Bayle, Pierre
Storico, filosofo e polemista francese (La Carla, Ariège, 1647 - Rotterdam 1706). Di famiglia calvinista, studiò all’Accademia riformata di Puylaurens, poi a Tolosa, dove, seguendo come esterno i corsi del collegio dei gesuiti, si convertì al cattolicesimo (1669) per ritornare poco dopo al calvinismo, lasciando Tolosa per Ginevra (1670). Insegnò all’Accademia protestante di Sedan (1675-81), poi a Rotterdam all’École illustre aperta ai rifugiati francesi; nel 1693 perse la cattedra e il diritto d’insegnare. Continuò la sua attività di studioso lavorando con l’editore R. Leers. La ricchissima produzione di B., nata prevalentemente da intenti polemici e impegnata su temi di attualità, può ritrovarsi esemplarmente espressa in due delle sue imprese più fortunate: le Nouvelles de la République des lettres e il Dictionnaire historique et critique (trad. it. Dizionario storico critico). Le Nouvelles, pubblicazione periodica (1684-87), passavano puntualmente in rassegna i libri che venivano via via comparendo in Europa e ciò offriva la possibilità di intervenire tempestivamente su argomenti diversissimi, determinando interpretazioni e orientamenti. Il Dictionnaire (1a ed. 2 voll., 1695-96; poi 4 voll., ed. definitiva a cura di P. Desmaizeaux, 1730 e 1740), che nel primitivo progetto voleva correggere gli errori del Dictionnaire di L. Moréri e della precedente tradizione biografica, mette in evidenza la sterminata erudizione di B. e rivela un grande disegno di ricostruzione e interpretazione storica non solo di personaggi (l’impianto del Dictionnaire è biografico) ma, attraverso di essi, di grandi problemi. È soprattutto nelle «note» (remarques), la parte prevalente dell’opera, che vengono affrontati problemi eruditi (autenticità di fonti, correzioni di date e biografie della storia sacra e profana), così come i grandi temi della cultura contemporanea (celebri, per es., gli articoli: Manichéens, Maronites, Pauliciens per il problema del male e del dualismo; Rorarius per la discussione sull’anima delle bestie; Spinoza per l’interpretazione critica della sua filosofia, ecc.). Molto materiale raccolto ma non utilizzato per il Dictionnaire verrà a costituire la Réponse aux questions d’un provincial (4 voll., 1703-06; un quinto volume uscì postumo): qui tra l’altro B. discute le tesi di W. King sul male. La fortuna del Dictionnaire fu larghissima e costituì nel Settecento un veicolo privilegiato della cultura storico-critica e del razionalismo secentesco. Il gusto per l’erudizione quale strumento di una ragione storica e scettica, l’impegno nella lotta contro antichi pregiudizi, la discussione sempre problematica di grandi temi teologici, costituiscono le caratteristiche di tutte le opere di Bayle. Così nelle Pensées diverses... à l’occasion d’une comète (1682; trad. it. Pensieri sulla cometa), combattendo le interpretazioni astrologiche e teologiche della recente comparsa di una cometa, B. allarga il discorso a problemi di ordine religioso e morale: qui enuncia fra l’altro la celebre tesi della possibilità di una «società di atei», cioè di un ordinamento civile fondato su una morale e una giustizia naturale e svincolato da presupposti religiosi, tesi arditissima rispetto a un’omogenea tradizione che aveva sempre considerato la religione come fondamento essenziale della legge morale e politica; B. non solo difende la ‘virtù’ degli atei, ma combatte contro astratti schemi di coerenza teoria-pratica (mostrando anche gli effetti negativi per una società politica che volesse attuare i principi cristiani) e sottolinea fortemente l’importanza delle ‘passioni’ per la vita sociale. A questo complesso di tesi si congiunge la difesa della tolleranza. Il tema, già da tempo operante nella cultura europea, è svolto da B. nel Commentaire philosophique (1686) al versetto evangelico: «Compelle intrare»; B. (in polemica diretta con la teoria agostiniana della repressione dell’eresia, seguita concordemente dalla tradizione teologica) nega la legittimità dell’intervento del braccio secolare per imporre una determinata confessione religiosa, difende i diritti di ciascuno di professare il proprio credo e quindi anche i diritti di libertà della «coscienza errante». Di qui la difesa della libertà di coscienza il cui rispetto è conforme «al genio di ogni religione e specialmente al Vangelo». Fondamento di questa tesi è il rifiuto di ogni dogmatismo e la difesa di un relativismo che è rispetto del diverso modo con cui ciascuno ritiene di aderire alla verità («L’idea particolare di ogni uomo è per lui la sua verità»). Altri problemi sono affrontati nelle opere di B. (insistente il ritorno sul problema della provvidenza, del male, del libero arbitrio): in tutte le sue trattazioni circola il medesimo spirito critico che è espressione di una ragione storica il cui scetticismo non è mai rinuncia ma impegno a costruire un sapere non dogmatico.