MONSIGNY, Pierre-Alexandre
Musicista, nato a Fauquembergue presso Saint-Omer, morto a Parigi il 14 gennaio 1817. Aveva imparato da fanciullo il violino per diletto, senza pensare a dedicarsi alla musica. A vent'anni comprò una carica alla camera dei conti del clero a Parigi, e poco dopo divenne intendente della casa del duca d'Orléans; più tardi fu nominato amministratore dei beni del duca stesso, infine ispettore generale dei canali. Prese per cinque mesi lezioni d'armonia da un certo Pietro Giannotti, suonatore di contrabasso all'Opéra e autore di un trattato elementare di composizione secondo i principî di I. Ph. Rameau. A quel tempo, il trionfo della Serva Padrona di G. B. Pergolesi a Parigi nel 1752 aveva suscitato una serie d'imitazioni da parte dei musicisti francesi: Les Troqueurs di A. d'Auvergne e una serie di centoni nei quali un testo francese era adattato alle arie del repertorio della Comédie italienne furono il punto di partenza dell'opera comica francese. Al M., che la Serva Padrona aveva vivamente impressionato, bastarono le poche lezioni ricevute per comporre la deliziosa partitura degli Aveux indiscrets, che furono rappresentati con vivo successo nel 1759, lo stesso anno di Blaise le savetier di F. A. Philidor. Così quel geniale dilettante si trovò di colpo a capo del movimento e fu stimato uno dei primi maestrî dellhpera comica. E in realtà il M., in compenso di una scienza che non riusd mai ad acquistare e della quale del resto si curò sempre molto relativamente, aveva sortito da natura il dono di un'inventiva melodica prodigiosa: la singolare freschezza e la grazia delle sue, ariette e delle sue danze sono insuperabili.
Incoraggiato dal primo successo, il M. continuò a dare nuove opere, ch'egli scriveva con felice rapidità, al teatro della Foire Saint-Laurent: Le Cadi dupé, Le Maître ès droit (1760), On ne s'avise jamais de tout (1761). La Comédie italienne avendo assorbito i Théâtre de la Foire, il M. diede colà i suoi successivi lavori, più da dilettante che da professionista. Del resto le prime edizioni dei suoi spartiti non portano nemmeno il suo nome. Su libretti del Sedoine, il miglior librettista dell'opera comica, fornì senza interruzione una serie di lavori che ebbero costante successo: Le roi et le fermier (1762), Rose et Colas (1764), Aline, reine de Golconde (1766), L'Île sonnante (1768), Le Déserteur (1769), Le Faucon (1772), La belle Arsène (1773), Le Rendez-vous bien employé (1774), Félix ou l'enfant trouvé (1777). Quest'ultimo ebbe un tale trionfo, che il M. decise di non mettersi a nuovi cimenti, e cessò di comporre. Tuttavia la sua opera più vitale fu Le Déserteur, che può essere considerato come il punto di partenza di un genere lirico che giunge fino a Carmen e diede più ampio respiro al genere dell'opera comica, sorta dagl'intermezzi napoletani a due personaggi.
Rovinato interamente dalla rivoluzione, il M. ricevette dall'Opéra Comique una rendita di 2400 franchi che gli consentì di vivere. Successe a N. Piccinni quale ispettore degli studî ai conservatorio, ma si dimise nel 1802. Nel 1813 fu eletto all'Institut al posto di M. Grétry.