FRUGALI, Pietro Antonio
Nacque a Cosenza da famiglia non nobile - nel 1566 un Bastano Frugali era uno dei sindaci di Cosenza - originaria di Rogliano, intorno alla metà del sec. XVI. Compì gli studi nel seminario della sua città, al termine dei quali prese i voti; fu quindi canonico della cattedrale, divenendone decano sul finire del sec. XVI. Nel 1603 iniziò a scrivere la sua Cronaca, che copre l'arco degli anni tra il 1569 e il 1608, anno probabile della morte del Frugali. Posseduta da privati fino al 1927, quando E. Galli la fece acquistare dal governo italiano, è ora conservata nella Biblioteca nazionale di Roma. Lo stesso Galli la pubblicò a Roma nel 1934 con il titolo Cosenza seicentesca nella cronaca del Frugali.
La Cronaca è costituita da un taccuino cartaceo di quaranta fogli non numerati, di modeste dimensioni, scritti con calligrafia chiara; presenta frequenti errori di ortografia e un continuo ricorso al dialetto, una certa inorganicità fra le sue parti, un uso molto personale della punteggiatura. Il primo capitolo tratta dei Seggi di Napoli; segue una lista delle persone che si erano succedute nel reggimento della città di Cosenza e nel vescovato con l'annotazione delle relative prebende. Successivamente dà alcune notizie della vita cittadina, e passa quindi a narrare della miracolosa Madonna del Pilerio, protettrice di Cosenza, la cui quattrocentesca immagine dipinta era stata esposta alla venerazione dei Cosentini all'esterno della cattedrale, dopo che sulla guancia sinistra della Vergine era comparso il segno della peste da cui Cosenza era rimasta immune. Passa poi a parlare dei funerali di Filippo II. Ha quindi inizio l'elenco delle vittime dell'Inquisizione e la descrizione delle pene a cui venivano condannati gli eretici.
Come risulta evidente dal diario del F., il carcere di Cosenza era pieno di sospetti eretici e il tribunale dell'Inquisizione non si concedeva soste; nella città la "rota", la "trinaglia rovente" e la forca agitavano contro i Cosentini sbigottiti macabri spauracchi e feroci minacce. Annotava il F. nel suo diario, alla data 9 ag. 1603, che erano stati giustiziati ventuno uomini, "tra i quali uno fu tenagliato, quattro alla ruota, dodici furono strascinati ed il resto afforcati" (p. 46); il 23 ag. 1603 "furono giustiziati tredici, otto alla rota e cinque afforcati ma tutti strascinati" (ibid.); il 6 sett. 1603 "si strascinarono tre uno alla rota, uno afforcato et l'altro andò allo Laco ad afforcarsi" (p. 49) e l'elenco continua finché la notizia della morte di F. Orsini (19 sett. 1603), inviato straordinario del viceré, non provocò l'esultanza di quanti ancora giacevano nelle prigioni dell'Inquisizione, che intonarono canti di gioia e accesero "molti luminari". Ben presto i disgraziati ebbero a pentirsi amaramente di tali manifestazioni: "la sera… ne furono martirizzati alla corda, e tirata dalli stessi servitori di Orsini con mille altri tormenti d'empietà, e più di venticinque sono al trapasso" (p. 51). Il successore dell'Orsini, tale Palermo, si dimostrò altrettanto crudele. Nel secolo scorso l'Accattatis riteneva il F. un tenace oppositore dell'Inquisizione; in realtà dalla lettura del diario risulta evidente che il decano della cattedrale di Cosenza era soltanto un cronista delle vicende cittadine, anche se talvolta dalle pagine traspare un senso di pietà nei confronti delle vittime e un accenno di condanna per i seviziatori.
Fonti e Bibl.: C. Cantù, Gli eretici d'Italia, II, Torino 1866, pp. 329 ss.; D. Andreotti, Storia dei Cosentini, II, Napoli 1869, p. 259; L. Accattatis, Le biografie degli uomini illustri di Cosenza, II, Cosenza 1870, p. 378; F. Russo, Storia delle arcidiocesi di Cosenza, Napoli 1956, ad Indicem.