RUBENS, Pierre Paul
Pittore, figlio di Jean R. e di Marie Pypelinckx, tutti e due appartenenti ad antiche famiglie di Anversa, nacque il 28 giugno 1577 a Siegen (Vestfalia), morì il 30 maggio 1640 ad Anversa.
Il padre, giurista distinto, scabino d'Anversa, sospettato di protestantesimo aveva dovuto emigrare a Colonia con la famiglia, per sottrarsi alle persecuzioni iniziate dal duca d'Alba, nel 1568. Durante questo soggiorno in Germania Jean R., amministratore dei beni di Guglielmo d'Orange il Taciturno, divenne l'amante della principessa d'Orange. La tresca fu scoperta, il colpevole imprigionato nella fortezza di Dillenburg. Dopo aver espiato l'adulterio, J. R., grazie agli sforzi e ai sacrifici finanziarî della sua ammirevole sposa, ottenne la liberazione, ma fu confinato a Siegen, dove nacquero due dei suoi figli: Philips, poi Pierre Paul.
Nel 1578 la famiglia R. fu autorizzata a rientrare a Colonia. J. R. vi morì nel 1586 e la vedova poté nel 1587 tornare ad Anversa con i figli. Il silenzio e presto l'oblio si fecero sull'eresia e sull'adulterio del padre. La verità non tornò alla luce, e per caso, che nel 1870.
Nel 1587 ad Anversa, P. P., decenne, entrò alla scuola parrocchiale di Notre-Dame e vi strinse amicizia con B. Moretus, che doveva in seguito divenire il capo della tipografia Plantin, e mantenne con lui relazioni lunghe e fruttifere. Nel 1590 lasciò la scuola e fu assunto come paggio presso la contessa vedova di Lalaing, nata principessa de Ligne-Arenberg: perfezionò così la sua educazione. Dopo un anno persuase la madre a permettergli di darsi alla pittura. Divenne così allievo di T. Verhaegt, paesista mediocre e suo lontano parente; poi passò presso A. Van Noort, interessante artista di Anversa, che fu anche maestro e più tardi suocero di J. Jordaens. Infine il R. entrò nello studio di O. Voenius (O. Van Veen), dove si perfezionò e finì d'imparare tutti gli elementi tecnici dell'arte del pittore.
Era l'epoca in cui l'influenza dell'arte italiana rinnovava l'aspetto della pittura fiamminga. Il Voenius apparteneva appunto alla schiera dei pittori che furono detti "romanisti". Egli comunicò al suo allievo il culto del nudo e l'amore delle allegorie. Nel 1598 il R. conseguì il titolo di maestro ad Anversa. Dopo altri due anni passati col Van Veen, di cui era divenuto il collaboratore, il R. partì per l'Italia nella primavera del 1600. Anche il padre e il fratello avevano fatto prima di lui questo pellegrinaggio di studio. Il giovane pittore si recò a Venezia, e presto accettò di entrare alla corte di Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova, grande protettore delle arti. Vi ritrovò un altro fiammingo, F. Pourbus. Ma non si rinchiuse in Mantova: percorse anzi l'Italia. Assisté ufficialmente a Firenze al matrimonio per procura di Maria de' Medici, sorella della duchessa Eleonora Gonzaga, con Enrico IV. Soggiornò a Roma, a Genova, studiandone le architetture; compì una missione diplomatica in Spagna per il suo protettore. Dappertutto eseguì numerosi dipinti, dei quali ne restano a Roma (Chiesa Nuova), a Genova (S. Ambrogio), a Mantova (Museo) e in altri luoghi.
È evidente in questi dipinti, come poi in tutta la sua opera, quanto egli debba al Mantegna, a Tiziano i cui quadri copiò così bene, al Domenichino, al Caravaggio. Il Cristo morto visto di scorcio (Museo di Anversa) è ispirato all'opera omonima del Mantegna (museo di Brera); l'Ultima comunione di S. Francesco (Museo di Anversa) riproduce la composizione di A. Carracci e del Domenichino, l'Ultima comunione di S. Girolamo. Sono ispirati al Caravaggio le luci dai violenti contrasti, le ombre morbide, i voluti effetti artificiosi, ma ebbe pur larga influenza su lui il Baroccio con le sue sapienti armonizzazioni di toni. Con la libertà propria al genio, adattò al proprio stile quegli elementi nuovi. Si è potuto giustamente dire che il R. è il più grande maestro barocco. Tornato in Anversa dopo aver vissuto e aver lavorato otto anni in Italia, seppe subito svolgere la propria personalità, affermare la propria bravura. Le sue opere rivelano una facilità d'esecuzione che si fa gioco di ogni difficoltà tecnica. Il R. va studiato nelle opere completamente di sua mano, e particolarmente negli schizzi e nei nudi in cui ha avuto libero corso il suo splendido virtuosismo. Maneggia con estrema abilità paste fluide, sa per mezzo d'impasti giudiziosi accentuare la luminosità delle carni con vernici trasparenti applicate su colori prima bruni, poi turchini, ha ottenuto toni di una meravigliosa freschezza e finezza. Nei ritratti cerca di rado di esprimere in profondità la psicologia dei modelli; il suo scopo è diverso: si contenta d'interpretare superficialmente la loro vita brillante e mondana.
Invecchiando si stacca sempre più da ogni elemento che non gli sia proprio, la varietà dei soggetti trattati e dei processi proprî a esprimerli è prodigiosa. Si paragonino il Figlio prodigo (Anversa) il Paesaggio con l'arcobaleno (collezione Wallace), Elena Forment con pelliccia e l'Autoritratto con spada (Vienna): mai maestro si rivelò più audace, vario, fecondo. Nel 1608 la morte della madre aveva richiamato il pittore dall'Italia ad Anversa. Gli arciduchi Alberto e Isabella insistettero perché non tornasse a Mantova e lo trattennero alla loro corte. Si stabilì ad Anversa (1609); e dopo poco vi sposò Isabella Brant. Ordinazioni gli giungevano d'ogni parte. Egli cominciò allora la costruzione del suo lussuoso palazzo - fra il Wapper e la Piazza de Meir - di cui una parte considerevole rimane tuttora.
Impegnato in innumerevoli lavori, praticò tutti i generi: soggetti religiosi, storici, mitologici, allegorici, ritratti (nei quali eccelle), grandi complessi decorativi, paesaggi, cacce; diede cartoni per arazzi; lavorò d'incisione e fece anche incidere le sue opere principali da altri; disegnò per la tipografia Plantin frontespizî e illustrazioni; improvvisò progetti architettonici. Archeologo erudito, iniziò collezioni di antichità e di pietre incise: acquistò pure opere di pittori italiani.
Presto ebbe intorno a sé una pleiade di allievi e di collaboratori, i quali, sotto la sua direzione, eseguivano le grandi composizioni, di cui egli forniva gli schizzi mirabili.
A. Van Dyck, J. Jordaens, F. Snyders, J. Wildens, J. Bruegel "dei velluti", L. Van Uden, D. Seghers, J. d'Egmont, Paolo de Vos, Th. Van Thulden, G. Panneels, J. Moermans sono i più noti fra molti altri suoi allievi. Al principio della sua carriera le grandi composizioni come l'Erezione della croce e soprattutto la Discesa dalla croce (1622, ambedue nella cattedrale di Anversa), le sue diverse versioni dell'Adorazione dei Magi, la pala dei pescivendoli (Malines), il Colpo di lancia (Anversa), ecc., gli procurarono presto una notorietà internazionale. In quel periodo egli compose una serie di cartoni per arazzi: la Storia di Decio Mure (Galleria Liechtenstein, Vienna).
Dal 1621 in poi il R., senza trascurare l'esercizio della sua arte compì brillantemente i suoi incarichi diplomatici per l'infanta Isabella, governatrice dei Paesi Bassi. Fu in relazioni personali e in corrispondenza con i sovrani degli stati principali e con molte personalità eminenti in tutti i campi.
Dal 1620 al 1621 l'artista attese a progettare e disegnare la decorazione della nuova chiesa dei gesuiti ad Anversa. Essa doveva consistere in due grandi tavole per l'altar maggiore, due altre tavole d'altare e in 39 scomparti per i soffitti. Eseguita dagli scolari sotto la direzione del maestro, essa destò grande ammirazione, ma andò distrutta nell'incendio della chiesa (1718); furono salvate soltanto le due tavole d'altare I miracoli di S. Ignazio e I miracoli di S. Francesco Saverio, ora nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. Dei soffitti uon restano che i disegni, dispersi in parecchi musei e collezioni, la maggior parte del museo di Gotha.
Nel 1621 il R. ebbe da Maria de' Medici l'ordinazione di una serie di dipinti per il nuovo palazzo del Lussemburgo: tre tele immense, 18 grandi composizioni e 3 ritratti, che rappresentano i principali episodî della vita della regina (Parigi, Louvre). L'impresa fu finita nel 1625. Il R. ebbe la speranza di ottenere una seconda ordinazione analoga, una serie di pannelli consacrati alla storia di Enrico IV; ne fece i disegni e cominciò a dipingere due grandi composizioni, ma il progetto venne abbandonato.
Nel 1626 il maestro compone i cartoni per gli arazzi dei Trionfi della religione (Trionfo dell'Eucaristia, ecc.). Gli arazzi, tessuti a Bruxelles, appartengono al convento delle clarisse a Madrid. I cartoni sono a Vienna (Galleria Liechtenstein). Isabella Brant - che gli ha dato 3 figli - muore nel 1626. Il R., assorbito dalle sue missioni d'ambasciatore, viaggia molto, soggiorna in Olanda, a Parigi, a Londra, a Madrid, né ciò rallenta la produzione del suo studio. Egli stesso esegue ritratti, fa disegni, ottiene ordinazioni, dovunque si trovi.
Nel 1628 il R. aveva dipinto il celebre quadro d'altare per la chiesa degli agostiniani ad Anversa (Sacra conversazione, con l'episodio del matrimonio mistico di S. Caterina).
Poco dopo inizia la serie dei soffitti della sala da banchetti di White Hall a Londra. Dal 1630 al 1632 si consacra al postergale di S. Ildefonso, comandato dall'infanta Isabella per la parrocchia della corte di Bruxelles. È uno dei suoi capolavori. La pittura fu trasportata a Vienna per Maria Teresa (Vienna, Kunsthist Museum).
Una delle ultime ordinazioni date al R. fu la decorazione del padiglione di caccia del re di Spagna a Torre de la Parada (Le Metamorfosi d'Ovidio - Museo del Prado - disegni al museo di Bruxelles). Verso la medesima epoca Filippo IV di Spagna gli ordina altri 18 quadri di cacce. Fra le ultime opere del maestro, oltre numerosi quadri di nudi, e il Martirio di S. Liévin (museo di Bruxelles), vanno citati La società elegante (Prado, Madrid) e la Grande Kermesse (Louvre), due opere che indirizzarono la produzione di tutta una serie di pittori della fine del sec. XVII e del XVIII (A. Watteau, ecc.). Nel 1653 il R. aveva preparato la decorazione per la festa dell'entrata del cardinale infante Ferdinando ad Anversa (disegni di archi di trionfo, di carri, di cavalcate, ecc.: museo di Anversa).
Nel 1630 il R. a 52 anni si risposa con Elena Forment, diciottenne, che gli darà parecchi figli. Nel 1635 compra il castello feudale di Steen presso Vilvorde, che diviene la sua residenza estiva. di Spagna, dal re d'Inghilterra. La sua tomba è dietro il coro della chiesa di S. Giacomo, nella cappella funebre della sua famiglia, per la quale egli aveva dipinto una tavola d'altare.
Le opere del R. sono innumerevoli. Tutti i musei, numerose chiese, palazzi, castelli, gallerie, collezioni pubbliche e private ne vanno orgogliose. Vienna, Madrid, Monaco, Parigi, Dresda, contendono ad Anversa e a Bruxelles la gloria di possedere le sue più celebri pitture. (V. tavv. LI-LVI e tav. a colori).
Bibl.: Le opere di Max Rooses, L'oeuvre de P. P. R. Histoire et description de ses tableaux et dessins (Anversa 1886, 1892) e R., sa vie et ses œuvres (1903, tradotto dall'olandese), sono quelle più complete e definitive consacrate al maestro. Una completa bibl. delle opere consacrate al R. è stata compilata da E. de Bom, in Le Compas d'Or (boll. trimestrale dei bibliofili di Anversa), n. s., V (1927) e ultimamente è stata ampliata in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935, da G. Glück.
Fra le pubblicazioni recenti: G. Van Zype, P. P. R., l'homme et l'oeuvre, Parigi-Bruxelles 1925; P. Lambotte, Chefs d'oeuvre de P. P. R., in Trésor de l'art belge, Bruxelles 1911-1913; A. Strubbe, P.-P. R., Bruxelles-Amsterdam 1927; G. Glück, R., van Dyck und ihr Kreis, Vienna 1933.