Bastogi, Pietro
Finanziere e uomo politico (Livorno 1808 - Firenze 1899). Prese parte al movimento liberale toscano, aderendo inizialmente al gruppo mazziniano e poi spostandosi su posizioni moderate. Fu anche, al tempo stesso, un uomo d’affari, attivo nel settore commerciale, marittimo e bancario. Eletto deputato nel marzo 1860, si segnalò tra gli esponenti più autorevoli del gruppo parlamentare capeggiato da Bettino Ricasoli. Proprio per questo ottenne da Cavour, nell’aprile 1861, la nomina a ministro delle Finanze, carica che esercitò per circa un anno, durante il periodo in cui vennero definite le linee generali dell’ordinamento e delle istituzioni finanziarie del Regno d’Italia. Fu, perciò, tra gli artefici dell’unificazione dei sistemi tributari e finanziari degli antichi Stati italiani. Può essere considerato, inoltre, l’iniziatore della politica economica della Destra storica. Alla base della propria azione di governo pose infatti l’obiettivo del pareggio del bilancio pubblico, attraverso riduzioni della spesa, l’aumento del gettito tributario e il ricorso straordinario al credito estero ed interno. La sua esperienza alla guida del ministero delle Finanze si concluse il 3 marzo 1862, con la caduta del governo Ricasoli. In quell’anno, tornato a occuparsi di affari, promosse la costituzione della Società delle strade ferrate meridionali, che presiedette fino alla morte e di cui fu il principale azionista. La Società, in seguito meglio conosciuta proprio con il nome di «Bastogi», ottenne l’affidamento in concessione della costruzione e della gestione della rete ferroviaria italiana. Nonostante il rispetto degli impegni (nel 1865 ultimò la Ancona-Brindisi e la Foggia-Napoli, due delle principali arterie del sistema meridionale) fu accusato di corruzione e di affarismo dai rivali economici e dai giornali dell’opposizione. Rieletto alla Camera nel 1870, nel marzo 1876 si schierò con il gruppo toscano contro il progetto del governo di gestione pubblica della rete ferroviaria, contribuendo in questo modo alla caduta della Destra storica. Sebbene fosse eletto nuovamente alla Camera nelle successive legislature e nominato senatore nel dicembre 1890, si disinteressò sempre più ai lavori parlamentari dedicando il resto della sua vita principalmente alle iniziative economiche.