BORGO, Pietro Battista
Nato a Genova, operò tra la prima e la seconda metà del Seicento (ignota è la data di nascita come quella di morte). Presente in Germania nel 1631 al momento dell'offensiva portata da Gustavo Adolfo contro Ferdinando II e la lega cattolica, ne seguì gli sviluppi sino alla morte del "re d'oro" nella battaglia di Lützen del novembre 1632. Si trovò così nelle condizioni di stendere, per primo, la cronaca della breve ma folgorante campagna militare del sovrano svedese in Germania, nel corso di una delle fasi più interessanti della guerra dei Trent'anni: i suoi De bello Suecico Commentarii,quibus Gustaui Adolphi Suecorum Regisin Germaniam expeditio usque ad ipsius mortem compehenditur vedevano infatti la luce a Liegi già nei primi mesi del 1633 (ma un'altra edizione veniva stampata a Praga nel febbraio dello stesso anno, con dedica al cardinale Francesco Barberini).
Nel suo lavoro (suddiviso in tre libri in 4º, per 271 pagine), che prende le mosse dal primo periodo "boemo-palatino" del conflitto, il B. segue passo per passo le vicende dell'avventura tedesca di Gustavo Adolfo, l'avanzata fulminea dalla Sassonia ai principati ecclesiastici della Renania, a Francoforte e al Palatinato sino alla Baviera, cogliendone anche, sia pur sommariamente, i segni distintivi della nuova tattica militare e le doti, oltre che di geniale e ardimentoso capitano, di abile stratega nel superamento delle vecchie concezioni degli eserciti feudali: l'organizzazione di unità più mobili, l'allestimento di un efficiente corpo di artiglieria, il radicale rinnovamento della cavalleria, l'irruenza della manovra.
Condotta in base alle osservazioni fornitegli dall'esperienza diretta o su testimonianze di prima mano e in ogni caso su un metro di vivace e sentita partecipazione, la narrazione del B. annovera il suo "pezzo forte" nelle ultime pagine del terzo libro, nel racconto della morte sul campo, nella piana di Lützen presso Lipsia, di Gustavo Adolfo nella nebbiosa giornata del 16 nov. 1632, quasi in conclusione di un'alternativa furibonda di successi e di ripiegamenti, che avevano lasciato indeciso sino all'ultimo l'esito dello scontro. Un epilogo la cui atmosfera il cronista genovese ricostruisce con una certa abilità, grazie ad una prosa incalzante, secca e rapida, ridotta all'essenziale e priva di richiami retorici di maniera.
Sulla campagna militare del sovrano svedese contro gli Asburgo il B. avrà modo di ritornare più tardi, in seguito al successo commerciale e all'ampia diffusione dei suoi primi Commentarii (talora ristampati sotto altri titoli), con una nuova opera, il Mars Sueco-Germanicus,sive rerum a Gustauo Adolpho Suaetiae Rege gestarum libri tres, pubblicata a Colonia nel 1641 per i tipi di A. Binck (una seconda edizione in 12º comparve nel 1642 nella stessa città). Ma senza apportare sostanziali modifiche di impostazione o aggiungervi i risultati di una più matura riflessione sulle vicende del conflitto.
Di fatto, sia il primo sia il secondo lavoro del B. obbediscono essenzialmente a intenti di informazione cronachistica di stretto carattere divulgativo e compilatorio. Al di là dell'immediatezza del racconto e di una certa puntualità nell'individuare le novità più salienti della macchina di guerra del "re d'oro", insignificanti o marginali sono infatti le osservazioni sui presupposti dell'ingresso svedese in Germania, sui programmi o sugli orientamenti politici di Gustavo Adolfo, sulle reazioni dei circoli imperiali e dei principi tedeschi investiti dalla nuova dislocazione dei rapporti di forza venutisi a creare con le vittorie militari del re svedese e la sua alleanza con il Richelieu. La scena è piuttosto dominata dalle gesta sul campo del re scandinavo e dall'intreccio svelto, ma spesso parziale, di episodi e di eventi militari; e se un motivo di fondo è dato rintracciare, esso è quello, pur sempre approssimativo e generico, della fede religiosa, della contrapposizione frontale fra la causa protestante e il disegno di egemonia cattolica.
Lo Struve giudicherà l'opera del B. alla stregua di un centone, di un lavoro comunque modesto; ma altri, come il Mencken, darà una valutazione diversa del libro del poligrafo genovese, almeno sotto il profilo memorialistico e del contributo documentario. In sostanza, anche per il B. - come per il concittadino Gian Battista Birago Avogadro, - può valere il giudizio, del resto comune ad altri scrittori minori della cultura e dell'attività pubblicistica del Seicento italiano, tendente a coglierne, al di là di qualsiasi ambizione di analisi storica o di particolare risvolto politico, la rispondenza alle esigenze di informazione corrente espresse da un mercato editoriale in via di formazione e di allargamento in Europa, dagli ambienti di corte a più numerosi strati intermedi del ceto urbano.
Nello stesso anno di pubblicazione del Mars Sueco-Germanicus usciva a Roma, per i tipi di Domenico Marchiano, un altro lavoro del B., il De dominio Serenissimae Reipublicae Genuensis in mari Ligustico, cuiseguirà, cinque anni dopo, nel febbraio 1646, la De dignitate Genuensis Reipublicae disceptatio, edita a Genova dallo stampatore Giovanni Maria Farrono. Con il De dominio (in tre libri) e il De dignitate (un unico tomo, in undici capitoli, per 102 pagine in folio) gli interessi del B. si spostavano dalla trattazione cronachistica alla pubblicistica politica.
Sono gli anni che vedono accentuarsi il declino della vecchia repubblica aristocratica di San Giorgio, ancora legata alla monarchia spagnola e incapace di una politica autonoma, minata all'interno, quando non dall'urto delle fazioni nobiliari, dallo stesso irrigidirsi delle sue istituzioni e delle sue magistrature e dal progressivo cedimento delle sue corporazioni manifatturiere e mercantili. Quel primato economico e marittimo, che per più di un secolo aveva fatto di Genova con i suoi ammiragli, i suoi banchieri, i suoi privilegi e i suoi monopoli commerciali in Italia e in Spagna una pedina strategica di primo piano nella dinamica della politica europea, veniva ora rimesso in discussione scivolando sul terreno del dibattito giuridico, delle rivendicazioni storico-legalistiche, della giurisprudenza feudale e camerale.
Quasi a rivalsa delle perdute posizioni di potenza e di prosperità economica detenute ancora tra la fine del Cinquecento e il primo decennio del Seicento, verrà agitata a Genova in quegli anni la questione della dignità regale, dei "titoli" e delle "precedenze" rispetto agli altri Stati italiani e nel concerto internazionale. Alla querelle subito accesasi negli ambienti di corte della penisola, ma anche in seno ai circoli imperiali, intorno alle richieste della repubblica di San Giorgio (e che porterà, come è noto, fra il 1648 e il 1655al fallimento dei vari tentativi di mediazione fra Genova e Venezia per assicurare concreti aiuti liguri alla Serenissima in lotta contro i Turchi) appartengono appunto i due lavori del B., dedicati entrambi ai magistrati della Superba e stesi su loro stesso incarico. Sfoggio e ostentazione di erudizione storico-giuridica, di riferimenti genealogici, di pezze d'appoggio politico-diplomatiche (non privi peraltro di spunti interessanti per la conoscenza delle fonti cronachistiche più antiche della storia ligure, ma anche del dominio corso) costituiscono il corredo, del resto rituale anche in altri poligrafi, delle due trattazioni (la seconda delle quali ristampata sempre a Genova nel 1650), contro cui entrerà in polemica nel 1652 T. Grosswinckel pubblicando all'Aia le Maris liberi vindiciae adversus Petrum Baptistam Burgum Ligustici maris assertiones (ristampate ancora un anno dopo, nel 1653).
Le opere del B. incontrarono, d'altro canto, un certo interesse negli ambienti della storiografia erudita di fine Seicento e anche successivamente furono ripresi e commentati dalla trattatistica giuridica e costituzionalistica settecentesca. Dei suoi lavori su Genova si occuparono il Mencken e il Lipen, mentre il De dominio fu poi compreso nell'ImperiiGernianici ius ac possessio in Genua ligustica eiusque ditionibus del barone E. C. di Senckenberg, che venne pubblicato ad Hannover nel 1761.
Bibl.: R. Soprani, Gli scrittori della Liguria e particolarmente della marittima, Genova 1667, pp. 238 s.; A. Oldani, Athenaeum ligusticum, Perusiae 1680, pp. 655 s.; J. B.-F. O. Mencken, Bibliotheca Virorum militia aeque ac scriptis illustrium, Lipsiae 1684, pp. 103 s.; M. Lipen, Bibliotheca Regalis Philosophica, I, Francofurti 1685, cc. 569, 582; Id., Bibliotheca regalis iuridica, I, Lipsiae 1746, pp. 230, 359; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1761; A. Valori, Condottieri e generali del Seicento, Roma 1946, p. 50.