DANIELETTI, Pietro Antonio
Figlio di Pietro e di una Maddalena, nacque a Padova nella parrocchia di S. Lorenzo il 29apr. 1712 (Toldo, 1960).
Un Pietro Danieletti, forse il padre del D., fu accolto nella fraglia dei tagliapietra il 21 sett. 1705; di lui non si conoscono opere, ma è noto che la fraglia accoglieva anche i semplici scalpellini.
Le notizie biografiche sul D. sono assai scarse: il 6 giugno 1745sposò Caterina Angela di Gasparo Albanesi; uno dei figli, Antonio, fu orefice; il nipote Daniele Luigi, figlio di suo fratello Giuseppe Gaetano, fu architetto.
Il D. risulta iscritto alla fraglia padovana dei tagliapietra dal 1725all'anno di morte, ricoprendo le cariche di sindaco, massaro e gastaldo (Semenzato, 1957). Il 17 maggio 1753ricevette l'incarico di eseguire le statue in legno delle Virtù per le cornici delle casse degli organi nella basilica del Santo (Sartori, 1976 e 1983), in sostituzione di quelle di Giovanni Bonazza distrutte nell'incendio del 1749. Queste quattro statue sono oggi conservate nel convento del Santo, lungo il corridoio d'accesso alla biblioteca. Il 23 giugno 1778 e il 20 apr. 1779 fu pagato per le statue del giardino di palazzo Frigimelica, ora Montesi, a Padova, che furono ultimate, dopo la sua morte, da Antonio Verona (Bresciani Alvarez, 1977).
Secondo Neumayr (1807, II, p. 388) fu anche fonditore e fornì disegni all'argentiere A. Scarabello; lo stesso informa che lo scultore eseguì una Venere e altre sei Divinità per la corte di Lisbona, ma non è valutabile la veridicità di tali notizie. Nel 1780il conte Ercole Sambonifacio commissionò a Luigi Verona una statua raffigurante il D., da collocarsi nel Prato della Valle. Ciò è significativo della fama goduta dal D., soprattutto se si considera che, tra gli scultori dell'epoca, tale omaggio fu tributato solo ad A. Canova.
Il D. morì a Padova il 22 apr. 1779 (Toldo, 1960).
L'indagine critica sull'opera del D., che si svolse essenzialmente a Padova e nelle zone limitrofe, è stata puntualizzata da Semenzato (1957 e 1966). Già P. Brandolese (1795) indicò in Giovanni Bonazza padre il maestro del Danieletti. Tale notizia può servire di sicuro orientamento quando si consideri un'opera giovanile come le statue di S. Pietro e di S. Paolo sulla facciata dell'arcipretale di Noventa, databili intorno al 1747, allorché la chiesa fu rinnovata. L'andamento chiaroscurale ed i ritmi compositivi rinviano alle opere di G. Bonazza, ma già nelle statue (pure raffiguranti S. Pietro e S. Paolo) dell'altare maggiore della stessa arcipretale il D. accentua la stesura plastica delle forme in passaggi meno contrastati, secondo una scelta stilistica forse stimolata dalle opere di A. Gai e A. Tarsia che avevano lavorato nella villa Giovanelli a Noventa. Il catalogo del D. comprende una serie di opere in genere non firmate. Secondo Semenzato spettano allo scultore il bassorilievo dell'altare di Noventa con La consegna delle chiavi a s. Pietro; l'altare maggiore della parrocchiale di Boara Pisani (e forse le statue della facciata, databili 1767-1776) e quello della parrocchiale di Barbona. Il fonte battesimale dell'arcipretale di Bovolenta, firmato, è databile intorno al 1771; il bassorilievo col Battesimo di Cristo è di minor interesse, mentre le figure laterali della Speranza e della Carità paiono simili alle quattro allegorie delle Stagioni del giardino Selvatico a Padova (anche queste assegnate al D. da Semenzato). La saldezza monumentale, ravvivata da passaggi chiaroscurali e minimi movimenti del modellato, caratterizza anche il S. Bellino del duomo di Chioggia, il busto di G. B. Morgagni nella sala del vecchio teatro anatomico dell'università di Padova (1769), le statue del timpano della facciata ed i bassorilievi con Episodi della vita di s. Canziano nella omonima chiesa di Padova, l'altare della parrocchiale di Casale Scodosia (1771 c.) e quello di Chiesanuova, dello stesso periodo. Soprattutto gli Angeli di Casale Scodosia mostrano l'inserimento del D. nella corrente più viva della coeva scultura padovana, avvicinandolo alla personalità dominante di Antonio Bonazza, morto nel 1763.
Risalgono all'ultimo periodo di attività dell'artista le statue realizzate per il Prato della Valle, opere di ineguale valore. Tra le migliori si possono ricordare quella di Albertino Papafava e Zambon Dotto de' Dauli. Nelle altre dieci statue (per alcune, messe in loco dopo la sua morte, si suppone l'intervento di collaboratori) il D. cede ad una certa enfasi declamatoria. Per le altre opere del D., come il Contadinello filosofo in gesso policromo del Museo civico di Padova (n. 60), il busto di G. Checcozzi nella Biblioteca Bertoliana di Vicenza, il S. Giuseppe nella chiesa delle dimesse di Padova e la statua di Daulo a palazzo Dario, la Madonna col Bambino nella chiesa di Cà Morosini, il busto di G.B. Morgagni nel palazzo del governo a Forlì, si rinvia a Semenzato (1957 e 1966, con bibl. prec.).
Fonti e Bibl.: Padova, Curia vescovile, S. Giorgio, Libro dei matrimoni, 1724-1746; P. Brandolese, Pitture, sculture, architetture di Padova, Padova 1795, pp. 15, 80, 239; A. Neumayr, Illustr. del Prato della Valle…, Padova 1807, I, pp. 59, 65, 153, 173, 185, 189; II, pp. 211, 213, 222, 386-89, 416; A. Nodari, Descrizione del Prato della Valle e di alcune immagini di cittadini padovani, Padova 1825, pp. 71-75, 80; N. Pietrucci, Biografia degli artisti padovani, Padova 1858, pp. 95 ss.; P. Selvatico, Guida di Padova, Padova 1869, p. 313; L. Rizzoli, Le statue di F. Petrarca e di P. D. in Prato della Valle, in Padova a F. Petrarca nel VI centenario della nascita, Padova 1904 (numero unico), pp. 1-7; O. Ronchi, Guida storico-artistica di Padova e dintorni, Padova 1922, pp. 38, 136. 152, 159, 167 s., 194; C. Semenzato, La scultura padovana del '700. P. D., in Padova, III (1957), 4-5, pp. 14 22; P. Toldo, Precisazioni biogr. su artisti padovani, in Boll. d. Museo civico di Padova, n. s., XLIX (1960), 2, pp. 57 s.; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, pp. 56 s., 127 s.; A. Sartori, Documenti per la storia dell'arte a Padova,a cura di C. Fillarini, Vicenza 1976, p. 82; G. Bresciani Alvarez, L'archit. civile del barocco a Padova, in Padova. Case e palazzi, Vicenza 1977, p. 174; C. B. Tiozzo, Le ville del Brenta, Venezia 1977, pp. 344, 423; P. Fantelli, Le cose più notabili riguardo alle belle arti che si ritrovano nel territorio di Padova, in Padova, XXVII (1981), 4, pp. 21-26; A. Sartori, Archivio Sartori, a cura di G. Luisetto, Padova 1983, p. 325; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon,VIII, p. 359 (con bibl. prec.).