BARBARICH, Pietro
Nato a Venezia nel 1821, entrò molto giovane nel collegio di marina di S. Anna, a Venezia, donde uscì nel 1841 con la nomina di cadetto dell'Imperial Regia Marina. Negli ambienti della marina militare austriaca, i cui quadri erano composti allora in gran parte da ufficiali italiani, il B. cominciò ad interessarsi vivamente agli ideali di libertà e di indipendenza nazionale, così clamorosamente riaffermati in quel periodo dalla sfortunata impresa di altri due ufficiali della marina imperiale e regia, i fratelli Bandiera.
Nel marzo 1848, ucciso, il giorno 22, il capitano di vascello Marinovich, fedelissimo all'Austria, la rivoluzione esplose a Venezia e l'ammiraglio austriaco Martini cedette al Manin le chiavi dell'arsenale; con gli insorti si schierò subito la fanteria di marina, composta in massima parte da Italiani e Dalmati, e quasi tutti gli ufficiali di vascello: tra questi era il B., il quale ricopriva allora il grado di alfiere di fregata.
Date quindi le dimissioni dalla marina austriaca, il B. fu nominato tenente di vascello dal Governo provvisorio di Venezia e prestò servizio sulle navi degli insorti, prima in mare aperto a fianco dei Sardi e dei Napoletani, accorsi per la guerra nell'Adriatico settentrionale poi, quando Venezia rimase sola a resistere all'Austria, collaborando alla difesa della città assediata. Ebbe il comando di due modeste unità veneziane, la "Volpe" e il "Messaggero", ed ebbe modo di segnalarsi durante la lunga resistenza, guidando in combattimento un gruppo di unità minori che sosteneva lo sforzo dei difensori di terra: si trattava di navicelle dalla carena piatta, poco meno di un centinaio in tutto, armate e disposte a fronteggiare le truppe austriache che dalla terraferma mantenevano l'assedio e a controllare nella laguna canali e sbocchi. Le condizioni degli ufficiali e dei marinai imbarcati su tali unità minori erano cattive a causa delle "malefiche esalazioni della laguna", ossia per la malaria, che li rendeva spesso febbricitanti, tuttavia essi ressero per lungo tempo. Il B. si segnalò particolarmente nell'azione del 21 ott. 1848, intervenendo alla sortita a capo di una flottiglia, partita dall'ancoraggio di Tre Ponti. Anche durante l'ultimo periodo della resistenza si distinse alla difesa del ponte d'accesso a Venezia, operando con le sue navicelle nella zona lagunare a nord di esso.
Caduta Venezia, il B. fu dagli Austriaci condannato con il fratello Angelo (1823-1880), che aveva partecipato alla difesa di Venezia al comando di una compagnia di fanteria, all'esilio e alla confisca dei beni; non essendo stato chiamato nella marina sarda, emigrò con Angelo e con l'altro fratello Giovanni, anch'egli ufficiale di fanteria, nel Medio Oriente, a Costantinopoli, donde poi, dedicandosi anche alla navigazione mercantile, andò in Grecia, in Siria e in Palestina.
Scoppiata la terza guerra d'indipendenza, rientrò in Italia, dove rimase fino alla morte, ottenendo dal ministro della Marina, Benedetto Brin, il grado onorario di tenente di vascello della marina militare italiana, in riconoscimento dell'opera prestata a Venezia nel 1848-49.
Il B. morì a Firenze l'ii dic. 1895.
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