BALAN, Pietro
Nato a Este (Padova) il 3 sett. 1840 da modesta famiglia, poté studiare nel seminario di Padova per il mecenatismo del concittadino F. Panella; studente del terzo anno di teologia, pubblicò a Padova il volumetto Sul Papato. Studi, datato 28 genn. 1861. Ultimati i corsi teologici nel 1862, fu chiamato all'insegnamento della storia nel suo seminario, e l'anno seguente venne ordinato sacerdote.
Nell'ambiente culturale patavino, percorso in quegli anni da una intensa propaganda anticlericale e razionalistica, tollerata dal governo austriaco al fine di dare un diversivo al patriottismo liberale unitario, e nell'ambito del quale aveva acceso aspre polemiche la traduzione italiana, nel 1863, della Vie de Jésus del Renan, era nato, il 14 apr. 1864, con l'intento di opporsi alle idee liberali e irreligiose, il periodico Letture cattoliche, promosso da A. De Besi, G. Sacchetti e A. Baschirotto. Di questo periodico il B. fu tra i più assidui collaboratori, fino al 1866, anno in cui esso scomparve. Negli stessi anni egli collaborava al periodico cattolico bolognese Il Conservatore, pubblicato fra il 1863 e il 1865, e che aveva uno scopo di lotta antiliberale e in particolare di difesa del potere temporale dei papi: dal gruppo stretto intorno a Il Conservatore, nel quale erano Giambattista Casoni e Marcellino Venturoli, doveva sorgere nel 1865 l'Associazione cattolica italiana per la difesa della libertà della Chiesa in Italia, uno dei primi nuclei, sul piano organizzativo, del movimento cattolico intransigente. Intanto, alle polemiche suscitate dall'enciclica Quanta cura e dal Sillabo dell'8 dic. 1864 il B. aveva contribuito con lo scritto: I clericali, i liberali e l'enciclica dell'8 dic. 1864 (Padova 1865).
Sin dall'inizio, dunque, il B. esplicò la sua opera nei due campi della ricerca storica e del nascente giornalismo cattolico, orientandosi verso il più rigoroso intransigentismo temporalista e papale, ostile ad ogni forma di liberalismo. Con i suoi scritti giornalistici egli polemizzava contro la "rivoluzione", contro i liberali e i conciliatoristi di ogni gradazione; con i suoi studi storici verrà lumeggiando specialmente momenti di attrito e di conflitto fra la Chiesa e il potere civile, per sostenere le ragioni della Chiesa e porre in risalto il benefico suo influsso sulla vita civile e, viceversa, la rovina venuta al potere civile dall'essersi posto contro la Chiesa.
Nel 1865, trasferitosi a Venezia, il B. fondò, con l'appoggio del patriarca cardinal G. L. Trevisanato, il giornale La Libertà cattolica; ma, passata nel 1866 Venezia al Regno d'Italia, indotto dal nuovo clima a lasciare la città, il B. si recò alcuni mesi a Torino, per lavorare con don Margotti al periodico Unità cattolica. L'anno seguente si trasferì a Modena, ove fondò Il Diritto cattolico (succeduto a Il difensore), del quale tenne la direzione sino al 1874. Nel nuovo giornale egli sostenne vivaci polemiche con gli scrittori anticlericali Pietro Sbarbaro e Giovanni Siotto-Pintor, e (dopo un incontro con Pio IX, il 20 genn. 1868) si fece vivace propagandista dell'astensionismo elettorale.
A questo primo periodo modenese appartengono molti scritti del B., fra i quali, tutti editi a Modena: Storia di s. Tommaso di Cantorbery e dei suoi tempi (2 volI., 1867); I precursori del liberalismo fino a Lutero (1867); L'economia, la Chiesa e gli umanitari (1868); Cattolicismo e liberalismo, papato e progresso (1868); Pio IX, la Chiesa e la rivoluzione (1869); Dante e i papi (1870); Chiesa e Stato. Lettere a G. I. Döllinger (1871); La Chiesa e lo Stato, in relazione specialmente all'Impero germanico (1871); La prima lotta di Gregorio IX con Federico II (1871); Storia di Gregorio IX e dei suoi tempi (3 voll., 1872-1873).
Nel 1873 il B. andò a Torino a dirigere l'Emporio cattolico, ma tornò prestissimo a Modena ove, ridotta di molto l'attività giornalistica, si dedicò prevalentemente al lavoro di storico e dette mano alle sue maggiori opere: la Storia d'Italia, la cui prima edizione in sette volumi comparve a Modena fra il 1875 e il 189o, e la Continuazione alla storia universale della Chiesa cattolica dell'abate Rohrbacher, dall'elezione al pontificato di Pio IX nel 1846 ai giorni nostri, comparsa in tre volumi fra il 1879 e il 1886 a Torino.
La Storia d'Italia si incentra sulla funzione e sull'opera della Chiesa e del papato: "facciasi centro della storia lo Stato - si legge nell'introduzione alla seconda edizione - ad ogni tratto si sentiranno rotte in mano le fila, ingombra e rovinata o chiusa la via... facciasi centro della storia la Chiesa, ed ecco che scaturisce meravigliosa luce e la catena di cause e di effetti vi si rivela, e la strada vi si appiana ed i frammenti da se stessi si compongono e la statua non solo si avviva, ma al vostro intelletto si fa maestra" (pp. XVII s.). Dal suo canto la Storia della Chiesa, che conobbe numerose edizioni, è una vera arringa in difesa di Pio IX, una ricostruzione polemica della lotta della "rivoluzione" contro la Chiesa, prima con le "ipocrisie", nel periodo che va dalla elezione di Pio IX alla Repubblica romana, poi con la violenza, infine con la guerra aperta del Piemonte. In queste opere del B., non prive di erudizione, la passione del polemista e l'abito del giornalista fanno però vele, per lo più, al giudizio dello storico.
A questo secondo periodo modenese appartengono anche gli scritti (editi a Modena) che in parte sono di preparazione alle due opere ricordate di maggiore impegno: Gli assedi della Mirandola di Giulio II e Giulio III dietro i più recenti documenti (1876); Memorie storiche di Temarola nel Padovano (1876); Storia della Lega lombarda ai tempi di Alessandro III (1876); Memorie della b. Beatrice d'Este (1878); Pio IX e il giudizio della storia (1878); Le tombe dei papi profanate dal Gregorovius (1879). Nel 1879 il B. fu chiamato da Leone XIII a Roma a ricoprire il posto di sottoarchivista della Santa Sede, che gli offrì nuove occasioni di ricerche storiche. Ma a Roma vi fu anche una singolare, seppur breve parentesi, nell'atteggiamento rigorosamente intransigente del B.: con mons. P. M. Schiaffino fondò L'Aurora, un giornale che doveva saggiare il terreno per la nuova politica di conciliazione promossa da Leone XIII nei primi anni del suo pontificato. Presto però, nel 1881, il B. lasciò il giornale e riprese con rinnovato vigore la polemica intransigente.
A questo periodo romano appartengono gli scritti, editi a Roma: La ribellione di Perugia nel 1368 e la sua sottomissione nel 1370, narrata secondo i documenti degli archivi vaticani (1880); Gli archivi della S. Sede in relazione alla storia d'Italia (1881); La nuova Italia ed i vecchi zelanti del sac. Carlo Maria Curci. Articoli dell' "Osservatore romano" (in polemica con il Curci, 1881) e la raccolta Monumenta reformationis lutheranae ex tabulariís S. Sedis secretis 1521-1525. Collegit, ordinavit, illustravit P. B. (2 voll., Ratisbonae 1883-84).
Nel 1884 il B. lasciò la carica di sottoarchivista e, dopo una breve sosta a Rocca di Papa, si stabilì in una sorta di romitaggio a Pragatto, presso Bologna.
Sui motivi e le circostanze che determinarono l'allontanamento da Roma non è possibile fare pienamente luce: probabilmente suscitò riserve negli ambienti vaticani il suo fiero atteggiamento intransigente in un periodo in cui le speranze di conciliazione erano assai diffuse in ambienti di curia. L'episodio fu interpretato dai giornali conciliatoristi come un vero licenziamento, e al B. furono attribuiti scritti anonimi contro la politica di Leone XIII (da ricordare in proposito la sua lettera di difesa al giornale di Padova L'Euganeo del 28 ott. 1883, citata in R. Della Casa, p. 67). Sta di fatto però che nel 1883 il B., già prelato domestico di S. Santità, era stato nominato referendario di Segnatura e conte romano.
A Pragatto il B. proseguì la sua opera di scrittore e studioso con la pubblicazione dei successivi volumi della già ricordata Storia della Chiesa e con la preparazione di una nuova edizione della Storia d'Italia in undici volumi, che comparve dopo la sua morte (Storia d'Italia di Monsignor P. B., edizione aumentata e corretta dall'autore, curata ed accresciuta di note dal sacerdote dottor R. Majocchi, 11 voll., Modena 1894-1899). Sono anche da ricordare, di questo periodo: La grandezza di Gregorio VII, discorso (Milano 1885); Monumenta saeculi XVI historiam illustrantia (Innsbruck 1885); Clemente VII e l'Italía dei suoi tempi (Milano 1887); Roma e l'Italia e la realtà delle cose (Firenze 1889); Il Santuario di Santa Maria della Guardia presso Bologna. Cenni storici (Milano 189o); La vera realtà delle cose, dei fatti, dèlla lotta presente in Roma ed in Italia (3 ediz., Modena 1891); La rivoluzione francese (ibid. 1893); L'intransigenza nella storia (Torino 1893).
Ma anche in questo ultimo periodo della vita del B. non mancano interruzioni e parentesi in cui torna a manifestarsi vivacemente il giornalista e il propagandista dell'intransigenza cattolica. Collaborò così all'Osservatore cattolico e alla Scuola cattolica di Milano, spesso in polemica con la Nuova Antologia e la Rassegna nazionale;partecipò attivamente, d'altro lato, alla vita del movimento intransigente. Da quando, dopo il 1874, esso si era organizzato su basi nazionali nell'Opera dei congressi, il B. aveva dato spesso la sua collaborazione con relazioni e discorsi: era intervenuto al VII congresso di Lucca (19-23 apr. 1887) per rivendicare i meriti del papato nella storia d'Italia; e già al V congresso di Modena (21-24 ott. 1879) aveva pronunziato un discorso, che fu largamente diffuso e stampato in numerosissime edizioni, su Il Papato e l'Italia.
Il discorso riassume l'atteggiamento mentale e il metodo del B. nell'uso parziale della storia, polemicamente interpretata in difesa della tesi intransigente: riprendendo i motivi di un guelfismo di maniera, il B. affermava che in Italia i fautori degli interessi nazionali erano sempre stati alleati dei papi, mentre i partigiani degli Stati stranieri erano stati sempre loro nemici. I mali dell'Italia erano cominciati allorché essa si era sottratta alla tutela del papato: dopo la conquista dei Francesi, si era formata una setta irreligiosa che, mirando all'unità materiale, aveva fatto sparire l'unità morale, messo in pericolo quella religiosa e provocato una generale decadenza delle scienze, delle arti e delle lettere. Il B. concludeva con l'invito a stringersi attorno al papato, unica speranza di rigenerazione della patria.
Quando sorse la polemica sul monumento a Giordano Bruno, voluto dall'anticlericalismo romano in coincidenza con il fallimento dei tentativi conciliatoristici avviati nei primi anni del pontificato di Leone XIII, il B. intervenne con l'opuscolo polemico DiG. Bruno e dei meriti di lui ad un monumento (Bologna 1886).
Un'altra monografia egli scrisse quando fu elevato a Venezia un monumento a fra' Paolo Sarpi: Fra Paolo Sarpi. Note (Venezia 1887). All'VIII congresso dell'Opera dei congressi di Lodi (21-23 ott. 1890) tenne un discorso sul Patriottismo cattolico, attaccando aspramente la poesia patriottica del Carducci; al X congresso di Genova (4-8 ott. 1892) commemorò il quarto centenario dell'impresa di Cristoforo Colombo, campione della civiltà cristiana. Fu l'ultimo suo atto pubblico. Il 7 febbr. 1893 moriva in Pragatto.
L'opera del B., esaltata dagli intransigenti ma pressoché ignorata al di fuori del suo mondo, appare più che mai legata ad un particolare clima storico e caduta in gran parte con esso; la sua rimane una figura tipica di una fase contrastata della storia religiosa dell'Italia unita e riassume efficacemente il fervore morale, gli ideali e insieme i limiti culturali del cattolicesimo intransigente dell'ultimo '800.
Bibl.: La Civiltà cattolica, XXI (1870), vol. 4, pp. 706-719 (recensione ai primi volumi della Storia d'Italia); XXX (1879), vol. 3, pp. 200-205; XXXVIII (1887), vol. 1, pp. 482-486 (recensione alla Storia della Chiesa); necrologi in Il Diritto cattolico, 20 febbr. 1893 (di P. B. Càsoli), e in Osservatore cattolico, 20-21 febbr. 1893; C. Molteni, Il Papato e l'Italia. Precede uno studio sulla vita e sugli scritti di Mons. P. B., Milano 1901; R. Della Casa, I nostri. Quelli d'ieri e quelli d'oggi,T reviso 1903, pp. 64-79; Nel XX anniversario della morte di Mons. P. B. Cenno biografico, Padova 1913 (scritti di F. Franceschetti, I. Stievano, G. Perin, R. Pietrogrande, G. Negri); G. Sanvìdo, Il centenario della nascita di un grande storico, in L'Avvenire d'Italia, 4 sett. 1940; L. Muti [pseudonimo di E. Martire], Un cinquantenario. Ricordando P. B., in L'Osservatore romano, 7 apr. 1943; G. Bellini, Sacerdoti educati nel seminario di Padova, Padova 1951, pp. 41-51; G. Candeloro, Il movimento cattolico in Italia, Roma 1953, p. 230; A. Berselli, Primi passi verso un'azione cattolica italiana (1863-1865), in Quaderni di cultura e storia sociale ,III (1954), pp. 77-93; G. De Rosa, Giuseppe Sacchetti e l'Opera dei Congressi, Roma 1957, p. 22; A. Gambasin, Il movimento sociale nell'Opera dei Congressi (1874-1904), Roma 1958, pp. 21, 322; G. Spadolini, L'opposizione cattolica da Porta Pia al '98, Firenze 1961, pp. 186, 210, 233, 235, 275; Enciclopedia cattolica,II, coll.720-722.