ALDI, Pietro
Nato a Manciano (in prov. di Grosseto) il 12 luglio 1852, entrò giovanissimo all'Accademia delle Belle Arti di Siena, dove fu alunno di Luigi Mussini. Appena ventenne, mentre ancora studiava all'Accadenìia, affrescò figure di guerrieri antichi nel castello di Brolio, per il barone Ricasoli, e tentò fin da allora la composizione di genere storico con un Ghino di Tacco che giura di vendicare il padre. Sempre di quell'epoca sono un San Bernardino da Siena per la Confraternita di S. Caterina e altri quadri di soggetto religioso eseguiti su commissione. Nel 1874 vinse il concorso per l'alunnato Biringucci, avendo a giudici A. Cassioli e C. Maccari, con la Sconfitta di Corradino a Tagliacozzo. Trascorse gli anni dell'alunnato a Roma, ma si recò anche a Venezia, dove studiò e copiò i grandi del Cinquecento, e a Firenze. Cagionevole di salute, dové spesso tornare a Manciano (dove nella parrocchiale è una sua Annunciazione). Del 1876 è la Maddalena, del 1878 Le donne senesi durante l'assedio del 1554 e uno studio d'interno con una sola figura di donna, All'Oratorio, che, ripetuto nel 1884 e presentato alla Promotrice di Roma, venne acquistato da Umberto I. Sempre del 1878 è anche il Buoso da Doara, il suo primo grande successo, seguito da Raffaello e la Fornarina, Salvator Rasa fanciullo e I funerali di Pompeo, soggetti tutti che egli poi ripeté più volte. Ma l'opera che lo rese popolare fu Le ultime ore della libertà senese, esposto nel 1883 a Roma (Musei Capitolini). Affrescò, nel 1887, la Sala monumentale del Palazzo pubblico di Siena con il Convegno di Vignale e l'Incontro di Teano. Sempre nel 1887 mandò all'Esposizione Vaticana una Giuditta e Oloferne; stava preparando, su un bozzetto del 1886, un Nerone che contempla l'incendio di Roma, che avrebbe dovuto mandare all'Esposizione di Parigi del 1889, quando morì a Manciano il 18 maggio 1888.
Un'altra sua opera notevole è La visione di san Paolo nella chiesa dei passionisti a Monte Argentario. Nel municipio di Manciano si conservano circa 180 suoi quadri. La sua pittura, apprezzata dai contemporanei per la nobiltà dei sentimenti e la correttezza della forma, è stata in seguito giudicata freddamente accademica, anche se talvolta animata da un sincero senso della natura.
Bibl.: P. Levi, Il secondo rinascimento, Roma 1883-84, pp. 201-203; A. Melani, P. A., Milano 1884; A. Pachetti, Commemorazione di P. A., Siena 1888; M. Vanni, Onoranze a P. A. in Manciano, Arezzo 1888; Id., Per le onoranze civili a P. A., Firenze 1888; Id., P. A. e la sua operosità artistica, Bergamo 1892; Id., Lettere intime di artisti senesi (1852-1883), Siena 1908; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 191; G. Pignotti, I pittori senesi della fondazione Biringucci, Siena 1915, pp. 173 ss. (con riproduz. di opere dell'A.); Encicl. Ital., II, p. 277; A. M. Comanducci, I pittori italiani dell'Ottocento, MiIano 1934, p. 9; E. Bénézit, Dict. des peintres..., I, 1948-54, p. 87.