Fu costante nella sua pratica di insegnamento la compresenza di autori greci e latini, sia per illustrare i punti di contatto tra le due tradizioni letterarie sia per utilizzare il latino come strumento di spiegazione del greco. Continuò a insegnare a Firenze, fino al 1584, quasi alla vigilia della morte, nonostante le offerte ricevute negli anni da parte di vari studi italiani e la concreta possibilità di entrare a far parte della Curia Romana nel 1555, appena eletto Marcello Cervini (Marcello II), appassionato delle lingue classiche e amico personale di Vettori, il cui pontificato durò poche settimane.
Importante è la sua edizione delle Epistolae familiares di Cicerone pubblicata da Luca Antonio Giunta a Venezia nel 1536 (discussione critica nelle Explicationes suarum in Ciceronem Castigationum, sempre del 1536), per la quale Vettori fece ricorso al celebre codice Mediceo usato da Poliziano (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Laur. 49, 9), proseguendo poi l’impresa editoriale con gli altri due volumi della giuntina (contenenti rispettivamente le opere filosofiche, vol. IV, 1536, e quelle retoriche, vol. I, 1537, ripubblicati da Sébastien Gryphe, Lione 1540-41). Il lavoro sul testo ciceroniano l’accompagnò tutta la vita e fu sempre basato su un’ampia utilizzazione di manoscritti: nel 1558 pubblicò per i tipi fiorentini di Lorenzo Torrentino una nuova edizione delle Familiari con annotazioni critico-testuali, nel 1571 per i Giunta le Epistolae ad Atticum, ad Brutum e ad Q. fratrem (incompiuto il progetto di una giuntina di Cicerone in ottavo, cfr. Lo Re, 2005, pp. 259 s.). In questa, come nelle altre numerose edizioni da lui curate, è peculiare il ricorso sistematico alla tradizione manoscritta, con ampio utilizzo di codici, della Laurenziana o di altre biblioteche, ai quali riusciva ad accedere grazie alla sua ampia rete di conoscenze. Rilevante è l’edizione degli scritti di argomento agricolo di Catone e Varrone (Lione 1541, più volte ristampata), importante anche per la collazione del perduto Mediceo già usato da Poliziano.
Ascritto tra i membri della Accademia Fiorentina sin dalla fondazione nel 1541, ne rifiutò nel 1542 la carica di console. Perduta è una storia di Firenze, «delle cose della città», composta con Giannozzo de’ Nerli durante il periodo repubblicano (Instruttione, pp. 10 s.). Del 1559 è il Viaggio di Annibale per la Toscana descritto da Pier Vettori con due lettere al medesimo di Giuliano de’ Ricci su l’istesso argomento, Napoli 1780 (autografo in München, Bayerische Staatsbibliothek, Cod. ital. 227), che l’autore voleva andasse distrutto dopo la sua morte (Instruttione, pp. 27 s.). Grande fortuna ebbe il Trattato delle lodi et della coltivatione de gl’ulivi, Firenze 1569. Incerta invece la giovanile collaborazione all’edizione giuntina del 1527 del Decameron.
Collegata alla sua attività didattica e resa possibile dai manoscritti della Biblioteca Laurenziana è la vasta opera di edizione di testi greci, stampati soprattutto dai Giunta: Etica Nicomachea di Aristotele (Firenze 1547, rist. 1560); Memorabili di Senofonte (ibid. 1551); Liside di Platone (ibid. 1551); Politica di Aristotele (ibid. 1552); Eschilo (Parigi 1557, dedicata a Cosimo de’ Medici); Vite di Iseo e Dinarco da Dionigi di Alicarnasso (Lione 1581).
A Vettori si devono numerose editiones principes: De elocutione attribuito a Demetrio Falereo (Firenze 1542, 1552, quest’ultima dedicata ad Alessandro Farnese), arricchita dal commento nel 1562 (anch’esso dedicato a Farnese); Elettra di Euripide, scoperta da suoi allievi (Roma 1545); Porfirio, De abstinentia (Firenze 1548, con gli scolii di Michele Efesio); Clemente Alessandrino (Firenze 1550, dedicata a Marcello Cervini); opera astronomica di Ipparco di Nicea (Firenze 1567). Da ricordare anche l’edizione di Sallustio (Firenze 1576) e la revisione dell’edizione delle commedie di Terenzio di Gabriele Faerno (Firenze 1565, ristampata nel 1582 e nel 1587 a Heidelberg).
Di grande rilievo in particolare è la serie di edizioni con traduzione latina e commento di Aristotele: Retorica (Firenze 1548, dedicata a Cosimo I; nel 1549 fu stampata a Basilea; nuova ed. 1579, dedicata al granduca Francesco I), Poetica (Firenze 1560, dedicata a Cosimo I; nuova ed. 1573), Politica (Firenze 1576, dedicata al granduca Francesco I; rist. Basilea 1582) ed Etica Nicomachea (Firenze 1584, dedicata a Francesco Maria Della Rovere, duca di Urbino). Nel 1553 collaborò alla edizione delle Pandette fiorentine di Lelio Torelli, anche questo un lavoro che rimanda alla attività di Poliziano. I contributi più considerevoli della sua attività filologica si trovano radunati nelle Variae lectiones, sul modello di Gellio e Poliziano, apparse in due raccolte, rispettivamente in venticinque libri (Firenze 1553, dedicate ad Alessandro Farnese) e in tredici (Firenze 1568, dedicate al cardinale Ferdinando de’ Medici), poi pubblicate assieme (Firenze 1582; incompiuto il progetto di stampare un’ulteriore raccolta). La ricca messe di osservazioni critico-testuali e interpretative su testi greci e latini ebbe larga circolazione e contribuì in maniera rilevante alla diffusione del metodo e della prassi filologica più rigorosa e alla fama di Vettori in ambiente erudito e accademico.
Nel 1550 pronunciò come ambasciatore fiorentino a Roma l’orazione di obbedienza per l’elezione di Giulio III (Oratio habita ad Iulium III, initio pontificatus ipsius…, Firenze 1550) e fu nominato dal pontefice cavaliere della Milizia Aurata e conte palatino. Nel 1553 fu nominato dal duca nel Senato fiorentino e nel Consiglio dei duecento. Varie sono le orazioni funebri per la morte di personaggi illustri: per il cardinale Giovanni de’ Medici nel 1562, del granduca Cosimo I nel 1574, tradotta in volgare da Francesco Bocchi, della moglie di Cosimo Eleonora di Toledo nel 1562, tradotta in volgare da Niccolò Mini, dell’imperatore Massimiliano II nel 1576, tradotta in volgare da Petrus Dius. Da ricordare anche l’elogio di Giovanna d’Austria, moglie di Francesco I de’ Medici (Liber de laudibus Ioannae Austriacae, natae reginae Ungariae, et Boemiae, Firenze 1566; tradotto in volgare da Leonardo Salviati). Del 1567 è la inedita Oratio de bello suscipiendo contra Turcas a Pio V (autografo Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. XXX.46; copia in München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 750, pp. 55-129). Non datato, ma risalente probabilmente al 1571, è l’opuscolo sulla contesa per la precedenza tra Medici ed Este (Liber de maxima dignitate Cosmi Medicis, Ducis Reipublicae Florentinorum ac Senensium, qua demonstratur ipsum vincere in hoc certamine honoris aemulum ipsius, Alfonsum Estensem, Ducem Ferrarensium, s.n.t.).
Della lunga e operosa carriera è preziosa testimonianza l’epistolario, in parte ancora inedito, da cui emerge la fitta rete di corrispondenti, in Italia e in Europa. Le epistole indirizzate a Vettori sono in gran parte conservate nella British Library (Add. mss. 10263-10273, 10276-10282) e nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera (Clm. 734-736). Un regesto dei suoi corrispondenti e delle sue conoscenze ricavato dalle opere e dall’epistolario è in Rüdiger, 1896, pp. 103-132 e Niccolai, 1912, pp. 148-192 (con un primo elenco di fonti manoscritte e a stampa delle lettere alle pp. 331-334). Oltre alle principali raccolte a stampa (Epistolarum libri X, cit.; Epistolarum ad Germanos missarum libri tres, nunc primum editi ab Ioanne Caselio, Rostochii 1577; Clarorum Italorum et Germanorum epistolae ad Petrum Victorium…, Victorii vitam adjecit et animadversionibus illustravit Ang. Maria Bandinius, Florentiae 1758-60), sono stati pubblicati alcuni epistolari particolari: P. de Nolhac, P. V. et Carlo Sigonio, correspondance avec Fulvio Orsini, Roma 1889; D. Giannotti, Lettere a P. V., pubblicate sopra gli originali del British Museum da R. Ridolfi e C. Roth, con un saggio illustrativo a cura di R. Ridolfi, Firenze 1932.
Particolarmente stretti i rapporti intrattenuti con Benedetto Varchi; di lunga data la confidenza con Giovanni Della Casa, cui dedicò l’edizione della Politica di Aristotele del 1552 e di cui curò la pubblicazione postuma degli scritti latini (Firenze 1564, 1567). Significativi anche i rapporti con il suo allievo Vincenzio Borghini (ed. dell’epistolario: L. Cesarini Martinelli, Contributoall’epistolario di P. V. Lettere a don Vincenzio Borghini, 1546-1565, in Rinascimento, s. 2, XIX [1979], pp. 189-227; E. Carrara, Il discepolato di Vincenzio Borghini presso P. V., in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di lettere e filosofia, s. 4, IV [1999], pp. 519-537; Il carteggio di Vincenzio Borghini, I, 1541-1552: la filologia classica e la corrispondenza con P. V., la collaborazione alle Vite vasariane per l’edizione torrentiniana del 1550. Lettere in lingua italiana, a cura di D. Francalanci - F. Pellegrini, Lettere in lingua latina, a cura di E. Carrara, Firenze 2001).
Molto materiale manoscritto, anche inedito e poetico sia in latino che in volgare, è conservato tra le carte della sua biblioteca (un elenco in Bandini, 1756, pp. 61 s.), che, mantenuta a lungo intatta dai suoi discendenti, fu acquistata nel 1778 da Carlo Teodoro Wittelsbach, duca ed elettore di Baviera, ed arrivò infine quasi completa alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco (catalogo dei volumi a stampa posseduti in Griffante, 1988-89). I suoi libri sono spesso riccamente annotati. Dell’interesse per l’antiquaria sono testimonianza le monete e le opere d’arte, anche recenti e contemporanee, che andarono a costituire il “Museo Vettoriano”, donato nel Settecento alla raccolta di antichità cristiane costituita da Benedetto XIV in Vaticano.
Morì a Firenze il 19 dicembre del 1585.
Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. IX.64: F. Vettori, Instruttione al Signor Cavaliere Salviati (ed. in Mouren, 2014, pp. 99-134 e Baldi, 2014, pp. 49-75), che ha influenzato tutta la tradizione biografica successiva. Su di essa si è basato Leonardo Salviati per l’orazione funebre (Orazione funerale… delle lodi di P. V., Senatore, e Accademico Fiorentino, recitata pubblicamente in Firenze, per ordine della Fiorentina Accademia, nella Chiesa di Santo Spirito, il dì 25 di gennaio, 1585 [sic], Firenze 1585 [ma 1586]). Sui rapporti tra i due v. P.M. Brown, P. V. and Lionardo Salviati, in Essays in Honour of John Humphreys Whitfield presented to him on his retirement from the Serena Chair of Italian at the University of Birmingham, a cura di H.C. Davis et all., London 1975, pp. 155-180. Una biografia rimasta incompiuta fu opera di Francesco Guidacci (Bandini, 1756, pp. XIII-XIV; da identificare con Firenze, Biblioteca medicea laurenziana, Acquisti e Doni 649, cfr. Mouren, 2014, p. 11). S. Salvini, Fasti consolari dell’Accademia Fiorentina, Firenze 1717, pp. 15-17; A.M. Bandini, Memorie per servire alla vita del senator P. V., Livorno 1756; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio e delle Società scientifiche e letterarie di Firenze, II, Firenze 1810, pp. 6-9; W. Rüdiger, Petrus Victorius aus Florenz. Studien zu einem Lebensbilde, Halle 1896; F. Niccolai, P. V. (1499-1585), Firenze 1912; R. von Albertini, Firenze dalla Repubblica al principato. Storia e coscienza politica, Torino 1970, ad ind.; A. Porro, P. V. editore di testi greci: la "Poetica" di Aristotele, in Italia medioevale e umanistica, XXVI (1983), pp. 307-358; M. Pratesi, Gli «Argumenta in Euripidis et Sophoclis tragoedias» di P. V., in Rinascimento, s. 2, XXV (1985), pp. 139-196; C. Griffante, Il catalogo della biblioteca a stampa di P. V., in Atti dell’Istituto Veneto di scienze, lettere e arti, Classe di scienze morali, lettere ed arti, CXLVII (1988-89), pp. 371-534; S. Martinelli Tempesta, La versione latina di P. V. del “Liside” platonico, in Atti e memorie dell’Accademia Toscana di Scienze e Lettere ‘La Colombaria’, LXV (2000), pp. 111-171; G. Avezzù, Eschilo e l’ars critica di P. V. Note preliminari, in Lexis, XIX (2001), pp. 93-107; S. Lo Re, “Chi potrebbe mai, a questi tempi, badare a lettere?” Benedetto Varchi, P. V. e la crisi fiorentina del 1537, in Studi Storici, XLIII (2002), pp. 367-409; R. Mouren, La lecture assidue des classiques. Marcello Cervini et P. V., in Humanisme et Église en Italie et en France méridionale (XVe siècle-milieu du XVIe siècle), sous la direction de P. Gilli, Roma 2004, pp. 433-463; S. Lo Re, Tra filologia e politica: un medaglione di P. V. (1532-1543), in Rinascimento, s. 2, XLV (2005), pp. 247-305; Id., La crisi della libertà fiorentina. Alle origini della formazione politica e intellettuale di Benedetto Varchi e P. V., Roma 2006, ad ind.; R. Mouren, Un professeur de grec et ses élèves: P. V. (1499-1585), in Lettere Italiane, LIX (2007), pp. 473-506; Ead., Sébastien Gryphe et P. V.: de la querelle des ‘Lettres familières’ aux agronomes latins, in Quid novi? Sébastien Gryphe, à l’occasion du 450e anniversaire de sa mort. Actes du colloque - 23 au 25 novembre 2006, Lyon-Villeurbanne, Bibliothèque municipale de Lyon-enssib, sous la direction de R. M., Villeurbanne 2008, pp. 287-339, 491-498; G. Vagenheim, P. V. e l’epigrafia: l’edizione (Epigrammata antiquae Urbis, Romae 1521), le schede (Firenze, B.N.C. cod. Magliab. XXVIII, 29) e le lapidi, in La Bibliofilia, CX (2008), pp. 139-157; R. Mouren, P. V. (Firenze 1499-1585), in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento, I, a cura di M. Motolese - P. Procaccioli - E. Russo, consulenza paleografica di A. Ciaralli, Roma 2009, pp. 381-412; Ead., Quatre siècles d’histoire de la bibliothèque Vettori: entre vénération et valorisation, in Early modern books as material objects, a cura di B. Wagner - M. Reed, München 2010, pp. 241-267; N. Distilo, Il manoscritto Par. gr. 2888 e l’editio princeps dell’Elettra di Euripide di P. V., in Eikasmos, XXIII (2012), pp. 357-374; R. Mouren, Biographie et éloges funèbres de P. V. Entre rhétorique et histoire, Paris 2014; D. Baldi, Il greco a Firenze e P. V. (1499–1585), Torino 2014.