Bost, Pierre
Autore e sceneggiatore cinematografico e teatrale francese, nato a Lasalle (Gard) il 5 settembre 1901 e morto a Parigi il 10 dicembre 1975. La sua carriera si intrecciò con quella di Jean Aurenche, insieme al quale formò una delle coppie di sceneggiatori di maggior successo, pur se criticata dai teorici della Nouvelle vague. Il suo universo esistenziale e culturale si espresse con drammaticità nella scrittura cinematografica, specie nei dialoghi, connotati da uno stile disincantato e aspro, a volte venato di feroce umorismo. Laureatosi in lettere e filosofia a Parigi, esordì all'inizio degli anni Venti come autore di testi teatrali, di racconti e di romanzi, il più celebre dei quali, Le scandale (1931), ricevette il Prix interallié. Si dedicò anche al giornalismo, come critico letterario e poi cinematografico, e nel 1928 curò un fascicolo della collana Le cinéma romanesque intitolato La passion et la mort de Jeanne d'Arc, in occasione della presentazione del film di Carl Theodor Dreyer. Nel 1939 firmò insieme a Aurenche la sua prima sceneggiatura, per il film L'héritier des Mondésir di Albert Valentin. Scoppiata la Seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1942 trascorse un periodo di prigionia nelle carceri naziste, durante il quale scrisse Un an dans un tiroir (pubblicato nel 1945). Rientrato in Francia, si dedicò da allora in poi prevalentemente al cinema, specializzandosi nella redazione dei dialoghi. Nel 1942 lavorò con Jacques Becker (Dernier atout), André Zwoboda (Croisières sidérales e Une étoile au soleil, uscito nel 1943), Jean de Limur (L'homme qui joue avec le feu) e René Barberis (La chèvre d'or, uscito l'anno successivo); nel 1943 fu autore dei dialoghi del giallo Madame et la mort, diretto da Louis Daquin. In quello stesso anno riprese la collaborazione con Aurenche, protrattasi fino agli anni Settanta (v. Aurenche per le opere firmate congiuntamente), e intervallata da alcuni film che B. firmò da solo. Nel 1944 scrisse il commento del mediometraggio La libération de Paris, documentario girato durante l'insurrezione della città e proiettato soltanto una settimana dopo la fine dei combattimenti. Nel 1947 fu autore con Jean-Paul Sartre della sceneggiatura di Les jeux sont faits (Risorgere per amare) di Jean Delannoy, una storia dai toni fantastici che affronta il tema del destino e dell'impossibilità di modificarlo. Insieme al regista René Clément adattò per lo schermo un romanzo di V. Baum; ne nacque il film Le château de verre (1950; L'amante di una notte), che sviluppa in parallelo la storia di un amore e di un processo per delitto passionale, utilizzando le tecniche narrative del flash-forward e della vo-ce off. Nel 1952 partecipò alla scrittura collettiva (ben otto le firme, fra cui quelle di Giuseppe Berto, Oreste Biancoli, Tullio Pinelli) di La voce del silenzio di Georg Wilhelm Pabst, su soggetto di Cesare Zavattini sviluppato secondo una morale legata al cattolicesimo più tradizionalista. Lavorò ancora in due produzioni italo-francesi, Maddalena (1953) di Augusto Genina e Che gioia vivere! (1961) di Clément, mentre nel 1956 scrisse la sceneggiatura di Œil pour œil di André Cayatte. Nel 1984 Bertrand Tavernier ha adattato il suo romanzo Monsieur Ladmiral va bientôt mourir (1945) realizzando Un dimanche à la campagne (Una domenica in campagna).