LAVAL, Pierre (XX, p. 639; App. I, p. 780)
Allontanato dal potere il 22 gennaio 1936, L. cercò di ritornarvi con una lunga serie di espedienti come la minaccia nel 1939 di una candidatura Buisson alla presidenza della Repubblica; assai attivo nella commissione per gli Affari esteri del senato, cercò con una interpellanza, che non poté svolgere, di far trionfare ancora una volta, il 2 settembre 1939, la tesi della capitolazione: successivamente consigliò approcci con Mussolini. Attraverso la disfatta giunse al potere: d'accordo con l'ambasciatore spagnolo Lequerica per accelerare le trattative di armistizio, rimase per qualche giorno nell'ombra, finché il 23 giugno 1940 entrò, come ministro di stato e vicepresidente del consiglio, nel gabinetto Pétain (questo si era formato il 16) e il 10 luglio manovrò abilmente l'Assemblea nazionale verso il colpo di stato. Vicepresidente nel nuovo gabinetto del 12 luglio (in quello del 6 settembre cumulerà anche il portafoglio delle Informazioni e il coordinamento dei varî ministeri), Laval, che una legge aveva designato come successore di Pétain, si diede da fare a Parigi con De Brinon e Abetz, arrivando, il 22 ottobre 1940, ad un colloquio con Hitler, che preparò l'incontro di Montoire fra Pétain e Hitler (24 ottobre) e la politica di collaborazione. Il giuoco personale, però, che Laval conduceva, diede ombra a molti colleghi e una congiura di palazzo, autorizzata da Pétain e organizzata in particolar modo dai ministri Baudouin e Alibert, riuscì ad allontanarlo dal governo. Trasferitosi a Parigi, ove - a parte l'intermezzo dell'attentato di Colelte, che lo ferì gravemente (27 agosto 1941) - tenne fino all'aprile 1942 contatti coi nazisti, non senza collusioni con Vichy (colloquio con Pétain il 18 gennaio 1941 a La Ferté-Hauterive, con F. Darlan il 3 febbraio a Parigi, ecc.), rappresentando di fatto un'arma nelle mani tedesche per tenere in pugno Darlan. Il 18 aprile 1942 rientrò a Vichy come capo del governo, dando un impulso nuovo alla collaborazione che ormai giungeva fino alla coscrizione dei Francesi per il lavoro obbligatorio in Germania. Continuò in tale politica anche dopo l'occupazione totale della Francia, decisa mentre egli era a Monaco a colloquio con Hitler e Ciano, e il 17 novembre 1942 Pétain gli delegò tutti i poteri. Dopo lo sbarco alleato in Normandia, già oltrepassato dagli ultracollaborazionisti, abbozzò nell'agosto 1944 una manovra di salvataggio: a tal uopo liberò E. Herriot e cercò di far convocare un'assemblea nazionale. Non essendovi riuscito, il 17 agosto 1944 partì per la Germania e nei primi del maggio 1945, a bordo di un Junker, riparò a Barcellona; Franco non ritenne opportuno dargli ospitalità e il 10 agosto Laval si consegnò alle autorità francesi. Dopo un processo, la cui procedura ha suscitato discussioni e giudizî varî - fallito un tentativo di suicidio - venne fucilato a Parigi, il 15 ottobre 1945. Il memoriale da lui redatto in carcere a giustificazione del proprio operato fu pubblicato postumo dalla figlia (Laval parle....., Parigi 1948; trad. it. Parla Laval, Milano 1948).
Bibl.: Fra la vasta letteratura lavaliana, basta segnalare per un certo valore documentario: J. de Montigny, De l'armistice à l'Assemblée nationale, 15 juin-15 juillet 1940, Clermont-Ferrand 1940; Du Moulin De Labarthète, Le temps des illusions. Souvenirs, Ginevra 1946; L.-D. Girard, Montoire, Verdun diplomatique, Parigi 1948, e soprattutto Nicolle, Cinquante mois d'Armistice, ivi 1947, per quanto concerne le fonti lavaliane o pétainiste; per quanto concerne le fonti anticollaborazioniste: V. Auriol, Hier... Demain, Parigi 1945; A. Lebrun, Témoignage, ivi 1945; P. Reynaud, La France a sauvé l'Europe, ivi 1947. Per il processo, v.: A. Naud, Pourquoi je n'ai pas défendu Pierre Laval, ivi 1947.