CETTI (Ceti), Pietro Antonio
Dalle notizie autobiografiche posteriori al 1784 inviate a M. Oretti e degne di fede, almeno parzialmente, si sa solo che era capomastro-architetto e figlio del capomastro comasco Giovanni (forse identificabile con il comasco "maestro a muro" Giovanni Maria operoso nel 1728-38 per la parrocchiale di Bovegno) e che abitava a Berlingo (Brescia).
Fra le fabbriche ereditate dal padre e da lui portate a termine, il C. ricorda S. Maria della Neve a Storto (identificabile con la Madonna del Buonconsiglio ad Ampola [1768]); S. Giovanni Nepomuceno e S. Rocco a Vesto di Marone (1743-49); il palazzo Chizzola a Brescia in via G. Calini, nobile edificio di castigate linee derivate dal Marchetti nella facciata, con ricco scalone e portico a colonne binate.
Fra le opere da lui disegnate il C. elenca una chiesa di S. Vitale dipinta da S. Cattaneo, forse identificabile con la parrocchiale di Borgonato, e la parrocchiale di Borno (1771-81).
Da documenti dell'archivio parrocchiale di Borno si sa che nel 1771 "si è dato principio alla fabbrica con sentimento di restaurare e di rimodernare la chiesa vecchia a tenor del disegno del Sig. Pietrantonio Ceti capomastro milanese abitante a Berlingo, ma trovati i muri semicorrotti e senza buoni fondamenti, è stato necessario a farla nuova dai fondamenti sino al tetto". Si dovette ricostruire anche il coro perché quello rifatto nel 1747 era troppo basso rispetto alla navata. Ancora fra il 1789 e 1824 vi lavorarono il C., capomastro, con il figlio Fortunato Felice e allievi per lavori di stuccatura e di scagliola al presbiterio e nei capitelli delle cappelle. L'edificio a una navata con due cappelle lievemente sporgenti è notevole, con volta a botte alternata a cupolette ellittiche, presbiterio rettangolare e abside semicircolare, con ricca decorazione a lesene corinzie su alta base.
Il C. ricorda ancora la parrocchiale di Pisogne, dove tuttavia, come da documenti di quell'archivio, egli lavorò solo da capomastro (1769-88) su progetto di Antonio Marchetti. La sua opera fu oggetto di lamentele da parte dei deputati alla Fabbrica prima, e poi da parte del Marchetti (che l'aveva precedentemente difeso) per opere eseguite in modo difforme dal progetto. Il C., che finì per perdere l'incarico fu difeso nella contesa da G. Turbini. Lavorò inoltre alle seguenti opere: a Pumanengo (Bergamo), la chiesa dalla Beata Vergine di Caravaggio, dove l'intervento si ridusse a lavori di rifiniture nel peribolo dell'edificio del secolo XVI e all'erezione della sagrestia, e la chiesa parrocchiale, dove egli rifece (fra il 1771 e 1784 circa) il presbiterio con cupoletta a vela di forma ellittica e l'abside adorna di lesene, addossando la nuova costruzione alla vecchia navata; la parrocchiale di Coccaglio, dove successe ad A. Corbellini che l'aveva iniziata nel 1737 e al figlio di questo Domenico (l'intervento del C. dovette essere modesto, se la facciata del 1782 fu di Giovanni Donegani: di capomastro più che di architetto); il duomo di Montichiari "ereditato dal Sig. Giacomo Micheli Ar.to da dove si tenta di fare la cupola della chiesa abaciale".
Per erigere la cupola sul tiburio del Soratini (1729), il capomastro Carlo Micheli di Montichiari, Antonio Marchetti, autore della facciata, e il C. sottoposero i progetti relativi nel marzo 1784 al giudizio dell'Accademia Clementina di Bologna, che scelse quello del C. (Bologna, Acc. di Belle Arti, Atti dell'Accad. Clementina, 1784, cc. 62-64).A questo progetto si riferisce una lettera di S. Cattaneo a M. Oretti con cui raccomanda il C. che deve conferire con il direttore dell'Accademia di architettura. La cupola, alta m 80dal suolo, con diametro interno di m 18, presenta un aspetto quasi neoclassico; iniziata nel 1785, fu terminata nel 1794.
Le architetture del C., che ricordano quelle del Marchetti, tendono a una semplificazione e a una calma già neoclassiche; ma tale tendenza è accentuata dall'influsso cinquecentesco (Palladio, Beretta, Piantavigna, Bagnadore), sempre presente nell'architettura bresciana del Settecento, e da quello del Massari.
Non si conoscono data e luogo della morte del Cetti.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. dell'Archiginnasio, faldoni B 95/50 (notizie autobiografiche del C.); B 121/3 (lettera di S. Cattaneo a M. Oretti); Borno, Archivio parrocchiale, Registro amministrativo dell'arciprete Lorenzo Federici, 1796; Pisogne, Archivio parrocchiale, armadio 5, II, cart. I, fald. 17; G. B. Carboni, Notizie storiche dei pittori,scultori ed architetti bresciani, a cura di C. Boselli, in Suppl. ai Comment. dell'Ateneo di Brescia per il 1962, pp. 44, 89; G. Maironi Da Ponte, Diz. odeporico ... della provincia bergamasca, Bergamo 1929, II, p. 39; P. Guerrini-A. Sina, La Pieve di Pisogne, in Brixia sacra, V(1914), p. 284; R. Putelli, Miscellanea di storia e d'arte camuna da inediti docum., Breno 1929, pp. 146 s.; A. Chiarini, Pel secondo centen. dell'erezione del duomo..., Montichiari 1929, pp. 13 s.; G. Lonati, Note autobiogr. di P. Soratinilonatese, Toscolano 1929, p. 19; P. Guerrini, Bovegno, in Mem. stor. della diocesi di Brescia, XI (1944), p. 60, n. 7; O.Foffa, Note di storiadi Montichiari..., Milano 1949, pp. 15 s.; G. Cappelletto, A. Marchetti,architetto del Settecentobresciano, in Arte lombarda, III (1958), 1, p. 56; Id., in Storia di Brescia, III, Milano 1964, pp. 387, 393; A. Morandini, Marone..., Breno 1968, pp. 151 ss.; A. Bettoni-D. Silini, Pisogne..., Brescia 1969, pp. 133 s.