Matematico e filosofo (Saint-Malo 1698 - Basilea 1759), uno dei maggiori illuministi francesi. Presto famoso per i suoi studî matematici, fu accolto venticinquenne all'Académie des sciences di Parigi e nel 1745 fu chiamato da Federico II a Berlino, per riorganizzarvi l'Accademia delle scienze fondata da G. W. Leibniz. Partendo dalle dottrine di I. Newton (Essai de cosmologie, 1750), M. ne difese la concezione gravitazionale contro l'antica ipotesi cartesiana del vortice, e confermò, con la spedizione scientifica in Lapponia da lui diretta, la tesi newtoniana dello schiacciamento della sfera terrestre in corrispondenza dei due poli. M. mise inoltre in luce il significato filosofico della concezione newtoniana dell'universo (nel predetto Essai de cosmologie e nell'Examen philosophique de la preuve de l'existence de Dieu, 1756), scorgendovi la prova della tesi deistica che risaliva, dalla perfezione dell'universo, all'assoluta potenza del suo autore. L'interpretazione teleologica data a questa tesi da M., secondo cui ogni processo naturale raggiungerebbe il suo scopo col minor dispendio possibile di azione (loi de la moindre quantité d'action, o principio di minima azione), suscitò una vivace polemica (che l'Accademia delle scienze di Berlino decise in favore di M.) con S. König, che obiettava essere stata tale concezione già enunciata da Leibniz nel suo principio di continuità. La concezione teleologico-deistica faceva d'altronde contrasto, in M., con le sue convinzioni gnoseologiche, in cui egli spingeva all'estremo le tesi dell'empirismo. Nel campo della matematica si occupò soprattutto della teoria delle curve piane, studiandone le peculiarità, in particolare quelle che si ottengono facendo avvicinare indefinitamente due flessi (punto di ondulazione), o due cuspidi, o un flesso e una cuspide.