VARIGNON, Pierre
Matematico, nato a Caen nel 1654, morto a Parigi il 22 dicembre 1722. Destinato alla carriera ecclesiastica, riuscì invece a iniziare da solo i suoi studî di matematica, che poté poi compiere a Parigi, dove si trasferì nel 1686, legandosi di amicizia coi più illustri matematici del tempo, tra cui Ph. de La Hire. Il suo Projet d'une nouvelle mécanique, avec un exposé de l'opinion de M. Borelli sur les propriétez des poids, ecc. (Parigi 1682), pubblicato quasi contemporaneamente ai celebri Principia di I. Newton, lo rivelò come acuto e originale investigatore. Ebbe subito una cattedra di matematica al Collegio Mazarino e fu chiamato a far parte dell'Accademia delle Scienze (1688). Appartenne anche alla Società reale di Londra e all'Accademia di Berlino. Alla sua morte, le carte pervennero al celebre segretario perpetuo dell'Accademia, B. Fontenelle, che pubblicò (1725) la Nouvelle Mécanique in due volumi.
Nel Projet vien posto per la prima volta a fondamento della statica il principio della composizione, di cui però il V., ancora seguace della nuova dinamica aristotelica, dà una dimostrazione inesatta. Però fa del principio numerose applicazioni a svariati problemi col principio del poligono delle forze e col teorema dei momenti, appunto universalmente conosciuto col nome di teorema di Varignon, e di cui due casi particolari erano noti e applicati da Leonardo da Vinci.
Nel secondo volume della Nouvelle Mécanique figura la lettera indirizzata al V. da Giovanni Bernoulli (1717), nella quale si trova enunciato in tutta la sua generalità il principio dei lavori virtuali.
Il V. fu tra i primi ad accettare, difendere e chiarire i nuovi metodi del calcolo degli infinitamente piccoli; e aveva commentato il trattato composto sull'argomento dal marchese de l'Hôpital; sono note le sue controversie con G. Grandi (1712-14) e J. Wallis (1710). Fu poi in assidua corrispondenza coi dotti dell'epoca (Leibniz, Bernoulli, ecc.).
Tra i varî trattati pubblicati dopo la sua morte sono da ricordare quello sul movimento delle acque correnti e sulle sorgenti, e il corso di matematiche.
Meritano speciale menzione le sue numerose memorie nei volumi dell'Accademia di Parigi sulle curve e sulle applicazioni geometriche del calcolo differenziale. Un suo metodo per dedurre da un'equazione in coordinate cartesiane nuove curve in coordinate polari, lo condusse a scoprire nuove curve, tra cui la spirale iperbolica, e a ritrovarne altre, già note, tra cui la spirale di Torricelli, che egli per primo chiamò spirale logaritmica.