BELLOTTI, Pietro
Nato a Volciano di Salò nel 1627 (1625 secondo l'Orlandi), acquistò fama come pittore di ritratti e teste di carattere. Secondo l'Orlandi lavorò per il cardinale Mazzarino, il cardinale Ottoboni (il futuro papa Alessandro VIII), per l'elettore di Baviera e altri. A Mantova fu per i Gorizaga "soprintendente alle gallerie di città e di villa". Dopo aver peregrinato di corte in corte tornò sul Garda e morì in povertà a Gargnano nel 1700.
Le sue principali opere sono: La Parca Lachesi, del 1654, al Museo di Stoccarda (replica, firm. e dat. 1684, alla Pinacoteca di Feltre); l'Autoritratto, firmato e datato 1658, alla Galleria degli Uffizi, dove è effigiato con una coppa in mano e uii cartiglio con la scritta: "Hinc Hilaritas"; due Teste di contadini alla Pinacoteca di Bologna; un Filosofo nella Pinacoteca di Feltre; una Testa di vecchio al Museo Correr; una Medea all'Accademia dei Concordi di Rovigo; una Fanciulla col turbante nel Museo di Braunschweig, ecc. Fece anche, dietro ordinazione del doge Francesco Cornaro, una mediocre tela con la Presa del forte turco di Margariti per la sala dello Scrutinio del Palazzo ducale a Venezia. Le opere più note del B. sono le teste di vecchi, caratterizzate da una sgradevole resa lenticolare della pelle rugosa. Secondo l'Orlandi, egli sarebbestato allievo di Michel Ferraboschi (leggi Girolamo Forabosco) e si vuole che avesse tratto da questo maestro il suo gusto per le minuzie. Ma per il suo naturalismo contarono anche gli esempi venuti d'Oltralpe dei cosiddetti "peintres de la réalité". Oltre alle teste caricaturali di un Lagneau, si potrebbe pensare anche a, un lontano riflesso di Georges de La Tour. Estremamente significativa a questo riguardo è l'attribuzione erronea al B. idella Vecchia col bambino nella raccolta del marchese di Casa Torres a Madrid (A. L. Mayer, 1940), opera tipica della cerchia del de La Tour. Nel panorama della pittura veneziana del tempo il B. dovrebbe essere inquadrato nella corrente dei "tenebrosi". La sua però non fu esclusivamente una tematica dell'orrido.. Nell'opuscolo di G. G. Nicolini (1659) si fa l'elogio anche di una bellissima giovane discinta raffigurata anch'essa con negromantica evidenza, forse sotto l'influsso del Cagnacci.
Marco Boschini oppone la maniera arida e gretta del B. alla "manierosa maestria" del Maffeì: "lu xe in diligentia il diligente. / lu xe l'oservator de l'oservanza...", senza però pronunciare una esplicita condanna. Secondo l'Orlandi, "applicossi a dipignere con maniera limata e finita allora non praticata dagli altri pittori". Per lo Zanetti, il suo stile genera "... maraviglia... per la rappresentazione fedelissima della verità e questo bastò perché il Bellotti con quelle sue dotte seccaggini trovasse onorati premi". Il Fiocco parla di una "particolarissima intonazione lunare che potrebbe preludere alle tinte pallide usate da Bernardo Bellotto, forse un suo lontano discendente".
Discendente del B. fu il, suo omonimo Pietro, pittore e incisore; imitatore di Antonio Canal, egli potrebbe avere nella scuola veneziana un posto vicino a quello di Iacopo di Paolo Marieschi. Abbiamo notizie solo del suo soggiorno a Tolosa dal 1749 al 1776: il B. incise gli ex libris di Richard e di Desplas nonché "un'ottica fra le più curiose", della qualg diede una pubblica esposizione nel 1776, ma che oggi non è rintracciabile. Dal. 1755 al 1790 i gabinetti dell'abate de Sapte, del presidente de Puget, del pittore J.-P. Lucas prestarono alle esposizioni della Accademia i quadri del B. che rappresentavano fabbriche, interni di chiese o vedute. Nel 1779 il B. espose al Salon di Lilla cinque quadri con architetture, le cui figure erano dipinte da L.-J. Watteau, detto Watteau de Lille.
Tra le opere del B. a noi note ricordiamo due vedute della Piazza S. Marco (una a Tolosa, Musée des Augustins, l'altra a Narbonne, Musée d'art et d'histoire), il Canal grande davanti la Piazzetta (Parigi, coll. M.me Tiffy), Castel S. Angelo e Palazzo Labia (Tolosa, coll. M.me Bernard Desarnauts) e infine diciassette vedute di porti, palazzi o piazze di Roma, Venezia, Firenze, Milano, Genova, La Valletta, Marsiglia, L'Aia e Londra nella collezione del marchese di Beaumont nel castello di Merville (Haute-Garonne).
Da Francoise Lacombe il B. ebbe due figlie e un figlio, anch'egli pittore, che espose all'Accademia reale di pittura scultura e architettura di Tolosa nel 1768 (tre Teste disegnate, n. 3), e nel 1774 (un Ritratto del padre e un piccolo Paesaggio a pastello, n. 95). Nel 1770 ricevette dall'Accademia una medaglia d'argento per l'anatomia.
Il B. morì in Francia: nel catalogo n. 9 del Musée des Augustins del 1818, dove è a lui attribuito un Ponte di Rialto, lo si dice "morto da pochi anni in Francia".
Fonti e Bibl.: Per P. B., nato 1627: G. G. Nicolini, Le ombre del pennello glorioso del Molto Illustre Signore P. B., Venezia 1659; M. Boschini, La Carta del Navegar Pitoresco, Venezia 1660, pp. 514-517; Id., Le Ricche Minere della Pittura, Venezia 1664, p. 41;. Brescia, Bibl. Queriniana, ms. segnatura Di Rosa n. 88, F. Paglia, Giardino, della Pittura, ms.autografo del 1686; P. A. Orlandi, Abcedario pittorico, Bologna 1704, pp. 315 s.; A. M. Zanetti, Della Pittura veneziana, Venezia 1771, p. 393; L. Lanzi, Storia Pittorica della Italia, VII, Milano 1831, p. 26; c. D'Arco, Arti e artefici di Mantova, Mantova 1857, II, p. 147; U. Ojetti-L. Darni-N. Tarchiani, La pittura italiana del Sei e Settecento al Palazzo Pitti, Milano 1922, p. 51; P. Guerrini, La Galleria del patrizio bresciano Paolo Brognoli, Brescia 1929; G. Fiocco, La pittura veneziana del Sei e Settecento, Verona 1929, pp. 44, 69, 81; E. Callabi, La pittura a Brescia nel Seicento e Settecento, Brescia 1935, pp. XXXIV, 89; A. L. Mayer, Paintings by P. B., in The Burlington Magazine, LXXVI (1940), pp. 93 s.; La pittura del Seicento a Venezia (catal.), Venezia 1959, p. 125; T. Pignatti, Il Museo Correr diVenezia, Venezia 1960, pp. 26 s.; B. Passarnani, La Pitt. dei secoli XVII e XVIII, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp. 614-616 (con altra bibl.); U. Thieine-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 271.
Fonti e altre notizie per P. B., attivo dal 1749 al 1776, reperibili in R. Mesuret, P. B., un veneziano a Tolosa, in Arte veneta, VI(1952), pp. 170-172, e anche Id., L'estampe toulousaine. Les graveurs en tailledouce de 1600 à 1800 (cat.), Toulouse 1951, p. 103; Le dessin toulousain de 1730 à 1800 (catal.), Touloúse 1954, p. 114; De Bellotti à Wallaërt: les peintres de marine à Toulouse, (catal.), Toulouse 1957, pp. 7-12 n. I-XXI.