FIORE (della Flore), Pietro Antonio
Non si conoscono gli estremi anagrafici esatti di questo pittore attivo in Puglia tra il XVI e il XVII secolo. Il Foscarini, nel suo repertorio biografico degli artisti salentini lo cita come "della Flore o della Fiore Pietro Antonio di Cesare e di Adriana dello Lazzaro, pittore nato a Lecce il 26 maggio 1575". Lo studioso manca però di citare l'origine di tale informazione, che dobbiamo ritenere almeno parzialmente errata alla luce delle più circostanziate notizie fornite da altre fonti. Sulla data di nascita fa fede in primo luogo il documento trovato dal Vacca (1964) nell'Archivio di Stato di Napoli, tra le pagine dell'amministrazione catastale della città di Lecce relative agli anni 1617-1620, da cui si apprende che "Antonio del Fiore, di anni 60, pittore, Sarra Mastrilla, moglie, di anni 48, abita una casa palazzata nel portaggio di Rugge nell'isola di S. Francesco Montefusco". Si può dunque porre la data di nascita del F. intorno al 1560: una cronologia confermata del resto anche dalle notizie relative alla sua prima opera documentata, la Madonna del Rosario (ora perduta), eseguita su commissione della Confraternita del Rosario per la chiesa di S. Rocco a Valenzano di Bari. Secondo quanto riporta il D'Aloja (1916, p. 11), infatti, "nel 1578 il priore del Rosario mastro Stefano Motta manda a rilevare da Lecce il pittore Antonio de Flore, come si rileva dal Libro degli esiti della Confraternita del Rosario, la cui spesa si calcola a ducati 126, cioè ducati 56 tra legname ed altro, e ducati 70 al pittore, secondo appare dalla ricevuta". Il Caringella (1959) denuncia poi la scomparsa tanto del dipinto quanto dei documenti ad esso relativi.
Considerata l'importanza di questa prima commissione si può ritenere che alla data del 1578, all'età di circa venti anni, il F. doveva già avere una buona fama di artista (Vacca, 1964). Un'eco di tale fama si propagò del resto fin nel terzo decennio del secolo seguente, quando l'Infantino compilò la sua Lecce sacra (1634). È questa la fonte principale per la ricostruzione del catalogo dell'artista, di cui vengono citate diverse opere presenti in città: un dipinto con l'Immacolata Concezione, datato 1612, nella chiesa di S. Maria degli Angeli (perduto); un Crocifisso nella chiesa di S. Maria dell'Alto (perduto); infine il S. Carlo Borromeo in preghiera, tuttora visibile sull'altare del santo nella cattedrale di Lecce, e a proposito del quale l'Infantino definisce il F. "eccellente pittore". Questo dipinto, commissionato ed eseguito probabilmente poco dopo la santificazione del Borromeo nel 1610, si trovava già nella cattedrale nel giugno del 1611. Le cattive condizioni di conservazione - la superficie pittorica risulta estremamente offuscata da patine sovrapposte - non consentono di esprimere un giudizio sicuro sulla qualità dell'opera, né risulta semplice individuarne la matrice stilistica e dunque formulare un'ipotesi sulla formazione artistica dell'autore. Un confronto molto significativo si può tuttavia fare con un dipinto dallo stesso soggetto del pittore gallipolino G.D. Catalano, che si trova nella chiesa leccese di S. Maria degli Angeli: un rimando questo non solo iconografico ma anche stilistico, utile a collocare il F. in una posizione non del tutto marginale nell'ambito di quella scuola salentina di pittura nata sulle orme delle grandi opere napoletane importate in Puglia allo scadere del XVI secolo.
Fonti e Bibl.: Lecce, Arch. della Curia arcivescovile, Condusioni capitolati, m. I, l.II, C. 225 v; Ibid., Bibl. provinciale, Ins. 329; A. Foscarini, Notizie biogr.. su artisti salentini, c. 146: G.C. Infantino, Lecce sacra, Lecce 1634, pp. 8, 94, 224; V. D'Aloja, Memorie storiche di Valenzano, Bari 1916, p. 11; V. Caringella, Memorie storiche di Valenzano, Bari 1959, p. 84; N. Vacca, Appendice, in L. De Simone, Lecce e i suoi monumenti, Lecce 1964, p. 398; A. Gambacorta, Artisti salentini dei secoli XIV-XVIII in Terra di Bari, a cura di M. Paone, in Studi di storia pugliese in on. di N. Vacca, Galatina 1971, pp. 217 s.; L. Galante, Sintonia e varianti della pittura salentina nell'incontro con la cultura metropolitana, in Barocco leccese. Arte e ambiente nel Salento da Lepanto a Masaniello, Milano 1979, p. 294 n. 25.