CATALDI, Pietro Antonio
Nacque a Bologna il 15 apr. 1552 da Paolo, emerito cittadino bolognese.
Compiuti gli studi di matematica nella città natale, ottenne giovanissimo l'incarico di lettore di matematica a Perugia, dove insegnò dal 1569 al 1583. Fu tra i primi a insegnare matematica come disciplina autonoma, ma la novità del suo insegnamento sta piuttosto nel fatto di aver tenuto le lezioni su Euclide in lingua italiana (la sua avversione all'uso del latino è testimoniata anche dalle opere, tutte scritte in italiano). In Perugia, dove abitava, fu chiamato a tenere lezioni pure all'Accademia del disegno. Non disdegnava neanche mostrarsi eccellente schermitore e cavallerizzo, nonché compositore di poesie, com'era d'uso. Le opere di questo primo periodo della vita del C. non rivestono del resto alcun interesse scientifico, contrariamente a quelle del periodo bolognese, l'epoca della piena maturità.
Verso la fine del 1583 ritornò a Bologna, dove volle ancora laurearsi in filosofia. Lo Studio gli offrì la cattedra di matematica e astronomia ed egli l'accettò, conservandola poi fino alla morte; proprio nel 1583 infatti il titolare della cattedra, Ignazio Danti, era stato creato vescovo di Alatri e aveva lasciato l'insegnamento. Il C. teneva lezioni su Euclide, Tolomeo, la teorica dei pianeti ecc. nelle classi antimeridiane, ma intanto andava elaborando il materiale per un'opera sui numeri perfetti, già pronta fin dal 1588. Ma nel 1594 il manoscritto gli venne rubato ed egli dovette riscrivere da capo l'opera, pubblicata a Bologna nel 1603 col titolo Trattato dei numeri perfetti. Il suo fu un contributo alla teoria dei numeri perfetti euclidei, occasionato da una replica o recensione a un'opera del matematico francese Charles de Bouvelles.
Il C. usava tenersi informato sulle pubblicazioni matematiche italiane ed estere, e per meglio sviluppare gli studi matematici nella sua città decise di fondare una Accademia, per cui preparò pure due lezioni sulle superfici piane e sferiche e radunò a casa sua diversi allievi; ma in seguito alle discordie intervenute tra i fondatori e al divieto frapposto dal Senato, l'Accademia non tenne altre riunioni e si sciolse sul nascere. All'opera di diffusione della cultura matematica a Bologna va pure attribuita la pubblicazione della Operetta delle linee rette equidistanti e non equidistanti, Bologna 1603, dedicata a tutti i matematici bolognesi e distribuita loro gratuitamente in gran numero di copie. Stampata a spese del C. e distribuita agli studenti poveri e ad istituti scolastici di molte città fu pure la Pratica aritmetica ovvero elementi pratici delli Numeri aritmetici, Bologna 1606-17, in quattro parti dedicate al Senato bolognese. Èun manuale ad uso scolastico sulle quattro operazioni, esposte secondo un metodo attribuito a Perito Annotio (anagramma del nome del Cataldi). Anche gli Elementi di Euclide, Bologna 1613, sono un'opera nata dall'insegnamento, mentre il C. maturava le sue migliori intuizioni, rivelando più che in ogni altra opera l'originalità del suo pensiero nel Trattato del modo brevissimo di trovare la radice quadradelli numeri..., Bologna 1613, in cui per la prima volta vengono usate le frazioni continue, anche se già nell'Algebra del Bombelli erano accenni d'un procedimento di questo tipo.
Il C. giunse a risultati assai complicati - quindi di scarsa utilità pratica - calcolando un grande numero di ridotte consecutive, ma anticipò gli studi di D. Schwenter sull'utilizzazione delle frazioni continue per esprimere i rapporti fra numeri di molte cifre; verificò inoltre che in certi casi due ridotte consecutive sono una maggiore, l'altra minore del numero che si vuol calcolare.
Tra le numerose altre opere (più di trenta) in cui si pose problemi di vario genere, dall'algebra alla geometria piana e solida, e in cui si adoperò a correggere gli errori di altri matematici difendendo Euclide e Archimede, vanno almeno ricordate: Trattato dellaquadratura del cerchio, Bologna 1612, sulla uguaglianza di linee rette e curve, che reca in appendice uno scritto sull'uso delle linee invece dei numeri per eseguire le operazioni algebriche; Aritmetica universale, ibid. 1617, sui numeri razionali; Nuova algebra proportionale, ibid. 1619; Elementi dellequantità algebratiche..., ibid. 1620; e Algebra applicata, ibid. 1622 (ma nella simbolica algebrica il C. non apportò miglioramenti degni di nota); infine la Difesa diEuclide, ibid. 1626, in cui dimostra assurde certe affermazioni del matematico spagnolo G. A. Molina Cano.
Morì a Bologna l'11 febbr. 1626 e fu sepolto nella chiesa dei serviti. Testimonianza d'una vita fervidamente spesa nello studio e nell'insegnamento, il suo testamento recava precise disposizioni per l'istituzione nella casa stessa del C. di un collegio per studenti poveri, cui destinò tutte le sue sostanze, essendo morto senza eredi diretti.
Fonti e Bibl.: Rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese…,a cura di U. Dallari, II, Bologna 1889, pp. 218-366; G. Alidosi, Idott. bolognesi, Bologna 1623, p. 161; P. A. Orlandi, Not. degli scritt. bolognesi, Bologna 1714, pp. 90, 235; G. Tiraboschi, St. d. letter. ital.,VIII, Modena 1780, p. 194; G. Fantuzzi, Not. degli scrittori bolognesi, III, Bologna 1783, pp. 152-57; S. Mazzetti, Repert. di tutti i professori... di Bologna, Bologna 1848, p. 89; Id., Alcune aggiunte e correzioni… de' professori dell'Università di Bologna, Bologna 1848, p. 57; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, I, Modena 1870, pp. 302-10; A. Favaro, G. Galilei e lo Studio di Padova, I, Firenze 1883, p. 12; E. Bertolotti, Le antiche regole empiriche del calcolo approssimato dei radicali quadratici e le prime serie infinite, in Bollettino dell'Assoc. Mathesis, XI (1919), pp. 14-19, 101-23, 157-88; XII (1920), pp. 152-62; L. Simeoni, Storia dell'Univers. di Bologna, II, Bologna 1940, pp. 7, 59, 115; G. Loria, Storia delle matematiche, Milano 1950, pp. 404 ss., 418 s., 422, 438, 521, 589, 893; M. Kline, Mathematical Thought from Ancient to Modern Times, New York 1972, p. 278; J. C. Poggendorff, Biographish-literar. Handworterbuch., I, coll. 396 s.; Dictionary of Scientific Biography, III, New York 1971, pp. 125-29.