LAVAL, Pierre (XX, p. 639)
Ministro del Lavoro nel gabinetto Tardieu (febbraio-maggio 1932), delle Colonie nel gabinetto Doumergue (dal febbraio 1934), dopo la morte del ministro L. Barthou (9 ottobre 1934) L. ne raccolse (14 ottobre) la successione agli Esteri, continuando in tal posto anche nel ministero Flandin (novembre 1934). La sua politica estera fu allora caratterizzata dalla volontà di giungere ad un accordo con l'Italia, accentuando cioè un atteggiamento già percepibile nel suo predecessore L. Barthou: e infatti, in una visita ch'egli fece a Roma al capo del governo italiano B. Mussolini (5-7 gennaio 1935), venivano stipulati gli accordi franco-italiani (v. italia: Storia, App.; francia: Storia, App.), che sembrarono aprire un'era nuova nella storia delle relazioni fra i due paesi, e parvero confermati, nell'aprile, dagli accordi di Stresa (v. stresa: La conferenza di Stresa, XXXII, p. 846) e dalla costituzione "del fronte di Stresa" tra Francia, Inghilterra e Italia. Sennonché poco più tardi il conflitto italo-etiopico e la crisi che ne conseguì nei rapporti italo-inglesi resero difficilissima la posizione del L., che intanto, il 7 giugno 1935, era diventato presidente del consiglio, sempre conservando il Ministero degli esteri (che aveva tenuto anche nell'effimero ministero Bouisson, dal 1° al 4 giugno). Legato dalle linee tradizionali di tutta la politica estera francese postbellica, così strettamente avvinta alla Società delle nazioni, desideroso di non staccarsi dall'Inghilterra, il L. aderì sia al patto mediterraneo proposto dall'Inghilterra in funzione antiitaliana sia alla politica delle sanzioni. Egli cercò di attenuare il contrasto italo-inglese e di giungere ad una soluzione di compromesso che risolvesse l'assai critica situazione: compromesso da lui cercato nel suo incontro col ministro degli Esteri inglese, Sir Samuel Hoare, a Parigi, il 7 dicembre, e noto col nome di piano Hoare-Laval. Ma il fallimento di questo tentativo, l'ostilità diffusa, specialmente nei partiti di sinistra, contro la sua politica accusata di essere "filoitaliana", poco gradita all'Inghilterra e quindi tale da compromettere la base essenziale della politica estera francese, vale a dire l'amicizia con l'Inghilterra; il malcontento dei partiti di sinistra, perché il L. non si era ancora deciso a sottoporre alla ratifica del Parlamento il patto franco-sovietico, da lui firmato il 2 maggio 1935, resero impossibile la sua ulteriore permanenza al potere. Il 22 gennaio 1936 si dimise.