Brasseur, Pierre
Nome d'arte di Pierre-Albert Espinasse, attore teatrale e cinematografico francese, nato a Parigi il 22 dicembre 1905 e morto a Brunico il 14 agosto 1972. Talento da vero istrione, dotato di grande fantasia interpretativa, iniziò a quindici anni a calcare le scene ed ebbe sempre nel teatro un importante punto di riferimento. I tratti spigolosi del volto, le labbra sottili e lo sguardo misterioso lo resero particolarmente adatto a rendere personaggi negativi e crudeli, non privi di un sottile sarcasmo. Spesso al fianco di Jean Gabin, fu storico interprete del cinema francese fin dagli anni Trenta, cimentandosi in tutti i generi, dal melodramma al noir, dai film comici a quelli drammatici. Figlio dell'attrice Germaine Brasseur, debuttò in teatro nel 1920, dopo aver compiuto gli studi al Conservatoire national supérieur d'art dramatique di Parigi e prese parte al movimento surrealista, al fianco di Jean Cocteau. Esordì sul grande schermo nel 1925, con una breve apparizione in Madame Sans-Gêne di Léonce Perret, cui seguì, nei primi anni Trenta, una lunga serie di film commerciali per produzioni franco-tedesche, girati per lo più a Berlino. Nel 1934 partì alla volta di Hollywood, ma fece presto ritorno in Francia, e solo nel 1938 la sua carriera conobbe una svolta decisiva grazie al regista Marcel Carné: recitò infatti in Quai des brumes (1938; Il porto delle nebbie), nel ruolo del piccolo teppista, cinico e timido al contempo, e nel successivo Les enfants du paradis (1945; Amanti perduti) nel quale offrì una memorabile interpretazione, istrionesca ma di forte rilievo drammatico, del suo personaggio, l'attore del 19° sec. Frédérick Lemaître. Il suo duttile talento ebbe poi modo di manifestarsi in varie prove: seduttore in Claudine à l'école (1937) di Serge de Poligny, pittore folle in Lumière d'été (1943) di Jean Grémillion, amante geloso in Les portes de la nuit (1946; Mentre Parigi dorme) ancora di Carné, gaudente in Le plaisir (1952; Il piacere) di Max Ophuls, fu infine lo svogliato Juju che diventa assassino in Porte des Lilas (1957; Il quartiere dei Lillà) di René Clair. Recitò inoltre in numerosi polizieschi e, con il passare degli anni, sempre più spesso fu scelto per interpretare personaggi ambigui, quasi satanici: in particolare fu il terribile assassino di Barbe-bleue (1951; Barbablù) di Christian-Jaque e, fatta eccezione per Il bell'Antonio (1960) di Mauro Bolognini (nel quale risultò particolarmente convincente nel ruolo di un uomo semplice e di grande sobrietà), tutte le sue parti successive furono caratterizzate in tal senso compresa l'ultima in La più bella serata della mia vita (1972) di Ettore Scola, in cui è un severo giudice che condanna a morte il protagonista.B. non cessò mai di dipingere e di scrivere romanzi, testi teatrali e memorie (Ma vie en vrac, 1972). Dall'attrice Odette Joyeux aveva avuto un figlio, Claude Brasseur, nato a Parigi il 5 giugno 1936, volto noto del cinema francese, anch'egli di formazione teatrale, interprete di una lunga serie di film, alcuni dei quali diretti da importanti registi come M. Carné, Jean-Luc Godard, Jean Renoir e François Truffaut.
F. Savio, Brasseur Pierre, in Enciclopedia dello spettacolo, 2° vol., Roma 1954, ad vocem.