pietra (petra solo nelle Rime)
Indica in primo luogo una compatta materia silicea diffusa in natura che, secondo l'invenzione dantesca, costituisce, riveste o delimita anche luoghi dell'Inferno e del Purgatorio: l'estremità d'un'alta ripa / che facevan gran pietre rotte in cerchio (If XI 2: l'orlo fratto e scoglioso della parete che separa il sesto dal settimo cerchio); Lo fondo suo [di un picciol fiumicello] e ambo le pendici / fatt'era 'n pietra, e ' margini da lato, XIV 83 (in variante, anche della '21, fatt'eran pietra; per la questione, cfr. Petrocchi, ad l.); la fiera pessima si stava / su l'orlo [de l'alto burrato] ch'è di pietra e 'l sabbion serra (XVII 24); Luogo è in inferno detto Malebolge, / tutto di pietra di color ferrigno, / come la cerchia che dintorno il volge (XVIII 2); Io vidi per le coste e per lo fondo / piena la pietra livida di fóri (XIX 14: si allude alla bolgia dei simoniaci, disseminata di profonde buche; donde, poco dopo, l'accenno alle fessure de la pietra, v. 75); Noi salavam per una pietra fessa (Pg X 7: la costa del Purgatorio tra la porta e la prima cornice); l'alta pietra (XII 108: le alte pareti rocciose tra le quali è incassata la stretta scala che conduce alla seconda cornice).
Altrove si collega all'arte della scultura che si esercita appunto, in genere, sulla p.: per man di quei che me' intagliasse in petra (Rime CII 12; la perifrasi designa, com'è ovvio, lo scultore); oppure al prodotto di quell'arte: fa sembiante pur come una donna / che fosse fatta d'una bella petra (CII 11): così la pietra scema (Pd XVI 145) a guardia del Ponte Vecchio di Firenze è la " statua " mutila di Marte, ricordata anche in If XIII 146-147. In campo affine i lavorii... di pietre (Cv IV XXV 5) che gli antichi re eseguivano nelle loro case forse rimandano a " rivestimenti marmorei ".
In Cv II IX 7 se la cera avesse spirito da temere, più temerebbe di venire a lo raggio del sole che non farebbe la pietra, però che la sua disposizione riceve quello per più forte operazione, sulla base di un esempio analogo di Aristotele (Anima III 12, 435 a 2-4; v. anche Tommaso nel commento al luogo citato), mette in rilievo la maggiore refrattarietà della p. a ricevere l'operazione del sole.
Dormire in petra (Rime CI 34) è quanto dormire " sul nudo suolo ", " all'aperto ".
Più specificamente col vocabolo si definiscono i blocchi o frammenti di .p. adoperati nelle costruzioni edilizie: Rime CI 19 m'ha serrato intra piccioli colli / più forte assai che la calcina petra, più fortemente di quanto la calce non faccia con le p.; Cv IV V 20 Certo di ferma sono oppinione che le pietre che ne le mura sue [di Roma] stanno siano degne di reverenzia, commosso riconoscimento alla virtù della santa cittade; Vn XV 5 8 per la ebrietà del gran tremore / le pietre par che gridin: Moia, moia: passo controverso; per qualche interprete (Maggini, Sapegno) le p. del muro a cui D. si appoggia (il particolare si ricava con una certa libertà da XIV 4 e XV 5 6) sembrano minacciare il poeta, secondo altri (Bonghi) lo insultano per lo scuotimento da lui provocato; più verosimile che le stesse insensibili p. (non necessariamente quelle del muro), prese da pietà, gl'invochino la morte (Giuliani).
Spesso come " sasso ", " ciottolo ", anche " masso ": Orfeo facea con la cetera mansuete le fiere, e li arbori e le pietre a sé muovere (Cv II I 3); campo con siepi, con fossati, con pietre, con legname (IV VII 6); Poi vidi gente accese in foco d'ira / con pietre un giovinetto ancider (Pg XV 107: lapidazione di Stefano); un mormorar di fiume / che scende chiaro giù di pietra in pietra (Pd XX 20); v. anche Rime CI 39, CII 16, 41, Cv IV XVI 5 (al § 6, con riferimento alla guglia di San Piero, piuttosto " p. lavorata ", " oggetto di p. "); If XII 29, XXIV 42, Fiore XXIX 14, CCXXVIII 13.
Il cader de la pietra (Pg XV 20) coincide con la direzione verticale e all'esempio appunto di una p. che cade dai poli celesti sul dosso del mare D. si rifà per localizzare con esattezza i due poli terrestri (Cv III V 9 e 10 [due volte]).
Il termine, da solo (ma v. le espressioni p. margarita, in Cv IV XX 7, e p. di diamante, in Pg IX 105), può significare " pietra preziosa ", come in Rime CI 19 la sua bellezza ha più vertù che petra, da intendersi sul solco della tradizione medievale, testimoniata dai lapidari, che attribuiva alle p. preziose virtù straordinarie (cfr. G. Guinizzelli Al cor gentil 12 " come vertute in petra presiosa ", qui riecheggiato; v. anche Cv IV XX 10, oltre a XX 7 già citato, dove si riscontra un preciso richiamo al luogo del Guinizzelli comprendente il verso ora trascritto). Lo stesso valore in Rime CI 19, CII 19, Cv III VII 3, IV XII 4 le pietre che si voleano ascondere (da Boezio Cons. phil. II m. V 29 " gemmasque latere volentes ").
Per p. tombale o senz'altro " tomba ", in Rime CII 57, Rime dubbie IV 1, 9 e 14, Cv IV XXII 15 (con ricordo di Matt. 28, 2-3). L'algente freddo trasforma l'acqua in cristallina petra (Rime CII 26), cioè in " ghiaccio ": cfr. Seneca Nat. quae. III XXV 12 " Aqua enim caelestis minimum in se terrenum habens cum induruit, longioris frigoris pertinacia spissatur magis ac magis, donec omni aëre excluso in se tota compressa est et umor, qui fuerat, lapis effectus est ".
Dal fatto di comune evidenza che non vivere è ne le pietre (Cv IV VIII 13), dove non vivere è stato diverso dalla morte, poiché muore chi ha vita mentre le p. non sono subietto di vita (§ 14), e dal facile richiamo alla loro immobilità, durezza e insensibilità, deriva il largo uso del termine in similitudini: Rime CII 13 io, che son costante più che petra (per dire fedeltà in amore); C 12 la mente mia... è più dura che petra (concetto simile); CI 9 non la move, se non come petra, / il dolce tempo che riscalda i colli (la primavera lascia insensibile la donna); Coloro che non hanno vita ragionevole alcuna sono quasi come pietre (Cv II I 3). Nel Purgatorio gl'invidiosi hanno manti / al color de la pietra non diversi (XIII 48).
La similitudine trapassa facilmente nella metafora e nel parlar figurato. L'impiego di p. in funzione traslata è frequente nelle rime cosiddette ‛ petrose ', dove la parola torna con voluta insistenza in vari significati e varie combinazioni ritmiche (v. per ciò la voce seguente). Essa è quasi come un senhal dell'aspra e impassibile donna cui va l'amore vano del poeta: CI 5 la dura petra / che parla e sente come fosse donna; CII 56 questa gentil petra; CIII 2 questa bella petra, e CII 22 questa petra. Ma un'analogia allusiva lega queste occorrenze alle altre che si riferiscono alla donna come imagine di petra (C 13; si veda anche con tutto ch'ella mi sia petra, CII 62: cioè non corrisponde per nulla all'amore), o che rispondono nel discorso a diversi intenti figurativi, come si è messo in luce nel corso della voce. Sono ancora da notare i passi di Rime CII 15 porto nascoso il colpo de la petra (la ferita d'amore), e 18 [il] core ov'io son petra (" pietrificato " per il Contini; " rimasto insensibile ad ogni altro amore " per il Giuliani); CI 26 sì fatta, ch'ella avrebbe messo in petra / l'amor (avrebbe suscitato l'amore in una p., che non è metafora vera poiché il vocabolo mantiene nella frase il valore proprio, ma ipotesi iperbolica di tipo retorico; qualche critico intende: " avrebbe indurito, reso eterno quell'amore ").
Il senhal p. riappare tre volte in Rime dubbie IV (vv. 2, 8 e 9) in alternanza con p.-sepolcro che dentro petra face (v. 14), rende inerte e insensibile colei che racchiude (per la questione dell'autenticità e i rapporti con le rime petrose, v. la voce DEH PIANGI MECO TU, DOGLIOSA PETRA).
Nella Vita Nuova l'espressione figurata core... di pietra (XXXI 11 33) denota un cuore insensibile, refrattario ai sentimenti, mentre nel Purgatorio, là dove Beatrice afferma di veder D. ne lo 'ntelletto / fatto di pietra (XXXIII 74), e poi impetrato, si vuol significare che l'attaccamento ai pensieri mondani aveva in certo modo pietrificato la mente di lui.
La forma accrescitiva si registra in Pg IV 101 vedemmo a mancina un gran petrone.