Pietramala
. In VE I VI 2 D. cita questo villaggio o borgo come esempio proverbiale di agglomerato d'insignificante importanza (oggi un fiorentino direbbe Peretola, o simili) che tuttavia, nella sua cieca boria municipale, si arroga il vanto di possedere la parlata più bella del mondo, scesa dritta dritta dalla costola di Adamo (a questo stolto orgoglio egli contrappone la sua lungimiranza di cittadino del mondo: Nos... cui mundus est patria velut piscibus aequor): In hoc, sicut etiam in multis aliis, Petramala civitas amplissima est et patria maiori parti filiorum Adam. Nam, quicunque tam obscenae rationis est ut locum suae nationis [" nascita "] delitiosissimum credat esse sub sole, hic etiam prae cunctis proprium vulgare licetur [" stima "], idest maternam locutionem, et per consequens credit ipsum fuisse illud quod fuit Adae.
L'opinione comune è che il toponimo indichi un villaggio dell'Appennino tosco-emiliano, sulla strada fra Firenze e Bologna, nel comune di Firenzuola, dunque un esempio ovvio per un fiorentino, e più ancora forse per l'esule rifugiato in Emilia, che di lì tentava o sognava il ritorno in patria. Ma non è affatto da trascurare l'ipotesi del Fatini che propone l'identificazione con un castello, presso Arezzo, dei Tarlati, " che nella loro superbia e ambizione di formarsi una potente signoria, avevano reso noto il nome del loro castello come se si fosse trattato di una grande città ".
Bibl. - G. Fatini, D. e Arezzo, in D. - La vita. Le opere. Le grandi città dantesche. D. e l'Europa, Milano 1921, 162; Marigo, De vulg. Eloq. 31.