CABANIS, Pierre-Jean-Georges
Pensatore, nato a Cosnac (Corrèze) il 5 giugno 1757, morto a Rueil il 5 maggio 1808. Compiuti gli studî a Parigi, fu a Wilno in Polonia, entrò, al suo ritorno in Francia, nei circoli intellettuali del tempo, e fu in rapporto con Turgot, Holbach, D'Alembert, Diderot, Condillac, Voltaire, Condorcet e Franklin, di cui divenne amico. Passato dalle occupazioni letterarie allo studio della medicina, fu medico di Mirabeau, e scrisse alla morte di questi un Journal de la maladie et de la mort d'H. G. V. R. de Mirabeau, che illustra e giustifica il proprio metodo di cura. Nel 1795 ebbe la cattedra di igiene alla École de Médecine, nel'96 quella di clinica interna e fu nominato membro dell'Institut e finalmente nel '99 quella di medicina legale e di storia della medicina. Fervido sostenitore della causa rivoluzionaria, fece poi parte del consiglio dei Cinquecento, ma partecipò al colpo di stato del 18 brumaio.
L'opera principale (Rapports du physique et du moral) concerne il problema dominante della filosofia di C., e lo risolve naturalisticamente, sostenendo l'influenza determinante di quello su questo, e sviluppando un largo disegno di psicologia fisiologica che, pur presumendo di restare nel campo di una semplice "storia naturale" dell'uomo, in realtà affronta e risolve materialisticamente problemi gnoseologici e metafisici. Questa contaminazione di medicina e filosofia ebbe comunque largo influsso per circa un ventennio, sul pensiero filosofico francese. Alcune delle più crude tra le espressioni usate dal Cabanis (tra le quali, per esempio, quella che paragonava il cervello, come organo della "secrezione del pensiero", allo stomaco e agl'intestini come organi della digestione) furono prese come prototipo degli estremi cui può giungere il materialismo.
In realtà il C. non fu esente da preoccupazioni gnoseologiche e metafisiche, ma in questi campi non superò una posizione agnostica: partecipò allo scetticismo humiano circa il concetto di causa e il fenomenismo kantiano, convinto che la nostra conoscenza debba arrestarsi ai fenomeni, incapace com'è di cogliere l'essenza delle cose; e, quanto ai massimi problemi metafisici, ammise in quello che fu considerato il suo testamento filosofico (Lettre à Fauriel sur les causes premières), e che a molti parve, e non senza qualche ragione, una palinodia dei Rapports, un certo vitalismo, dichiarando "la vita" un principio sopraggiunto all'organismo, e postulando di là dalla sensibilità diffusa nell'universo una causa prima che egli chiama Natura, ma che ha non pochi caratteri di una provvidenza divina, e nell'uomo un principio animatore più che materiale, molto vicino al concetto tradizionale dell'anima sostanza immortale. L'edizione delle Øuvres complètes fu curata dal Thurot, Parigi 1823-25.
Bibl.: M. Ph. Damiron, Essai sur l'histoire de la philosophie en France au dix-neuvième siècle, Bruxelles 1832; Ginguené, in Biographie Universelle, VI, pp. 298-303; F. Picavet, Les idéologues, Parigi 1891; A. Guillois, Le salon de Madame Hélvétius. Cabanis et les idéologues, Parigi 1894; J. Labrousse, Quelques notes sur un médecin philosophe de la faculté de Paris: P. J. G. Cabanis (1757-1808), Parigi 1903; P. P. Vermeil de Conchard, Trois études sur Cabanis, Parigi 1914; F. Colonna d'Istria, in Revue de Métaphysique et de Morale, 1913 e 1916; G. Capone Braga, La filosofia francese e italiana del Settecento, Arezzo 1920, I, pp. 173-215.