AVERARA (d'Averara), Pietro
Vissuto a Bergamo tra la seconda metà del sec. XVII e i primi decenni del XVIII, si distinse come librettista fecondo: la prefazione della sua Angelica nel Catai informa che l'A. compose versi per oltre quaranta melodrammi. Scarseggiano però le notizie biografiche: fu poeta e oratore, ma fuori della sua attività teatrale è noto soltanto per aver fatto parte dell'Accademia degli Arioni di Bergamo, che venne istituita nel 1667 da P. Dolfin, patrizio e letterato veneziano.
L'A. esordi nel 1684 al teatro S. Angelo con l'Amante fortunato per forza, musicato da G. Varischini; nello stesso anno fu rappresentato al teatro Vendramin di S. Salvatore il Publio Elio Pertinace con la musica di G. Legrenzi. Seguirono a questo fortunato debutto numerose altre opere (per le quali l'A. si valse della collaborazione di musicisti allora in voga, quali G. M. Buini, A. F. Martinengo, F. Ballarotti, C. F. Pollaroli), favorite dalla buona accoglienza del pubblico, ma non sollecitate da intendimenti rigorosamente artistici, restando l'A. legato ai moduli più consueti e talvolta triti del gusto corrente: i testi poetici, dalla costruzione complessa e spesso confusa, soggiacciono completamente alle esigenze sceniche e musicali.
Il Filindo con musica di G. M. Buini (Venezia, teatro S. Moisè 1720) fu la sua opera di maggior successo, più volte rappresentata; ripresa con modifiche di D. Lalli sotto il titolo di Nerina fu musicata da A. Pollaroli (Venezia, teatro S. Samuele, Ascensione 1728); ancora con il titolo La Dori fu rappresentata al teatro S. Margherita, autunno 1729, forse con musica di diversi. Incontrò pure successo Il Trionfo della Virtù, musicato da G. Francesco Brusa e rappresentato a Venezia, al teatro S. Giovanni Grisostomo nell'autunno 1724.
Incerta è la data della sua morte: sembra tuttavia che non possa protrarsi molto oltre l'anno 1729.
È da correggere, inoltre, l'indicazione del Paglicci Brozzi secondo cui l'A. fu "maestro" e musicò alcuni dei suoi melodrammi: convinzione nata evidentemente da una errata interpretazione delle fonti.
Tra le principali opere edite dell'A. ricordiamo: Publio Elio Pertinace, Venezia 1684; L'Amante fortunato per forza, ibid. 1684, Silvio, Re degli Albani, Torino 1689; Aiace, Milano 1694; Demofoonte, ibid. 1698; L'Arsiade, ibid. 1700; L'Inganno di Chirone, ibid. 1700; Andromaca, ibid. 1701; Admeto Re di Tessaglia, ibid. 1702; Angelica nel Catai, ibid 1702; Ascanio, ibid. 1702; L'Aretusa, ibid. 1703; Filindo, Venezia 1720; Il Trionfo della Virtù, ibid. 1724.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 1241; B. Vaerini, Gli scrittori di Bergamo..., I, Bergamo 1788, p. 136; C. Ricci, I teatri di Bologna nei secc. XVII e XVIII, Bologna 1888, p. 431; A. Paglicci Brozzi, Il Regio Ducal Teatro di Milano nel sec. XVIII, Milano 1894, pp. 11, 18; G. Scotti, Bergamo nel Seicento, Bergamo 1897, M. 103-105; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II, Milano 1940, pp. 705, 712; Encicl. dello Spettacolo, IV, col. 223.