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BARILOTTI, Pietro

di Ennio Golfieri - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
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BARILOTTI (Barilotto, Barlotti), Pietro

Ennio Golfieri

Nacque a Faenza, dallo scultore Drudo e da Pentesilea di ser Paolo da Udine, quasi certamente nel 1481. Il Grigioni (1962) afferma che quando nacque il B. il padre doveva trovarsi a Roma ad esercitarvi l'arte.

Sono documentate le frequenti e talora prolungate assenze da casa di Drudo, tanto è vero che, essendo rimasto vedovo quando il figlio doveva essere appena tredicenne, quest'ultimo fu affidato alle cure di un suo cugino assai più anziano. È anche certo che Drudo in gioventù esercitò col fratello maggiore Domenico l'arte del figulo o vasaio e, a stare col Valgimigli, anche il padre di Drudo avrebbe esercitata l'arte del figulo conducendo una fornace posta nell'attuale vicolo Gottardi di fronte a S. Agostino. Questa affermazione del Valgimigli, relativa a Rinaldo nonno del B., è credibile, ma non si conoscono i documenti che possano suffragarla. I documenti relativi al padre del B. invece ci dicono che costui, nel 1484, era attivo a Roma come scultore, dove si pensa fosse giunto al principio del 1481, e, lavorando in società con il maestro Primo lombardo, aveva eseguito due sepolcri in S. Maria sopra Minerva; altri documenti lo fanno presente a Cesena nel 1490 associato a Marco di Laino. L'ultitna data in vita di Drudo, quella del 14 sett. 1497, è relativa a un testamento che egli fece predisponendosi a partire ancora una volta da Faenza per recarsi a Roma e di là proseguire per Napoli. Non si sa se egli iniziasse il viaggio, ma è certo che, in un documento relativo al figlio, Drudo risulta già morto alla data del 6 ag. 1500.

Il B. era cresciuto dunque nella casa che fu anche del nonno, sotto la vigile cura di un cugino barbiere, Alessandro figlio di Domenico, che lo sopravanzava in età di almeno tre lustri. Non conosciamo il tirocinio artistico del giovane B., ma è lecito pensare che sia stato iniziato all'arte dal padre. Verso i ventitré anni il B. parve stesse per entrare nell'Ordine domenicano, ma, dimessa questa idea, si dedicò alla sua arte e a una vita operosa e tranquilla. Risulta assente da Faenza dal 1505 al I 509, anni in cui il Grigioni ritiene che, per perfezionare l'arte, egli si sia recato a Roma.

Non siamo a conoscenza delle primissime opere del B., ma lo sviluppo stilistico di quelle note ci fa credere che su un substrato di decorativismo lombardesco, diffuso nella Romagna alla fine del Quattrocento, e da cui non sarà stato certo immune il padre, si siano sovrapposte, dopo il ritorno in patria nel 1509, forme più complesse ed architettoniche di estrazione tosco-romana, con particolare interesse per i tipi che Andrea Sansovino veniva elaborando in Roma. Il B. ebbe vari allievi, ma di scarso valore; di essi il più noto è quel Pietro Marafini che collaborò col maestro nelle sue ultime opere ed anzi ne completò l'ultima: il monumento sepolcrale (1552-54) del giureconsulto Bartolomeo Pasi, già nella chiesa dei Servi, oggi murato alla testata d'arrivo dello scalone d'accesso alla Pinacoteca comunale di Faenza.

Il B. si sposò due volte: la prima nel 1519 con Mattea di Giacomo Galloppi dalla quale ebbe due figlie e un figlio, la seconda volta nel 1547, a sessantasei anni di età, con Giulia Marchetti dalla quale ebbe una terza figlia. Il B. risulta morto fra il 15 nov. 1552 e il 24 marzo 1553.

Delle opere documentate o sicuramente attribuibili al B. ricordiamo: monumento sepolcrale del medico forlivese Bartolomeo Lombardini (1516-18) per la chiesa di S. Francesco di Forli (demolita questa, il monumento fu smembrato e si conserva solo il sarcofago con la figura distesa al Museo jacquemart-André di Parigi); monumento sepolcrale di Lodovico Sassatelli di Imola (1520-21), disperso o distrutto; monumento sepolcrale di Africano Severoli (1523-25), Faenza, duomo, cappella di S. Terenzio; monumento sepolcrale del vescovo Giacomo Pasi (1529-31), eseguito per la chiesa dei Servi e poi trasferito nel Cappellone del Cimitero comunale di Faenza; monumento sepolcrale del vescovo Rinaldo Graziani nella chiesa collegiata di Cotignola (1531-32); sepolcro di Giuliano Camerario (1533), già nel Chiostro dei Morti di S. Andrea in Vineis (S. Domenico) di Faenza (fu trasferito e smembrato: oggi rimane il solo sarcofago con la targa inscritta nella Pinacoteca comunale di Faenza); pila dell'acqua santa (1536), Faenza, duomo; monumento sepolcrale del giureconsulto Gio. Battista Bosi (1538-1542), Faenza, duomo, prima cappella a destra; fonte battesimale, in collaborazione con P. Marafini (1545-46), Faenza, duomo, prima cappella a sinistra; lapide funeraria di Anna Quarantini (1545 circa), Faenza, duomo, quarta cappella a destra. Gli si attribuisce inoltre il monumento sepolcrale del medico Mengolino Sali, già nel Chiostro dei Morti di S. Andrea in Vineis, poi al Cimitero comunale e infine fatto ricomporre, sul finire del secolo scorso, dal prof. F. Argnani sulla prima rampa dello scalone che porta alla Pinacoteca comunale di Faenza; lo stile dell'opera di gusto ancora quattrocentesco, tosco-lombardo, denota la maggiore esperienza ornatistica dell'autore rispetto a quella figurativa e ha i caratteri di un lavoro (sarebbe il primo a noi noto) del B. poco più che ventenne, ancora sotto l'influenza stilistica del padre, prima del tirocinio a Roma. Infatti il monumento venne fatto eseguire da Venerio Sali in onore del padre, che era morto nel 1485, nel 1502, come risulta dall'iscrizione incisa sotto il sarcofago. Tutta la parte inferiore, sotto il sarcofago, è un'integrazione ideata dallo stesso Argnani, si dice, in base a frammenti superstiti. La parte originale comprende il sarcofago, su cui giace supino il corpo del defunto, e la lunetta sovrastante.

Bibl.: A. Algarotti, Opere, VII, Cremona 1781, p. 162; A. Strocchi, Memorie istoriche del duomo di Faenza, Faenza 1838, pp. 44, 49, so, tav. 12; G. M. Valgimigli, Dei pittori e degli artisti faentini dei sec. XV e XVI, Faenza 1871, pp. 159-167; A. Montanari, Gli uomini illustri di Faenza, II, Faenza 1886, pp. 32-34; J. Burckhardt, Der Cicerone, II, Lei]pzig 1900-1901, p. 507; G. Bedeschi, Opere d'arte in Romagna, in L'Arte, IV (1901), p. 201; A. Messeri-A. Calzi, Faenza nella storia e nell'arte,Faenza 1909, 1) pp. 244, 410-12, 419, 563-565; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, X. 1, Milano 1935, pp. 529-536; C. Grigioni, La Pittura faentina dalle origini alla metà del Cinquecento,Faenza 1935,,PD, 491, 496, 588; P. Reggiani, Bartolomeo Lombardini medico forlivese (1430-1512) e la cappella detta "La Lombardina", in Il Trebbo, III (1943), pp. 99, 101; Id., La cappella detta La Lombardina nel demolito tempio di S. Francesco Grande..., in La Pié, XXI(1949), pp. 107 s., 231; O. Gaudenzi [A. Corbara], Un forlivese e un faentino a Parigi, in Il Piccolo, 21 ag. 1949; A. Archi, La Pinacoteca di Faenza, Faenza 1957, pp. 18, 41; C. Grigioni, P. B. scultore faentino del Cinquecento, Faenza 1962; U. Thierne-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 500.

Vedi anche
lunétta lunétta Porzione di parete compresa fra l'arco di intersezione della parete stessa con la volta e il piano di imposta di quest'ultima. Le volte che hanno la lunetta sono quelle a generatrici perpendicolari alla parete (a botte, a crociera, a padiglione) o quelle la cui forma geometrica risulta dall'intersezione ... cappella architettura Edificio di culto di piccole dimensioni, isolato in modo da costituire un corpo autonomo; o ambiente, più o meno importante per forme e dimensioni, compreso, con la stessa destinazione di culto, nell’ambito di un maggiore e più complesso organismo architettonico, come la cappella di un palazzo ... Faenza Comune della prov. di Ravenna (215,8 km2 con 56.131 ab. nel 2008), situato sulla Via Emilia, presso la confluenza del fiume Lamone con il torrente Marzeno. Oltre la riva destra del fiume Lamone si trova il Borgo Durbecco. Florido mercato agricolo. È famosa in tutto il mondo per l’industria delle maioliche. ... casa architettura Edificio realizzato essenzialmente per scopo abitativo e residenziale (➔ abitazione); il termine può, però, anche estendere la sua accezione latina originaria (‘capanna’, ‘alloggio coperto’) a tutte le costruzioni che assolvono a scopi sociali (casa di cura, di riposo, del popolo, dello ...
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barilòtto
barilotto barilòtto (o barilòzzo) s. m. [der. di barile1]. – 1. Barile piuttosto piccolo e tozzo. In similitudini, persona di corporatura piccola e grossa. 2. a. Nel clarinetto, breve segmento che unisce il bocchino con il resto dello strumento....
piètra
pietra 'piètra s. f. [lat. pĕtra, prestito del gr. πέτρα, entrato in concorrenza con saxum (v. sasso)]. – 1. a. Nome che si dà comunem. ad alcune rocce compatte, spec. a quelle usate come materiale di costruzione: p. viva, roccia allo stato...
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