PIETRASANTA, Ortensia Ambrogina Carla Adelaide, detta Nini
PIETRASANTA, Ortensia Ambrogina Carla Adelaïde, detta Ninì. – Nacque il 26 dicembre 1909 a Bois-Colombes, nella periferia settentrionale di Parigi, da Riccardo e da Maria Vernansal de Villeneuve. Il padre, trasferitosi temporaneamente in Francia per motivi di lavoro, era procuratore contabile in uno studio legale di Milano, autore di un Trattato di ragioneria in due volumi (Milano 1907 e 1910), professore di ragioneria presso l’università commerciale Luigi Bocconi e membro del consiglio di amministrazione della Banca lombarda di depositi e conti correnti. La madre, discendente da famiglia nobile, morì prematuramente di tubercolosi nel 1924. All’età di sei anni (e durante il primo conflitto mondiale) Ninì Pietrasanta si trasferì con i genitori da Parigi a Milano, dove prese a frequentare l’ambiente dell’alta borghesia cittadina. Studiò in un collegio a Borgo San Lorenzo (Firenze), seguendo lezioni di musica, pittura, lingue e, rientrata a Milano, si iscrisse a un corso di infermieristica presso la Croce rossa. Quando quindicenne perse la madre, il padre «che m’ha insegnato a guardare alto e lontano» (Pellegrina delle Alpi, 1934, p. 2) le garantì, fatto alquanto raro per l’epoca, di poter crescere libera ed emancipata, permettendole di viaggiare, introducendola alla frequentazione della montagna e acquistando per lei una Fiat 508 Balilla.
A venti anni si iscrisse alla sezione di Milano del Club alpino italiano (CAI), in un ambiente alpinistico che Massimo Mila definì «più dinamico e intraprendente» (1992, p. 20) in rapporto a quello torinese, al quale egli apparteneva. Accompagnata dalle migliori guide alpine dell’epoca, iniziò a praticare l’alpinismo su ghiaccio e roccia e ben presto salì le cime più importanti delle Alpi: «A poco a poco, senza che me ne accorgessi, la montagna prese l’anima mia, dandomi emozioni nuove e dolcissime, armoniose e potenti» (Pellegrina delle Alpi, cit., 1934, p. 34). Tra il 1927 e il 1930 la guida alpina Giuseppe Chiara di Alagna Valsesia la introdusse alle tecniche di scalata e le fece dapprima percorrere itinerari classici (le cime del monte Rosa, il Cervino) e quindi realizzare prime ascensioni, come la cresta sud della Thurwieser nel gruppo Ortles-Cevedale e la prima ascensione direttissima per la parete nord-ovest della punta Zumstein al monte Rosa – quest’ultima anche con Leopoldo Gasparotto (1902-1944, figlio del politico radicale Luigi e comandante delle formazioni partigiane lombarde di Giustizia e Libertà, ucciso a Fossoli). Nel 1931, accompagnata dalla celebre guida fassana Tita Piaz, salì una serie di ascensioni di stampo classico sulle Dolomiti. In Val Grosina, nelle Alpi Retiche, effettuò con i soci del CAI di Milano e membri del Club alpino accademico italiano (CAAI) Aldo Bonacossa e Ugo Ottolenghi di Vallepiana la prima ascensione della cresta sud est del Corno di Campo. Nelle Alpi Pennine compì la prima ascensione dal versante nord del Corno Bianco con Chiara ed Elbridge Rand Herron, alpinista nato in Italia da genitori americani, che salì le principali cime delle Alpi ed effettuò numerose spedizioni extraeuropee e che, nel 1932, morì trentenne in Egitto, cadendo accidentalmente dalla piramide di Chefren.
Il 1932 fu un anno di svolta per Ninì Pietrasanta. Dopo che nel mese di marzo aveva preso parte con Bonacossa e il pittore milanese Luigi Binaghi alla traversata scialpinistica del Gran Sasso e alla prima salita con gli sci della vetta orientale del Corno Grande, nel mese di luglio, presso il rifugio Leschaux, sul versante settentrionale del monte Bianco, avvenne l’incontro con l’alpinista torinese Gabriele Boccalatte (Orio Canavese, 1907 - Aiguille de Triolet, 1938). Figlio di Pietro Anacleto e di Evangelina Gemma Alciati, entrambi pittori formati all’Accademia albertina di belle arti di Torino, Boccalatte si era diplomato in pianoforte all’istituto musicale Giuseppe Verdi di Torino, avviandosi quindi all’attività concertistica e dedicandosi in modo molto assiduo all’alpinismo. Nominato membro del CAAI, si distinse per la salita di pareti inviolate sulle Alpi occidentali e per aver realizzato impegnative scalate dolomitiche, tanto da essere considerato uno dei più forti alpinisti del suo tempo: «spirito sensibile ed elevato, anelava a qualcosa di grande, a cui dissetare l’anima, a qualcosa di alto, a cui indirizzare desideri e propositi. Educato alla musica, che è purezza, sublimazione, la coltivò con passione, e ne fu ripagato con profonde e supreme dolcezze» (Boccalatte, 1939, p. 8). Ben presto i due si fidanzarono e costituirono una cordata molto affiatata, che percorse sovente in prima ascensione alcune delle più significative vie alpinistiche nel gruppo del monte Bianco e sulle Dolomiti. Nel 1935 Ninì Pietrasanta si distinse anche come pioniera delle riprese cinematografiche in montagna, quando realizzò un documentario della salita alla cima del monte Bianco in occasione del giuramento prestato dalle reclute della scuola militare alpina di Aosta.
Delle molte e notevoli salite effettuate da Ninì Pietrasanta nel corso della sua carriera alpinistica (l’elenco è conservato insieme ad altri documenti e fotografie dal figlio, Lorenzo Boccalatte), emergono in particolare per impegno e difficoltà tre ascensioni, tutte compiute in cordata con Gabriele Boccalatte: la terza salita della cresta sud dell’Aiguille Noire de Peutérey (1934), la prima ascensione della parete ovest dell’Aiguille Noire de Peutérey (1935) e l’apertura della via direttissima sul pilone est-nord-est del Mont Blanc du Tacul (1936), poi denominato pilier Boccalatte. Per quest’ultima ascensione nel 1937 fu conferita una medaglia d’oro al valore atletico a Boccalatte in qualità di capocordata e a Pietrasanta, seconda di cordata, una medaglia d’argento. Tali ascensioni, che i due compirono «armati di consapevole audacia e sereno ottimismo» (Palpiti di anime e di vette, 1936, p. 9), permettono di annoverare pienamente Ninì Pietrasanta ai più alti livelli dell’alpinismo internazionale degli anni Trenta, alla pari, almeno per l’ambito italiano, con altre due donne: Mary Varale e Paula Wiesinger.
Il 28 ottobre 1936 Pietrasanta e Boccalatte si sposarono, e l’anno successivo, il 20 agosto 1937, nacque il figlio Lorenzo. Poco più di un anno dopo, il 24 agosto 1938, Boccalatte morì travolto insieme al proprio compagno di cordata, Mario Piolti, da una scarica di sassi sull’Aiguille de Triolet. Alcuni giorni dopo Massimo Mila, appresa in carcere la notizia del tragico incidente, scrisse alla madre di porgere alla Pietrasanta le «condoglianze per la sua sventura e dirle il mio dolore per la perdita di un caro amico come Gabriele, fallo: ti ricordo che lei mi aveva così efficacemente soccorso al tempo del mio congelamento» (1992, pp. 155-156). Dopo la morte del marito, Ninì Pietrasanta interruppe la «passione bruciante della mia giovinezza» (Palpiti di anime e di vette, cit., 1936, p. 4) e, abbandonato completamente l’alpinismo, prese a dedicarsi alla cura del figlio. Nel 1944 sposò in seconde nozze Enrico Rosa, da cui non ebbe figli. A partire dagli anni Sessanta riprese a praticare lo scialpinismo e successivamente lo sci di fondo, partecipando fino ad età avanzata a gare di rilievo internazionale e notevole impegno, come la Engadin Skimarathon. Saltuariamente prese poi parte alle escursioni organizzate dal CAI di Milano e di Arese, dopo il suo trasferimento dal capoluogo. Nel 1991 le fu conferita la qualifica di socio benemerito della sezione di Milano del CAI, nel 1998 ottenne dalla stessa sezione la medaglia d’oro, e nel 1998 fu insignita – con un’attribuzione prima di allora mai deliberata – del titolo di socio onorario del CAAI.
Morì ad Arese (Milano) il 23 febbraio 2000.
Opere. Punta Thurwieser m. 3652 (Regione dell’Ortles). Prima ascensione per la cresta S. - 7 agosto 1929, in Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 1929, nn. 11-12, pp. 441-442; Nel Gruppo del Monte Rosa, ibid., 1931, n. 2, pp. 82-86; Il Corno bianco m. 3320 (Alpi Pennine: spartiacque Lys-Sesia). Prima ascensione per la parete nord, ibid., 1932, n. 1, pp. 29-32; Nel Gran Sasso d’Italia, ibid., 1932, n. 12, pp. 733-739; Pellegrina delle Alpi, Milano 1934 (ripubblicato in copia anastatica nel 2011 dal CAI con una presentazione di Irene Affentranger); All’Aiguille Noire de Peutérey per la cresta Sud, in Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 1935, n. 5, pp. 218-228; Palpiti di anime e di vette, Milano 1936; Aiguille Noire de Peutérey m. 3778. Ia ascensione per la parete Ovest, in Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 1936, n. 1, pp. 5-14; La parete Est dell’Aiguille de la Brenva, ibid., 1936, n. 3, pp. 101-107; La parete ovest dell’Aiguille Noire, in Scalatori, a cura di A. Borgognoni - G. Titta Rosa, Milano 1938, pp. 326-341; Milano e l’alpinismo. Dattiloscritto senza datazione (8 pp.), Archivio privato Lorenzo Boccalatte, Arese (Milano). Curò infine la pubblicazione postuma del libro di Gabriele Boccalatte, Piccole e grandi ore alpine, Milano 1939 (ripubblicato nel 1992 in forma parzialmente ridotta dall’editore Vivalda, con un’introduzione di Massimo Mila).
Fonti e Bibl.: Arese (Milano), Archivio privato Lorenzo Boccalatte; I. Affentranger, Le grandi dell’anteguerra. Alpinismo femminile di punta in Italia negli anni Trenta, dattiloscritto della relazione tenuta a Trieste il 18 gennaio 2003 (7 pp.), ibid.; Varallo Sesia (Vercelli), Archivio storico della sezione del CAI, Libretto della guida alpina Giuseppe Chiara.
G. Morandini, N.P., Pellegrina delle Alpi, in Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 1935, n. 11, pp. 609-610; R. Chabod, La cima di Entrelor, Bologna 1969, pp. 175-184; S. Metzeltin-Buscaini, Appendice, in C. Williams, Donne in cordata, Milano 1978, pp. 301 s.; P., N., in La montagna. Grande enciclopedia illustrata, VII, Novara 1988, p. 27; G. De Rege di Donato, Piccole e grandi ore alpine. Ricordo di Gabriele Boccalatte, in Alpinismo. Club Alpino Accademico Italiano. Annuario 1992, Milano 1992, pp. 68-70; M. Mila, Scritti di montagna, Torino 1992; U. Pelazza, Il giuramento più alto del mondo nell’ultima estate di pace, in L’Alpino. Mensile dell’Associazione nazionale alpini, LXXI (1992), 9, pp. 8-13; N. Villani, N. P. Le sue montagne 50 anni dopo, in Alp, 1992, n. 89, pp. 8-11; A. Vizzi, Un personnage inhabituel à la SMALP, in Le Peuple Valdôtain, 30 gennaio 1992; P. Ortensia in Boccalatte, (E.F. - M. P.) in Dizionario biografico delle donne lombarde, 568-1968, a cura di R. Farina, Milano 1995, pp. 868-869; P. Gazzana Priaroggia, N. P. Socio ‘ad honorem’ del CAAI. Relazione presentata all’Assemblea Generale il 10 ottobre 1998, in Alpinismo. Club Alpino Accademico Italiano. Annuario 1998, Milano 1998, p. 9; R. Serafin, La ‘signorina Ninì’ se n’è andata in silenzio, in Lo Scarpone, 2000, n. 4, p. 14; A. Antinori, N. P. (1909-2000), in Italiane, II, Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra, a cura di E. Roccella - L. Scaraffia, Roma 2004, pp. 144 s.; S. Dalla Porta Xidias, Donne in parete, Chiari 2004, pp. 40-48; R. Serafin, Un’intrepida ‘pellegrina’, in Lo Scarpone, 2011, n. 2, p. 9; G. Garimoldi, ‘Alpinismo eroico’. Negli album fotografici di Gabriele Boccalatte e N. P., in Alp, 2012, n. 282, pp. 30-33; G. Giustiniani, Ninì. La storia ritrovata di N. P. e Gabriele Boccalatte, in Stile Alpino, 2013, n. 22, pp. 44-51; S. Tafner, Scalare al femminile, in CAI 150. Il libro. Pubblicazione ufficiale dei festeggiamenti, a cura di A. Audisio - A. Pastore, Torino 2013, pp. 255-275.