PIERRE d'Angicourt (o de Angicuria, de Angicurt)
Architetto di origine francese, attivo nell'Italia centromeridionale e documentato dal 1269 al 1304.
Giunto nell'Italia meridionale al seguito di Carlo I d'Angiò (1266-1285) dopo la definitiva sconfitta del partito antiangioino (1269), P. è l'architetto più citato nei documenti e il più importante fra quelli locali e francesi. Molte delle sue opere sono andate distrutte o rimaneggiate completamente, ma l'attività artistica di P. è ampiamente documentata a partire dal 1269.Membro di una nobile famiglia originaria della regione del Beauvaisis, in Piccardia (Schulz, 1860, I, p. 299; Bertaux, 1905), P. non faceva parte di una corporazione, ma era cavaliere e feudatario. In Italia, già nel 1269 ricevette in feudo il castrum Vairani e la relativa rendita di venti once d'oro annuali (Schultz, 1860, IV, p. 18, doc. XLV); alcuni anni dopo entrò in possesso di terre in Basilicata, nella Terra di Bari e, più tardi, in Capitanata (I Registri, 1949-1982, XXI, p. 40, doc. 144; XXXII, p. 174, doc. 236). Prese parte alla spedizione del 1284 contro la Sicilia in rivolta (Documenti, 1891) e nel 1291 venne insignito del titolo di vicario dell'Onore di Monte Santangelo (Bertaux, 1905), che ne fece il rappresentante del principe di Salerno - primogenito del re - a Monte Sant'Angelo e sul territorio del Gargano, cui vennero aggiunte Manfredonia e Andria. L'ultima data documentata è il 1304 (Lenzi, 1935; Petrucci, 1960), quando P. risultava a Lucera per la perizia delle case demolite per i lavori alla cattedrale.
Per i casi di omonimia presenti nei registri angioini, P. è stato di volta in volta indicato quale castellano di Castel dell'Ovo a Napoli, nel 1300 (Schulz, 1860; Faraglia, 1883) e nel 1303 (Filangieri di Candida, 1934), o identificato con il miles Petrus de Angicuria morto a Barletta nel 1310 (Carabellese, 1899). Carabellese (1908) ha individuato almeno altri due personaggi omonimi: non è improbabile che siano appartenuti tutti alla medesima famiglia, ma fondamentale elemento di distinzione è che nessuno venne mai indicato con l'appellativo di magister, titolo riservato esclusivamente all'architetto.
La carica di protomagister operum curie (I Registri, 1949-1982, XIX, pp. 228-229, doc. 393) - sovrintendente a tutte le opere curate e amministrate direttamente dalla regia Curia - giustifica la presenza di P. in tutti i cantieri in attività in un'area che comprendeva la Capitanata, la Terra di Bari, la Terra d'Otranto e la Basilicata. Che egli non sia stato soltanto un ispettore è testimoniato dai numerosi documenti che attestano la sua attività di progettista e architetto. Talvolta fu egli stesso extallerius (Dokumente, 1912-1926, I, pp. 49-51, docc. 181-183; p. 57, doc. 202; p. 63, doc. 226) - una sorta di appaltatore - di alcune opere, come avvenne per il fossato della cittadella di Lucera. Nel 1271 fu preposto alla riparazione del castello di Canosa con il titolo di magister reparatorum castrorum (Schulz, 1860, IV, p. 34, doc. LXXVII).
P. fu protomagister a Lucera per tutta la durata dei lavori, ossia dal 1270 al 1282 ca. (Schulz, 1860, IV, p. 42, doc. CII; Dokumente, 1912-1926, I, p. 12, doc. 50; p. 14, doc. 60; p. 119, docc. 378-379): inizialmente si occupò del palazzo regio - nel 1275 quasi compiuto e oggi pressoché inesistente - e del lato orientale, caratterizzato da due torri angolari che, essendo di forma cilindrica e rivestite di blocchi calcarei accuratamente scalpellati, si differenziano sia dalle altre torri angioine sia dalle sveve. La loro matrice può essere ravvisabile nel mastio di Coucy-le-Château (dip. Aisne); secondo Bertaux (1905) le due torri sono - insieme con la struttura e il sistema difensivo della porta principale, che, con arco ribassato all'esterno e ogivale all'interno, spezza la linea del medesimo lato orientale occupandone una rientranza a gomito difesa da una torre - le uniche opere genuinamente francesi che l'architettura fortificatoria angioina abbia prodotto in Italia meridionale. Dal 1277 in poi (Dokumente, 1912-1926, I, pp. 49-50, docc. 181-182) P. lavorò al lato nordorientale della cinta insieme a Riccardo da Foggia.La maggior parte della sua attività si concentrò dal 1278 al 1280. Si occupò di tutte le opere che vennero eseguite nel porto e nel castello (il cui vecchio nucleo difensivo conserva le tre torri cilindriche di epoca angioina) e diresse la costruzione delle mura di Manfredonia (Schulz, 1860, IV, p. 59, docc. CXLIII, CXLV; p. 60, doc. CXLIX; p. 67, doc. CLXXV; I Registri, 1949-1982, XIX, p. 180, doc. 269). Compì la stima per i lavori alle mura urbiche di Villanova e ricevette l'incarico di costruirvi il palazzo reale, opere delle quali quasi nulla è rimasto (Schulz, 1860, IV, p. 71, doc. CLXXXVI; pp. 73-74, doc. CXCII; p. 76, doc. CC; I Registri, 1949-1982, XIX, p. 236, doc. 418). A Melfi (I Registri, 1949-1982, XIX, pp. 184-185, docc. 278-280; p. 191, doc. 296) modificò il progetto originario del castello, imponendo la costruzione di tre torri quadrangolari e di tre pentagonali al posto delle cinque a pianta quadrata previste (Dokumente, 1912-1926, II, p. 177, doc. 1085), come ancora è possibile notare; ordinò, inoltre, l'elevazione di cinque pilastri di sostegno al palacium, dei quali gli unici individuabili sono i due del giardino (Dokumente, 1912-1926, II, p. 191, doc. 1130). Nel 1280 (Venditti, 1969) venne inviato al Nord degli Abruzzi per costruirvi il forte di Ripa del Corno, pur continuando a sorvegliare l'andamento dei lavori nei castelli di Lucera, Manfredonia, Bari, Mola, Barletta, Trani, Brindisi, Villanova, Melfi, Lagopesole (I Registri, 1949-1982, XXV, p. 49, doc. 219).Dopo i lavori compiuti sotto Carlo I d'Angiò è più difficile seguire l'attività di P.; a metà del 1290 viene nuovamente menzionato per opere di ingegneria militare dai registri angioini (I Registri, 1949-1982, XXXII, p. 21, doc. 110). Incerta è l'assegnazione a P. della pianta e della direzione dei lavori di Castel Nuovo a Napoli (Agnello, 1962). Si è tentato inoltre di ascrivere a P. i cantieri di diverse chiese, come S. Eligio, S. Gennaro, S. Domenico e S. Lorenzo a Napoli, la chiesa-grotta del santuario di S. Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo, S. Francesco a Messina, la cattedrale di Lucera, nonché la chiesa della Sainte-Madeleine a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume (dip. Var), in Provenza (Enlart, 1907; Wasmuths Lexikon, 1929; Petrucci, 1960). Molto frequente è, in particolare, il riferimento alla cattedrale di Lucera, ma, sebbene un documento del 1304 (Petrucci, 1960) registri la presenza di P. nella città, è probabile che egli sia intervenuto soltanto per la parte absidale in scoscendimento.
Bibliografia:
Fonti. - H.W. Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, 4 voll., Dresden 1860: I, pp. 21, 134, 156, 172, 175, 208, 221-224, 299-300, 329-330; II, p. 168; III, pp. 105, 110; IV, pp. 18, 20, 34, 42, 59-60, 67-68, 71-74, 76, 79, 87, 90, 94, 98-99, 105, 110, 112, 118, 206; N.F. Faraglia, Le memorie degli artisti napoletani pubblicate da B. De Dominicis, Archivio storico per le province napoletane 8, 1883, pp. 259-286: 264-265; Documenti per la storia, le arti e le industrie delle province napoletane, a cura di G. Filangieri di Satriano, V, Indice degli artefici delle arti maggiori e minori la più parte ignoti o poco noti, Napoli 1891, pp. 20-21, 373-377; Dokumente zur Geschichte der Kastellbauten Kaiser Friedrichs II. und Karls I. von Anjou (Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, 2-3), a cura di E. Sthamer, I-II, Leipzig 1912-1926; I Registri della Cancelleria Angioina, a cura di R. Filangieri, I-XXXII, Napoli 1949-1982.
Letteratura critica. - F. Lenormant, Premier rapport à M. le Ministre de l'instruction publique sur une mission archéologique dans le midi de l'Italie, GA 8, 1883, pp. 11-72: 17-18; C. Enlart, Origines françaises de l'architecture gothique en Italie, Paris 1894, pp. 22-25; F. Carabellese, Spigolature storico-artistiche robertine, NN 8, 1899, pp. 191-192; E. Bertaux, Les artistes français au service des rois angevins de Naples, GBA 34, 1905, pp. 89-114: 97-99; C. Enlart, s.v. d'Angicourt Pierre, in Thieme-Becker, I, 1907, p. 516; F. Carabellese, Il restauro angioino dei castelli di Puglia, L'Arte 11, 1908, pp. 197-208, 367-372; s.v. d'Angicourt Pierre, in Wasmuths Lexikon der Baukunst, I, Berlin, 1929, p. 126; R. Filangieri di Candida, Castel Nuovo. Reggia angioina ed aragonese di Napoli, Napoli 1934 (rist. 1964), p. 7; G. Lenzi, Il castello di Melfi e la sua costruzione. Note ed appunti, Amatrice 1935, pp. 99-101; A. Petrucci, Cattedrali di Puglia, Roma 1960, pp. 67, 126 (19753); G. Agnello, L'architettura angioina nell'Italia continentale, Archivio storico pugliese 15, 1962, pp. 175-204: 196-197; C. de la Presle, s.v. Pierre d'Angicourt, in Dictionnaire universel de l'art et des artistes, III, Paris 1967, p. 164; s.v. d'Angicourt Pierre, in Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, I, Roma 1968, pp. 110-111; A. Venditti, Urbanistica e architettura angioina, in Storia di Napoli, III, Napoli 1969, pp. 665-829: 821-824; L. Santoro, Castelli angioini e aragonesi nel Regno di Napoli, Napoli 1982, pp. 88-89; R. Licinio, Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo I d'Angiò, Bari 1994, pp. 210, 214-223.