PIETISMO
. Corrente religiosa, d'indirizzo sentimentale-edificativo, formatasi in seno al protestantesimo nella seconda metà del Seicento. Da quando Melantone avvertì che era impossibile "carere monumentis Aristotelis", il protestantesimo, costretto a organizzarsi in chiesa e ad elaborare un suo corpo di dottrine, piegò sempre più verso un astratto e vacuo dogmatismo (ortodossia) e un verboso formalismo ("seconda edizione scolastica"). Si inizia così un lungo periodo di polemiche e diatribe teologiche, in cui s'impegnano le più scaltre e ingegnose sottigliezze dialettiche. Tuttavia, fra tante fredde formulazioni teologali, l'impulso mistico e l'interiore pietà, onde era sorto il primitivo moto della Riforma, sopravvivono negli "spiritualisti" (K. Schwenckfeld, V. Weigel, Franck, ecc.), che rimangono più o meno ligi alla disciplina ecclesiastica. Pervida religiosità vibra in spiriti solitarî e contemplativi, vissuti nello scorcio del Cinquecento e nella prima metà del Seicento; in alcuni di essi si possono rilevare tendenze e atteggiamenti precursori del pietismo: il Böhme, per esempio, nel trattatino De Regeneratione, incluso in Der Weg zu Christo, svolge diffusamente uno dei punti fondamentali della teologia pietistica. Al nuovo indirizzo religioso diede inoltre grande impulso lo spontaneo revivalismo suscitato nelle coscienze dagl'infiniti orrori della guerra dei Trent'anni.
Preannunciato in Olanda e nelle circonvicine terre germaniche, dove spiegarono la loro attività teologi e mistici, assertori e fautori di una prassi cristiana più rigida e devota (G. Voet, Lodenstein, J. de Labadie, ecc.) e favorito da fervidi scritti dal Vero cristianesimo di J. Arndt), il movimento pietista fu promosso da Ph. J. Spener (1635-1705) e diffuso, non senza contrasti con i luterani ortodossi e vivaci innovamenti, dai suoi seguaci: A. H. Francke (1663-1727), G. Arnold (1666-1714), ecc.
L'epiteto pietista, dato verso il 1689 in senso spregiativo dagli avversarî del nuovo indirizzo religioso ai seguaci dello Spener, perdette col tempo il suo significato primitivo, per assumere quello con cui è passato alla storia.
L'inizio vero e proprio del movimento si fa risalire al 1675, l'anno in cui lo Spener pubblicò il famoso volumetto Pia desideria, dove sono svolti i punti fondamentali del pietismo. Lo Spener era in quell'epoca seniore a Francoforte sul Meno, e già aveva costituito i cosiddetti "Collegia pietatis", assemblee private che si adunavano a scopo edificativo e svolgevano un'azione parallela a quella propriamente ecclesiastica. Sul loro modello si diffusero ben presto in parecchie città della Germania numerose conventicole, animate spesso da tendenze separatiste. Lo Spener passò successivamente a Dresda e a Berlino, e in mezzo a contrasti talvolta molto vivaci, proclamò il ritorno della viva esperienza religiosa del sentimento ("la religione è una cosa del cuore"), cooperando, consapevolmente o no, allo spirito aconfessionale o superconfessionale, che andrà via via ravvalorandosi fino a N. L. v. Zinzendorf e all'illuminismo.
Il Francke, più risoluto e pugnace, estese la sua azione dal campo strettamente religioso a quello sociale, pedagogico e dottrinale (v. appresso), e fu il primo a rompere praticamente la tradizione dell'indifferentismo protestante tedesco di fronte al problema della propagazione della fede.
Rivoluzionario e radicale nelle sue concezioni religiose, ma solitario, misticheggiante e romantico nella vita fu invece l'Arnold, l'autore dell'Unparteiische Kirchen- und Ketzerhistorie, la cui lettura piacque tanto a Goethe, il quale osservò, in Dichtung und Wahrheit: "Il suo modo di vedere è assai vicino al mio".
Con Nicolò Ludovico v. Zinzendorf, bizzarro e complesso spirito, fondatore del movimento di Herrnhut, il pietismo si sviluppò in nuove forme a tendenza sempre più superconfessionale. Le conventicole divennero vere comunità "filadelfiche", e raccolsero, con i resti delle antiche comunità ussite-valdesi (fratelli moravi), settarî d'ogni specie.
Quel movimento, varcando i confini della Germania ed estendendosi, con quella che fu detta la "diaspora" delle sue comunità, in Inghilterra e fino in America, universalizzò in certo modo il movimento pietista.
Per i pietisti, che furono anche detti Die Stillen im Lande, "i tranquilli del paese", la fede si risolve in indicazioni di esperienze psicologiche soggettive: il "pentimento", il risveglio, la beatitudine, ecc. Essi si sforzano soprattutto di passare dalla sola fides, alla fides viva, che coincide con la rinuncia al male e si esprime in un anelito alla Grazia. L'efficacia di tale fede, che un pietista, Giovacchino Lange, qualifica "viva et lucida, activa, supplex, magnetica (attractiva seu apprehendens), acquiescens, luctatrix et victrix" è riconnessa col "risveglio", che si opera nella conversione. Rispetto a tale conversione, il mondo si può considerare diviso in "rigenerati" e "non-rigenerati". Solo i "rigenerati" possono raggiungere un certo grado di perfezione. Nel suo complesso il pietismo accentua il valore del sentimento e dell'azione pratica, secondando un "precisismo" morale, che si manifesta talvolta assai intransigente di fronte alle cose "indifferenti", che non si possono cioè ascrivere né al bene né al male. Il pietismo contenuto da principio in premesse extraculturali, va a mano a mano risolvendosi in forme di cultura. Si promossero alacremente l'indagine e gli studî biblici, tentando anche le prime revisioni critiche dei testi sacri (Rambach, Bengel); si favorirono gli studî pedagogici (v. anche appresso), fu collocata quasi allo stesso piano dell'uomo la donna, s'iniziò quel culto di lei, che trovò poi nell'"eterno femminino" di Goethe la sua apoteosi.
Ricchissima la lirica religiosa dei pietisti (Bogatzky, Hiller, Zinzendorf, Neander, e soprattutto Tersteegen). Nel campo della musica il pietismo penetrò specialmente con l'opera di G. S. Bach, nella letteratura fece la sua entrata ufficiale con il Klopstock. Col cosiddetto "pietismo radicale" (Dippel, Edelmann, ecc.), ormai del tutto razionalista, si varca la soglia dell'illuminismo. Completamente secolarizzati, i motivi originarî della religiosità pietista si risolvono nel vasto moto filosofico-artistico-sociale, che si estende per oltre un cinquantennio e che F. Schlegel per il primo denominò idealismo.
Motivi pietisti trasfigurati si possono percepire, a tacere di Lavater, Jung-Stilling, ecc., in Herder, nei soci del "Göttinger Hainbund", negli "Stürmer und Dränger", in Goethe, in Kant, Jacobi, e, più tardi, e in modo ancor più evidente, in Schleiermacher e Novalis. Dopo il romanticismo, il pietismo si è andato sempre più assottigliando in uno spiritualismo o in una vaga religiosità personale, anche se, per contingenze sociali e politiche, ha dovuto talora paradossalmente accettare forme chiesastiche e positive.
Il pietismo nella storia della cultura e della pedagogia. - Grande fu l'efficacia che il pietismo, soprattutto col valore attribuito al sentimento e alla sua potenza rivelatrice, esercitò in varî campi della cultura tedesca. Ebbero a risentirla il Herder, che per qualche tempo visse presso il pietista Diacono Trescho; G. Arnold, traduttore anche, come A. H. Francke, della Guida del Molinos; il Goethe, la cui preparazione spirituale deve non poco all'Arnold, a Susanna von Klettenberg, la Cordata, e al gruppo dei pietisti di Strasburgo (1770), sebbene la mistica pietistica del Klettenberg, con i suoi caratteri e con le sue fantasie alchimistiche e magiche, sia alquanto diversa da quella di Ph. J. Spener e di Francke; Emanuele Kant, che ricevette educazione pietista dalla madre e nel Collegio fridericiano di Königsberg; J. H. Pestalozzi; A. Fr. Schleiermacher. Influenze pietistiche sono state rintracciate anche nel Rousseau (E. Ritter e P. Wernle), come anche nel generale sviluppo idealistico del pensiero tedesco, così come è innegabile che il pietismo ha contribuito, nel sec. XVIII, a determinare persino la fisionomia speciale dell'Aufklärung tedesca. Infine, la psicologia e la stessa teminologia pietistiche hanno influito notevolmente sulla letteratura della Germania (ad es., sul Klopstock) e più precisamente sulla lingua tedesca e sul suo progressivo accostarsi alla musica (v. i lavori di R. Hildebrand e G. Scherer, di R. Unger, di M. von Waldberg, di Burdach, ecc.).
Più larga e profonda l'azione esercitata dal pietismo nel campo educativo, soprattutto per opera del già ricordato A. H. Francke, preceduto anche in questo, come si è visto, dallo Spener con la sua istituzione dei Collegia pietatis e con il suo insegnamento di catechismo a Dresda. Il Francke, professore di lingue orientali nell'università di Halle, al principio del 1692 inizia colà l'insegnamento e l'opera di redenzione morale e religiosa del popolo, predicando annhe sull'educazione dei fanciulli. Da allora quell'università, inauguratasi ufficialmente l'11 luglio 1694, diventa centro così del pietismo come della Aufklärung, rappresentatavi poi da Cristiano Wolff. Vinti i nuovi attacchi mossigli da V. Löscher, da Cr. Thomasius e da altri, l'autorità del Francke, che nel 1698 era nominato professore di teologia, andò sempre crescendo e raggiunse il suo apogeo col bando inflitto al Wolff - che più tardi sarà richiamato da Federico il Grande - e con la nomina del Francke a rettore dell'università nel 1716. Intanto egli, nel 1695, dopo avere aperto in casa sua scuola di catechismo per fanciulli poveri, creava una scuola gratuita (Freischule) e poi un'altra per figli di famiglie borghesi (Bürgerschule). Alla fine del 1695, collaboratore il Neubauer, apriva un orfanotrofio e poco dopo il Pädagogium per la preparazione di buoni insegnanti e una Freitische per giovani teologi, germe del futuro Seminarium praeceptorum. Il 13 luglio 1698 si iniziava la grande costruzione dell'edificio di questo complesso d'istituzioni, che ebbe dapprima il nome di Waisenhaus (orfanotrofio), poi, verso la fine del sec. XVIII, quello di Franckeschen Stiftungen, che ancora conserva. Esse comprendevano, oltre all'orfanotrofio, le scuole civiche tedesche, la scuola latina, il Pädagogium e il Seminarium. All'orfanotrofio era annessa una tipografia, fondata da E.G. Elers, che fu col Neubauer, con G. A. Freilinghausen, con G. Töllner, con G. Freyher, uno dei collaboratori del Francke. Un ordine di Federico I (1702) confermava e allargava i privilegi delle fondazioni e dava al Pädagogium il titolo di Regium. Il favore reale fu confermato dalla visita di Federico Guglielmo I nel 1713. E la diffusione dell'influsso esercitato dalla sua opera fu tale da far concepire al Francke persino il sogno di trasformare la sua casa di Halle in un focolaio di miglioramento morale e religioso di tutta l'umanità, come prova il suo Projekt zu einem Seminario Universali, ecc. (1701), pubblicato da O. Frick nel 1881. All'opera di propaganda doveva servire anche il Collegium Orientale, fondato nel maggio 1702; e vi contribuì, del resto, di fatto anche la missione protestante per l'India Orientale, nata in Danimarca nel 1705, ma con due missionarî scolari del Francke, lo Ziegenbalg e il Plütschau, e l'Istituto Biblico fondato nel 1710 dal barone C. J. von Canstein.
Le fondazioni lasciate dal Francke sono un monumento d'organizzazione pedagogica, del quale gli scritti pedagogici del Francke sono in gran parte un'illustrazione. Cominciò egli a riferirne nel suo primo scritto, del 1697, la Historische Nachricht, ecc., e in quello del 1701, Die Fusstapfen, ecc., e nelle appendici annuali che seguirono, finché pubblicò 1709) tutto insieme sotto il titolo di Segensvolle Fusstapfen. Tra i suoi scritti pedagogici più generali (alcuni compresi nell'opera in voll. 3, Öffentliches Zeugniss vom Werk, Wort und Dienst Gottes, 1702-1703), sono da notare principalmente il Kurzer und einfältiger Unterricht, wie die Kinder zur wahren Gottseligkeit und christlichen Klugheit anzuführen sind (scritto nel 1695), l'Ordnung und Lehrart, wie selbige in denen zum Waisenhause gehõrigen Schulen eingefùhret ist (1702), l'Ordnung und Lehrart, wie selbige in dem Pädagogio zu Glaucha an Balle eingeführet ist (1702), la Verbesserte Methode des Paedagogii Regii zu Glaucha vor Halle (1721), l'Idea audiosi Theologiae (1712). Insegnamento ed educazione erano nelle istituzioni del Francke strettamente concentrati intorno alla religione. La pietà e la devozione sono per il Francke il vero fine dell'educazione, sebbene egli introduca poi nel piano educativo un complesso di insegnamenti che accennano a un ideale più concreto e moderno di cultura. Nelle scuole tedesche (Armenschule, Bürgerschule, Waisenschule, Mädchenschule), su sei ore quotidiane d'insegnamento, tre erano date alla religione, tre alla lettura, scrittura, aritmetica e canto. Lettura e catechismo erano fatti sui testi sacri. Ma, fuori d'orario, in forma libera (passeggiate, ecc.) erano date nozioni d'astronomia, geografia, storia, fisica, ordinamento politico locale, lavoro manuale, che nell'orfanotrofio specialmente aveva larga e pratica applicazione. Molto curati erano dal Francke i modi di variare l'insegnamento, largamente usati i sussidî intuitivi (carte, figure, modelli, gabinetti scientifici, ecc.); nessun giuoco era consentito, ma era molto curato il moto con passeggiate, visite a officine, lavoro, ecc. Il Pädagogium, scuola preparatoria all'università, mirava a conciliare la cultura classica con gl'insegnamenti realistici già introdotti da Erhard Weigel nel ginnasio di Jena, del quale il Francke sentì l'influsso attraverso il Thomasius. Comprendeva quattro gruppi d'insegnamenti: religione; lingue (latino, greco, ebraico, francese); scienze, cioè le discipline letterarie (parti del trivio e del quadrivio) ed esercitazioni ricreative (storia naturale, anatomia, igiene, economia, astronomia, musica, disegno, abilità manuali); studio della morale ("collegium morum"). Non vi si potevano seguire più di tre insegnamenti per volta e vigeva, come anche nel Seminarium, il Fachsystem (raggruppamento degli alunni non per classi fisse, ma per materie, quindi variabile). In tutte le scuole i maestri facevano vita comune continua con gli alunni. L'essere i maestri, di regola, studenti dava luogo a difetti e inconvenienti comprensibili, ma il Francke vi sopperiva con la cura scrupolosa dei particolari, con rigorose e minute istruzioni, con la sorveglianza d'ispettori non insegnanti, con conferenze settimanali fra docenti e direttore, con prove mensili. Partendo da una psicologia pessimistica e dal concetto, essenzialmente antilluministico, della supremazia del volere, su questo egli intendeva far leva mediante una cultura animi che lo piegasse e disciplinasse con la religione. Malgrado l'incomprensione, da parte del Francke, di molti bisogni e attitudini spirituali del fanciullo, sacrificati all'assorbente studio e pratica della religione, è suo merito l'avere cercato di dare a questa il fondamento d'una più intima sincera disposizione spirituale, l'avere creato un grande organismo educativo secondo bisogni via via sperimentati, fuori della tradizione, l'avere allargato il tradizionale tipo di cultura, l'avere provveduto alla preparazione di buoni insegnanti, l'avere visto la connessione delle istituzioni educative con tutto l'organismo sociale e l'avere posto il suo carattere, fatto per l'azione, a servigio d'un'impresa che voleva influire su tutta la vita spirituale e su tutti gli strati del suo popolo. Di fronte ai quali meriti si attenuano i rilievi, non certo infondati, ad es., dello Ziegler, che cioè mancò al Francke il calore del sentimento, la simpatia per gli uomini e il "senso dell'infanzia", e che la sua azione nell'università segnò un abbassamento degli studî umanistici e dello spirito scientifico. Ma la durevole efficacia del Francke e della pedagogia pietistica è dimostrata anzitutto dal durare fino a oggi delle sue fondazioni; le quali, dopo un periodo di decadenza, cui pose fine A. E. Niemeyer fra gli ultimi del sec. XVIII e i primi del XIX, tornarono a grande prosperità, trasformandosi più tardi in istituti statali e adattandosi alle nuove forme ed esigenze dell'istruzione pubblica (il Seminarium praeceptorum finì al principio del sec. XIX e il Pädagogium, come internato, nel 1873). Inoltre, la diffusione dell'istruzione elementare in Prussia, dopo l'editto del 28 settembre 1717 e la fondazione, dal 1732 in poi, delle prime scuole per la preparazione dei maestri (la prima, quella di Stettino, fu fondata da uno scolaro del Francke, lo Schinmeyer), si fanno in gran parte mediante scolari o seguaci del Francke; in molti ginnasî penetra il pietismo, portandovi ampliamento degl'insegnamenti realistici, del francese, della religione, a spese del greco, e il Fridericianum di Königsberg viene da Federico I riformato sul modello della Schola latina di Halle. Istituzioni simili a quelle di Halle si fondano un po' dappertutto in Germania e anche fuori. Notevole, sebbene con maggiore libertà di movimento, si fa sentire l'influsso della pedagogia pietistica in Svevia, con Giov. Alb. Beugel e col suo scolaro Giov. Fed. Flattich, e nel Würtemberg, in parte anche nella Turingia, nella Sassonia, nel Braunschweig, ecc. L'influsso dei libri di testo di Halle penetra persino nel neoumanismo e precisamente nella Chrestomathia graeca di S. M. Gesner. Il primo a insegnare pedagogia in una scuola superiore tedesca, prima a Jena, poi a Giessen, fu un pietista, J. Rambach, già professore nella Schola latina del Francke. Anche l'attività pedagogica del conte von Zinzendorf (1700-1760), vecchio allievo di Halle, e dei Fratelli moravi o Herrnhüter si ricollega, oltre che alla tradizione del Fratelli boemi, all'influsso del pietismo, alleggerito e accostato di più all'anima infantile. E delle scuole dei Fratelli moravi sentì a sua volta l'influenza lo Schleiermacher, che vi studiò da giovinetto. Fino nelle scuole, soprattutto in quelle per i poveri, dei metodisti, in Inghilterra e in America, ha continuato a operare lo spirito del pietismo e della pedagogia pietistica. Ma particolare importanza ha avuto la pedagogia del Francke per l'origine e lo sviluppo delle scuole "reali" in Germania, in quanto Cristoforo Semler, quando nel 1708 fondava a Halle una Mechanische u. mathematische Realschule, riprendeva un progetto già ventilato dal Francke, da lui ben conosciuto in quella città; e d'altra parte G. Hecker (1707-68), che nel 1747 fondò la prima Realschule (da lui chiamata Ökonomisch-mathematische Realschule) destinata a vita duratura e feconda, era stato studente nell'università di Halle e nel Seminarium Selectum del Francke, e nel Pädagogium divenne professore nel 1729. Così il realismo della scuola pietistica si diffonde nel sec. XVIII e si trasmette poi a un indirizzo illuministico che alla tendenza realistica dà il massimo sviluppo, cioè al filantropismo.
Bibl.: H. Schmid, Geschichte des Pietismus, Nördlingen 1863; F. Dibelius, G. Arnold, Berlino 1873; G. Kramer, A. H. Francke, ein Lebensbild, voll. 2, Elbing 1880-82; E. Sachse, Ursprung und Wesen des Pietismus, Wiesbaden 1884; A. Ritschl, Geschichte des Pietismus, voll. 3, Bonn 1880-86 (opera fondamentale, per quanto condotta con criterio un po' unilaterale); P. Grünberg, Ph. J. Spener, voll. 3, Gottinga 1896-1906; I. Jungst-Stettin, Pietisten, Tubinga 1906; H. Stephan, Der Pietismus als Träger der Fortschritts in Kirche, ivi 1908; E. Troeltsch, Die Soziallehren der christlichen Kirchen und Gruppen, ivi 1923 (trad. italiana, Sociologia delle sette e della mistica protestante, Roma 1931); K. Eger, A. H. Francke, Halle 1927; G. Necco, Lo spirito filisteo (Storia del pietismo germanico fino al romanticismo), Roma 1929.
Per gli scritti dei pietisti v. la Realencyclopädie für protest. Theol., ecc., ai singoli nomi, e l'articolo di K. Mirbt sul pietismo (XV, pp. 774-815).
In particolare per il pietismo nella storia della cultura e della pedagogia, v.: O. Nasemann, A. H. Fr. u. der Unterr. in d. Realgegenständen (progr.), Halle 1863; Fr. A. Echstein, Die Gestaltung d. Volksschule durch den Fr.'schen Pietismus, Lipsia 1867; G. Kramer, Beiträge z. Gesch. A. H. Fr's, Halle 1861, e Neue Beitr. z. Gesch. A. H. Fr.'s, ivi 1875, nonché la sua introd. all'ed. dei Päd. Schriften del Fr., Langensalza, 2ª ed., 1885; B. Becker, Die christl. Volksunterweisung im Bindeglied zwischen der Reform u. dem Pietismus, Gütersloh 1891; A. Heubaum, Chr. Semlers Realschule u. s. Beziehung zu A. H. Fr., in Neue Jahrb. für Phil. u. Päd., 1893, n. 2; id., Gesch. d. deutschen Bildungswesens, Berlino 1905, I, libro 2°, c. 2° e passim (pp. 45 segg., 136 segg., ecc.); W. Schrader, Gesch. der Friedrichs-Universität zu Halle, I, Berlino 1894; G. F. Hertzberg, A. H. Fr. u. sein Hallisches Waisenhaus, Halle 1898; W. Fries, Die Fr.'uschen Stift. in ihrem zw. Jahrhundert, ivi 1898; A. Otto, A. H. Fr., voll. 2, 1902-04; K. Knabe, Gesch. d. deutsch. Schulwesens, Lipsia 1905, c. 8°; J. Jungst, Pietisten, Tubinga 1906; K. Burdach, Faust u. Moses, nei Sitzungsberichte der königl. Preuss. Akad. d. Wiss., 1912, spec. parte 2ª, p. 627 segg.; e 3ª, p. 736 segg.; P. Seefeldt, Zinzendorf als Päd., diss., Würzburg 1912; F. Paulsen, Gesch. des gelehrten Unterrichts auf d. deutsch. Schulen u. Universitäten, 3ª ed., Lipsia 1919-21; Th. Ziegler, Gesch. d. Pädagogik mit bes. Rücksicht auf das höh. Unterrichtswesen, 5ª ed., a cura di A. Nebe, Monaco 1923; P. Wernle, Der schweizerische Protestantismus in 18. Jahrh., Tubinga 1923; Fr. Delekat, J. H. Pestalozzi, Lipsia 1926, spec. cap. 1° e 2°; A. Rausch, articoli Fr., A. H. e Fr.'sche Stiftungen, nell'Encykl. Handbuch der Päd. del Rein, II, 2ª ed.; art. sul Fr. nell'Enzykl. des gesamten Erz. u. Unterrichtswesen dello Schmid, nel Lexikon d. Päd. del Roloff, e l'art. di J. Cohn, Die Päd. d. Aufklärung u. d. deutsch. Idealismus, I, ii, dell'Handb. d. Päd, del Nohl e del Pallat, Langensalza 1931, pp. 253 segg.; G. Kramer-Wiese, art. Realschulen, nella cit. Enzykl. dello Schmid; B. Becker, Schleiermacher u. die Brüdergemeine, nei Monatschr. d. Comeniusgesellschaft, Jahrg. III, fasc. 2-3; O. Uttendörfer, Das Erziehungswesen Zinzendorfs u. d. Brüdergemeine in s. Anfängen, in Mon. Germaniae paedagogica, II.