Sorlin, Pierre
Storico e critico cinematografico francese, nato a Bourg (Ain) il 19 agosto 1933. Iniziata la carriera universitaria come storico dell'età contemporanea (negli anni Sessanta ha pubblicato alcune monografie sulla storia sovietica e francese), S. ha focalizzato i propri interessi sul rapporto tra cinema e storiografia, teorizzando e praticando l'uso del documento audiovisivo come strumento di indagine sulla storia del Novecento, per affrontare quindi le tematiche connesse più in generale alla produzione e alla fruizione delle immagini nella società moderna.
Il suo percorso trova origine nell'uso del documento audiovisivo come testimonianza nell'ambito della storia sociale ‒ disciplina che S. ha insegnato alle università di Lione, (1967-1969) e poi di Paris VIII-Vincennes. In tale contesto l'indagine sull'immagine filmica ha assunto una posizione centrale, come dimostra anche la sua carriera accademica: professore di sociologia del cinema a Paris VIII-Vincennes dalla fine degli anni Settanta e di estetica del cinema a Paris III-Nouvelle Sorbonne dal 1989. Dal 1987 codirige l'Istituto storico Parri Emilia Romagna di Bologna.
Un primo, significativo, risultato di questa ricerca è costituito dalla monografia Sociologie du cinéma (1977; trad. it. 1979), in cui S. ha messo a punto la nozione centrale di 'visibile' ‒ ciò che in una determinata epoca i fabbricanti di immagini ritengono possa essere rappresentato sul grande schermo ‒ e l'ha applicata in particolare al cinema italiano del secondo dopoguerra (tema, questo, su cui è ritornato nel 1996 con il testo Italian national cinema, 1896-1996). Sulla stessa linea si collocano sia gli studi scritti in collaborazione con Marie-Claire Ropars-Wuilleumier e Michèle Lagny, sul tema della rivoluzione nei film di Sergej M. Ejzenštejn (La révolution figurée ‒ Inscription de l'histoire et du politique dans un film, 1979) e sul cinema popolare francese degli anni Trenta (Générique des années 30, 1986), sia due ricerche di carattere più generale, The film in history. Restaging the past (1980; trad. it. 1984) e European cinemas, European societies (1991; trad. it. 2001), dove ha esplorato la nozione di identità europea mettendo a confronto lo sviluppo, dal secondo dopoguerra agli anni Sessanta, di quattro grandi cinematografie nazionali.In Esthétiques de l'audiovisuel (1992; trad. it. 1997) e in Les fils de Nadar. Le 'siècle' de l'image analogique (1997; trad. it. 2001) S. ha approfondito inoltre gli aspetti estetici e teorici della sua indagine. Mentre la prima monografia, prendendo le distanze dagli approcci semiotici, esplora le forme della partecipazione estetica coinvolte nella fruizione del cinema e della televisione, come la nozione di bello e quella di gusto, la seconda si concentra sull'immagine analogica, in quanto nuova forma di riconoscimento e di interpretazione del mondo, che dalla metà dell'Ottocento, con la nascita della fotografia e poi con quella del cinema, si è imposta sull'immagine sintetica, espressione con cui S. indica le modalità tradizionali di rappresentazione, tipicamente il disegno e la pittura. Un'operazione, quest'ultima, che sembra preparare il terreno per un ulteriore, eventuale sviluppo dell'analisi, centrato sull'avvento dell'immagine digitale.
S. non ha mancato di approfondire gli aspetti metodologici del lavoro storiografico sulle fonti audiovisive, specialmente in L'immagine e l'evento: l'uso storico delle fonti audiovisive (1999), dove lo sguardo si allarga anche alla televisione e l'attenzione si appunta più in particolare sui fattori soggettivi che entrano in gioco nella documentazione per mezzo di materiali audiovisivi di eventi e fatti storici della contemporaneità.
S. ha quindi esteso le sue ricerche alla storia dell'arte e della letteratura, come testimoniano i volumi L'art sans règles, ou Manet contre Flaubert (1994) e Persona: du portrait en peinture (2000; trad. it. 2002). Ha anche diretto documentari e film di contenuto storico sulla Rivoluzione francese, l'affare Dreyfus e il Front populaire. *